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Atleta A: il piu’ grande scandalo della storia dello sport USA

L’esercito delle donne, così si chiama il gruppo di più di 100 donne che hanno avuto il coraggio di uscire allo scoperto e denunciare gli abusi sessuali subiti in età preadolescenziale ed adolescenziale dal medico della nazionale USA di ginnastica Larry Nassar. E’ questo il tema del docufilm “Atleta A” uscito già da qualche settimana su Netflix. E’ una storia dura, truce e per stomaci forti, ma è una storia da vedere e ascoltare se non altro per il coraggio che queste ragazze hanno avuto nell’uscire allo scoperto e rilevare alcuni particolari scabrosi della loro vita, prima in una corte e poi davanti alle telecamere. Tutto nasce dalla testimonianza di Maggie Nichols nel 2015, raccolta in forma anonima, come Atleta A appunto, dal giornale IndyStar di Indianapolis che inizia a investigare su una serie di abusi sessuali avvenuti all’interno di numerose società di ginnastica in tutti gli Stati Uniti. La stessa Nichols pagò l’aver denunciato alla USA Gymnastics gli abusi subiti con l’esclusione dalla squadra nazionale per le Olimpiadi di Rio 2016 nonostante si fosse ben posizionata ai trials. Ovviamente lascio approfondire tutto con la visione del film.

Ma tornando alla storia, l’articolo “Out of Balance” uscito nel 2016 trovò subito un riscontro grazie alla testimonianza e alla denuncia, non anonima in questo caso, di Rachael Denhollander, ex ginnasta e madre di tre figli, che denunciò di essere stata abusata sessualmente da Larry Nassar durante gli stage con la nazionale. E’ lei, insieme alla Nichols, una delle protagoniste del docufilm. Anche la ben più famosa Simone Biles si è unita al coro delle denunce. Nell’avvincente ricostruzione si fa luce su un intero mondo, quello della ginnastica, dove le vittime predilette sono le giovanissime atlete che oltre che fisicamente vengono anche manipolate psicologicamente. “Amiamo i vincitori in questo paese. E scarifichiamo i nostri giovani per vincere”, dice una delle ex atlete, ma fino a che punto ci possiamo spingere? E’ una analisi spietata quella che emerge dal film che, oltre a insistere sui modi illeciti di Nassar nel curare i numerosi acciacchi fisici alle atlete con manipolazioni del tutto illegali sul corpo inerme di minorenni, si concentra sul mondo di uno sport radicalmente cambiato con le Olimpiadi del 1976 quando una solo quattordicenne Nadia Comaneci vinse l’oro. Erano gli anni del regime di Ceaușescu, della contrapposizione tra i due blocchi e della volontà di primeggiare dell’est sull’ovest e viceversa.

L’esportazione dei metodi rigidi e dittatoriali rumeni da parte dei coniugi Károlyi (quelli che avevano portato la Comaneci all’oro) hanno contribuito a creare un modello basato sulla violenza fisica e psicologica da cui queste ragazze erano impossibilitate ad uscire e che è durato dal 1996 al 2016. 20 anni di abusi fisici e mentali ben riassunti in questa storia. Certo la storia ha fortunatamente un lieto fine, quello della condanna a più di 100 anni di carcere del medico Nassar che fu trovato anche con migliaia di foto pedopornografiche.

Il film si conclude con due scene toccanti, che non voglio spoilerare, che meritano di essere viste e riviste. Una riguarda la stessa Nichols, l’atra riguarda l’esercito delle donne e la loro forza perché basta che una persona si alzi in piedi, reagisca e trovi il coraggio di denunciare per far sì che tante altre vittime vengano allo scoperto e si uniscano…in un esercito. C’è, però, ancora molto da fare in America, all’interno della USA Gymnastics che deve rigenerarsi e fare pulizia, non solo al proprio interno ma all’interno di moltissimi club sparsi per tutti gli Stati Uniti dove sono stati registrati molti altri casi simili a quelli di Nassar. Il cambiamento è solo all’inizio.

 

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