Futsal

Daniele Chilelli: “Brutto ko, ma lo sport dà sempre un’altra occasione”

Chilelli

180 secondi e poi il buio. Tanto (poco) è durato il turno recupero di una Lazio che ha avuto la colpa di spegnersi troppo velocemente dopo l’uscita di Pereira, perdendo così prima la bussola e poi il big match col Montesilvano. I parziali parlano chiaro (0-7, 2-10 al PalaGems), ma ancora più chiaro parla mister Daniele Chilelli.
“Pur essendo andati due volte vicini al gol in apertura, la nostra gara ha preso una piega completamente diversa quando abbiamo dovuto sostituire Vanessa. Non cerchiamo alcun tipo di scuse: quando è in campo, la squadra gioca con una serenità diversa. Dipendiamo tantissimo da lei, è la nostra giocatrice più importante e non ci sono cambi di ugual spessore dal punto di vista caratteriale”.
Ma quella della numero 77 non è l’unica assenza che è pesata sul rendimento delle biancocelesti: stop nell’immediata vigilia anche per Gaby, che pur era in un momento di forma strepitosa, Siclari, che ha stretto in denti finché ha potuto nonostante una frattura al metacarpo, e Tirelli, a mezzo servizio a causa di una storta rimediata nel riscaldamento.

“Avevo preparato un determinato tipo di partita che per forza di cose avrei dovuto stravolgere in corsa, ma dagli spalti come avrei potuto? Dopo la scissione societaria, ci sono ancora problemi burocratici, ma spero che arrivi presto la deroga che mi permetterà di essere in panchina. In queste condizioni, a Statte, sarebbe davvero dura”.
Dura sì, impossibile no.
“Stiamo cercando di azzerare gli errori e di migliorarci per non cadere sempre nelle stesse trappole. In fondo, come dico sempre, meglio perdere una partita 10-0 che dieci 0-1 e lo sport ti dà sempre un’altra possibilità. In casa dell’Italcave andiamo per fare risultato – carica il tecnico -. Certo non lo faremo al 100% delle nostre possibilità, ma ce la metteremo tutta perché, a prescindere dalle defezioni che abbiamo, la squadra c’è ugualmente”.
Taninha, Beita e Grieco, solo per fare qualche nome. Non c’è dubbio che questa sia la Lazio più forte che Chilelli abbia mai allenato, ma ogni anno ci sono stati momenti a loro modo indimenticabili.
“Mi vengono subito in mente le due finali di Coppa Italia: nella prima abbiamo rischiato davvero di fare un brutto scherzo all’Isolotto, nella seconda non abbiamo fatto una bellissima figura contro la Kick Off, ma il percorso è stato stupendo. Avevamo eliminato ai quarti l’Italcave e in semifinale quella stessa Salinis che ci aveva sonoramente battuti in campionato. Riuscire a ribaltare i pronostici dà sempre grande soddisfazione, ma il ricordo più bello di tutti è stata la convocazione in Nazionale di Grieco, Barca e Tirelli. Meritavano e meritano tuttora, perché sono giovani, umili e hanno enormi capacità”.

Prima Real L’Acquedotto, poi Lazio. E’ cambiato il nome, ma non la passione con cui Chilelli ha portato avanti una realtà ammirata – e spesso presa come esempio – in tutto lo scenario nazionale.
“Parliamo di 10 anni fa circa. Era tutto molto diverso e anche noi eravamo partiti senza troppe ambizioni, con la sola idea di ingrandire un po’ la società. Poi sapete tutti com’è il femminile: più ci sei dentro, più ti prende. Abbiamo cavalcato l’onda riportando nel futsal rosa i nostri modelli del maschile, quindi programmazione e intenso lavoro sul settore giovanile. Dalla D, siamo saliti in C e poi direttamente in Serie A. Mai retrocessi. Ora stiamo raccogliendo i frutti e possiamo ritenerci tra le 5/6 più forti d’Italia, però – aggiunge – un rammarico c’è: quello di non aver mai vinto niente. I secondi posti non contano e il sogno nel cassetto è proprio quello di riuscire a portare un trofeo a casa. Scudetto o Coppa Italia? Non perché sia più importante, ma per una questione personale, ti direi la seconda. Ci è sempre piaciuta di più”.


Ma se il viaggio verso la Finale Eight è ancora lontano nel tempo, il presente impone di fare i conti con un risultato da cancellare in fretta.
“Di questo ho già parlato domenica pomeriggio nello spogliatoio perché all’inizio dell’anno abbiamo deciso di dirci tutto subito, e così ho fatto. Mi hanno deluso come persone, non come atlete: non si può arrivare sullo 0-7 senza tirar fuori un po’ di grinta. Non hanno onorato la maglia e non hanno avuto rispetto di tutta lo staff che lavora per loro. Vincere non è mai stata la priorità, ma fare le cose per bene sì. Poi possiamo anche perdere, ma solo dopo aver provato a modo nostro. E questo contro il Montesilvano non si è visto”.
La risposta? Silenzio assoluto nello spogliatoio e tanto impegno fin dal primo allenamento della settimana.
“Alla fine
– sorride Chilelli – le dinamiche di squadra non sono diverse da quelle di un rapporto di coppia: se manco in qualcosa verso mia moglie, lei me lo fa notare e io cerco di recuperare dandole ancora più attenzioni… ecco perché martedì andavano tutte a 200 all’ora”, scherza ripensando a quelle donne che, insieme alle due splendide figlie, gli colorano la vita.
“Di tutte sono innamorato, ma il primo amore è stato e rimarrà la Lazio. Non la Lazio femminile, proprio il club. Per me è un credo, è tutto”.
Com’era quella parte?
“Ma questo grande amore non finisce davvero
biancazzurro nel cuore e nei colori del cielo”.

lazio calcio a 5

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