Caffè Corretto

Caffè Corretto – Le luci di Natale

Sogni, incubi e lucine di Natale per portare la luce dove c’è troppa oscurità.
Caviglie che si smontano, gol mancati ad un passo dalla linea di porta. Decorazioni di Natale, regali di Natale ma anche quelli che sotto l’albero ti lasciano solo il pacco.

Pacco.
Box.
Boxing Day, il ventisei. Quel giorno dove nei paesi anglosassoni nell’ottocento si facevano i regali ai dipendenti e a quelli più poveri. Nel futsal italico le due categorie sembrano aderire.
La Premier League decide che si gioca la vigilia, a Natale e ovviamente il 26. Il 55 pollici è pronto a riceve la sua dose di “futbol” e alla faccia del parenti serpenti.
Cose mai accadute.
Mi capita di leggere storie con troppi “e se”. Alla fine mi ricordano quelle composte da nonne, carriole, palle e flipper. Parole in scivolata che ti mettono fuori dall’azione anche se provi a fare gol e anche se credi di essere lo Sporting Lisbona.
Zona rossa, gente rossa per il vino e non hai scuse nemmeno se sei irlandese.
Gente intorno al tavolo, sotto al tavolo o solo nei pressi.
Arrivano le elezioni, presidenza e presidenti. Questo calcio a 5 in mezzo ad un guado tra LND e FIGC. Spero davvero non diventi guano, a volte basta scambiare una consonante.
Leggo che Eleven Sports, porta la Serie C di calcio a 11, in abbonamento su Youtube, perché su Twitch c’è già. Rifletto sulla differenza che c’è tra l’avere Andrea Radrizzani al timone e avere al comando una selezionata scelta di soggetti che al massimo scrivono “buongiornissimo kaffè”.  Troppi che pensano che il cinescopio a valvole sia una innovazione tecnologica recente.
Non sapete chi è Andrea Radrizzani?
Leeds United, il “loco” Bielsa non vi dicono nulla? Amazon Prime: “Take Us Home”.
Leeds United e San Francisco 49ers. I Football(s) legati da una sinergia economica legata al marketing e allo scouting dei giocatori. Prego, buon divertimento.
Tutto questo mentre sullo schermo del futsal italiano passano immagini di tensostrutture in deroga, testate e punti di sutura. Suburra vi fa un baffo.

Tempi e Tamponi.
Arriveranno quelli con le ricette già pronte per risolvere tutto. Ma le ricette è noto sono spesso compilate con una calligrafia pessima e non le comprende mai nessuno. Non ha funzionato nemmeno la prima volta, perchè ritentare?
I tempi di gioco sono tutto, il tempo è l’unica moneta che non si può trasferire. Quando vi promettono denaro, spesso ve lo rubano e poi corrono a nascondersi in una realtà ucronica.
C’è chi va via, chi vorrebbe andare via ma non dite che non v’avevamo avvertito, è anche colpa vostra.
Maestri di vita, come Arsenio Lupin.

Inerzia, moto rettilineo e poca quiete.
Le partite che guardiamo spesso sono un riflesso. Si decidono negli spogliatoi, al massimo nei corridoi che ti portano al campo. Nel momento che senti il rumore dei passi nel tunnel, perché qui di tacchetti non c’è traccia.
Le osservo giocare sempre con mille dubbi e quesiti.
Le panchine sono ecosistemi complessi, talvolta regolati solo dal ritmo di un cronometro. Se ci metti di mezzo il cuore, non sempre lo puoi gettare oltre l’ostacolo. Accade di buttarlo e basta.
È sufficiente un dribbling e mentre credevi di trovare il pallone ti sei ritrovata al bar.
Un rigore si misura dal coraggio d’andare dal dischetto, o dall’incoscienza, dipende da dove vai poi a raccogliere il pallone.
Potrebbe arrivare “Que’lo” a raccogliere il testimone nei boschi e a spiegare all’Uomo nell’Alto Castello che a volte apprezzare il tentativo seppur maldestro è la cosa migliore da fare. Nonostante il “nodo d’ercole” a cingere le vesti.

Vince sempre uno, perdono tutti gli altri e alla fine il mio pensiero s’aggroviglia intorno alle storie di questo mondo di perdenti, ma “vestiti con i panni del sogno e, soprattutto, di ricordi”.
Proprio i ricordi, belli e brutti costituiscono le fondamenta di ogni racconto.
Mi chiedo dov’eri nascosta?
Sullo schermo passa una partita, c’è quella giocatrice con un cognome inusuale, da località turistica.
Tanto la confonderò come faccio ancora con il compleanno di mia madre e mia sorella.
Quando gioca sorride, sembra intessuta nella trama della partita. Se poi è antipatica, odiosa e con il senso dell’umorismo di un velociraptor?
Chiedo.
“Com’è?”.
“Mai una parola fuori posto, molto educata. Un leader silenzioso”.
Mi fido di lei, delle sue parole come se fossero le mie.
Cerco una storia da raccontare, una che mi possa accompagnare fino alla fine di questa terribile annata agonistica.
“Ciao sono Mauro.”
Spero mi risponda e d’averla trovata, una ragione per questa stagione.

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