Futsal

Catarina Pinheiro: Chaves, la Lazio e la genetica molecolare

Catarina Pinheiro

Colpaccio sfiorato per la Lazio a Gorgonzola. Mannucci dice no al rigore di Vanessa (già in gol nel match) e divide la posta in palio, ma questo nulla toglie alla bella squadra vista contro una Kick Off che storicamente non ha mai portato troppo bene alle biancocelesti.
“A livello di ritmo credo sia stata la nostra gara migliore, la palla è stata quasi sempre in gioco e abbiamo tenuto sempre alta l’intensità – torna sull’ultimo turno Catarina Pinheiro -. Fino all’ultimo, un episodio qualsiasi avrebbe potuto decidere a favore dell’una o dell’altra, così com’è stato per il loro calcio d’angolo che ha sbattuto sui piedi di Barca ed è entrata in porta o per una sbavatura nella difesa a zona. Ci dispiace per il penalty di Vanessa, ma – come ho detto a lei – sbaglia solo chi ha il coraggio di andare a tirare e non è mai per un singolo che non arriva un risultato pieno. Anzi, mi chiedo cosa sarebbe successo piuttosto se, in quella occasione, Valeria avesse preso il rosso e avessimo avuto due minuti in superiorità numerica. Ma va bene così, è un punto e guardiamo avanti”.

E avanti corrisponde proprio all’ultimo turno del girone di andata che si chiuderà con un Città di Capena infarcito di ex: Bianca Castagnaro, Sara Agnello e la neo-arrivata Serena Benvenuto.
“Credo che sia una buona avversaria, soprattutto guardando gli elementi del quintetto base. Per quanto riguarda il nostro percorso in questa prima parte, ci aspettavamo e meritavamo qualcosa in più. Guardo, ad esempio, il confronto con le realtà più attrezzate: a parte il pareggio con la Kick Off, abbiamo avuto sfortuna a Statte, perso di misura con il Falconara e male col Montesilvano. Ma il campionato è ancora lungo, mister Chilelli è tornato in panchina con la possibilità leggere la partita in tempo reale e avremo parecchi scontri diretti in casa: tutto ci dice che nel girone di ritorno potremo fare molto meglio”.
Sesto anno in Italia per Catarina che, a dire il vero, aveva iniziato la sua carriera come promettente portiere di pallamano. Altri due sport vanno forte a Chaves, nell’estremo nord del Portogallo: hockey e futbol sala, disciplina – quest’ultima – nella quale la città colleziona titoli sia maschili che femminili. È un’amica a convincerla a provare e il cammino sul 20 x 40 parte a 12 anni in una squadra dal nome ingannevole: Hóquei Clube Flaviense, lascito dell’imperatore Flavio che si ritrova anche nella stazione termale di acque calde bicarbonate, nota come Aquae Flaviae.
C’erano campionati regionali che davano accesso alle fasi nazionali e soprattutto non c’era settore giovanili, ma Catarina si impegna al massimo per dare filo da torcere a chi è più grande di lei e per non deludere papà, che le dà il permesso di giocare a patto che lei non trascuri la scuola come ha fatto il fratello, a quei tempi calciatore di Seconda Divisione. I risultati sono eccellenti in entrambi i campi, tanto che Catarina arriverà a vestire le maglie più importanti del campionato nazionale portoghese (Restauradores, Novasemente, Sporting Club Lisbona, oltre alla divisa della Nazionale in occasione del Mondiale Universitario del 2010 in Serbia, perso col Brasile di Vanessa) e si laureerà in Anatomia Patologica (più tardi completerà anche il Master in Genetica Molecolare) con una tesi sulla doppia faccia dei macrofagi in condizione di stress tipica di in un microambiente tumorale, completata proprio nel primo anno alla Lazio.

Le tappe sportive dipendono da quelle di studio, con vari stage e master che l’hanno portata a girare tutto il Portogallo fino in Medio Oriente, ad Amman, capitale della Giordania che ricorda come uno dei posti più belli del mondo. In pole position, però, c’è sempre Roma.
“Castel Sant’Angelo, Trastevere, il Colosseo e chi più ne ha più ne metta. La città eterna è uno spettacolo continuo e qui ho possibilità di far parte di una società perfettamente organizzata che ci mette a disposizione qualsiasi cosa per far bene. Vorrei disputare ancora 2-3 stagioni ad alto livello e poi vorrei continuare a fare ricerca. Anzi – aggiunge ridendo – se vinciamo la Coppa, posso appendere le scarpette anche il giorno dopo”.
Mi strappa un sorriso, ma la domanda continua a girarmi in testa: davvero vuole smetter così presto?
“Non ho mai anteposto il calcio a 5 agli studi. Ora do il massimo come professionista ancora per un po’, poi torno sui libri. In seguito al Covid, ora qualcuno guarderà con occhi diversi la ricerca e ne capirà tutta la sua importanza: dietro un farmaco ci sono anni di studi e controlli di sicurezza, figuriamoci per la sperimentazione di un vaccino che abbia poi reale efficacia. Quando ripartirò, mi aspettano 4 anni per il dottorato e a seguire altri 7 anni, ma questo non mi spaventa. Secchiona io? Mai stata. Però ho la fortuna di immagazzinare tutto quello che ascolto: all’università ho sempre seguito tutte le lezioni, perché sapevo che così avrei dovuto studiare molto meno a casa. Lo so che da fuori sembro seria e arrabbiata e che in partita sto già pensando chi picchiare prima del fischio d’inizio… – scherza – ma fuori sono molto tranquilla e rido sempre. E poi sono diventata fisica da quando gioco in Italia: da me il futsal è più tattico, qui c’è più contatto. Le prime volte toccavo 10 palloni e 10 volte finivo a terra, ma poi ho imparato e ho cominciato a fare qualche fallo in più…”.
E’ la Thienese la prima squadra ad accoglierla dal 2014 al 2017: nella Final Eight vinta a Pesaro, porta a casa anche il premio come miglior giocatrice della competizione, poi l’anno di transizione a Napoli, prima dell’arrivo alla Lazio.
“Il primo anno qui, quello della finale di Faenza, è stato bellissimo, perciò spero di poter rivivere quelle sensazioni: dopo esserci andata vicina due volte, il sogno è quello di alzare quella Coppa anche con la maglia della Lazio”.

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