Storie

Se Fossi un Mister – Distanziamento Sociale

Ho imparato due parole che collego alla sofferenza degli ultimi mesi, al concetto di antitesi della vita che conosco e che mi ha sempre mosso.

Distanziamento sociale, è passato di bocca in bocca, alcuni illustri opinionisti ne hanno fatto persino un motto, quasi un refrain.
Si lo so è giusto, si lo so è per il bene dell’umanità, spero che non sia lo stesso arido, schifoso distanziamento sociale per cui un uomo di colore muore su un marciapiede americano soffocato dal lurido ginocchio di un poliziotto.

E’ una vecchia storia, qualcosa di non scritto che aleggia nel cuore dei prepotenti, di quelli che sono sempre migliori di qualcuno, di quelli che un nero puzza e che il distanziamento sociale ce l’hanno nel cuore da molto tempo e forse sarebbe meglio se lo potessero mettere altrove che tanto si sa non ci sono buchi tanto grandi da non poter essere riempiti.

Il mio distanziamento sociale, quello che mi hanno imposto è fatto di non abbracciarla, non respirarle accanto, non passarle un pallone, non sognare di abbracciarla dopo un gol.
Sorridi moderatamente, non permettere alla curva delle tue labbra di espandersi ed avvicinarsi troppo al cuore delle persone che hanno gioito, lottato e pianto con te per anni.
Non guardarla troppo, chiedile se le batte il cuore ma fallo alla giusta distanza, non piangere, le tue lacrime potrebbero essere contagiose, non sognare di abbracciarla come quando l’hai vista arrivare la prima volta, perché tra poco sarà l’ultima.
Disinfetta il telefono, le mani, il cuore, la testa, senti con le orecchie che sono meno esposte del cuore, esulta con il gomito che è ruvido e può anche piegarsi in due, scordati di avere un’anima.
Non allenarti, non sognarti in mezzo al campo insieme agli altri, non porgere la mano, casomai soffoca tutto come se fosse un ginocchio sulla trachea.

Ho scelto uno sport di squadra perché odiavo esser solo, io che da piccolo non amavo nemmeno chiudere la porta della mia stanza, mi sembrava di porre un muro tra me e le persone che vivevano con me.

Ho scelto di allenare, si perché se di una cosa mi posso vantare ed andare fiero è che l’ho scelto io il mio ruolo e poi per fortuna qualcuno ha scelto me per farmelo svolgere, perché amo lo spogliatoio chiassoso dove devi far acrobazie tra una borsa e l’altra e sei cosi vicino alle tue giocatrici che puoi sentirne il battito, oggi mi state chiedendo di rinunciare a tutto questo e di farne uno stile di vita, qualcosa di virtuoso che dovrebbe farmi distinguere.

Distanziamento sociale, d’altronde qualcuno pensa che la fotografia non sia un’ arte e che attraverso un obiettivo tutti vediamo la stessa identica cosa.
Ma quelli che riprendevano con il telefonino in mano la morte del signor Floyd, pelle scura, non America Skin che problemi hanno?
Per quale motivo se ne sono stati fermi immobili li?

Mi ricordano i momenti in cui la mia squadra affondava ed io non riuscivo a far altro che guardarla impassibile scendere nel baratro.
Me ne vergogno ancora.

Distanziamento sociale, nel 2020 siamo ancora bianchi contro neri, una guerra idiota , legittimata per uno strano scherzo del destino da un virus idiota che ci chiede di non baciarci, di non abbracciarci, di non stringerci la mano.
Ho molto rispetto per la gente che non ce l’ha fatta, uccisa da questo virus ma il rispetto che gli devo è quello di combattere per un mondo dove nessuno viene scansato come un appestato.
Avrei preferito potermi abbracciare i nostri nonni, così come i vostri e dargli un bacio in fronte, non era possibile è giusto, la medicina, la scienza va rispettata, la responsabilità civica e morale di un paese si giudica anche da questo.

Quindi?
Quindi davanti a gente che muore nel distanziamento sociale, ci uccidiamo tra di noi creando altro distanziamento, un abisso che corre veloce nella mente dell’ ignoranza e che testimonia quanto sia vero che sono sempre i migliori che se ne vanno, perché noi siamo ancora qua.
La storia si ripete ciclicamente ma il problema è il nostro che non impariamo mai nulla

41 colpi, forty-one shot.

Amadou Bailo Diallo (2 settembre 1975-4 febbraio 1999) uno studente guineano, residente a New York per motivi di studio, e che fu ucciso all’età di ventitré anni in circostanze controverse da quattro poliziotti della NYPD.

In un controllo di routine alla ricerca di uno stupratore che poteva corrispondere alla fisionomia di Diallo quattro poliziotti gli intimarono di farsi riconoscere. Il ragazzo mise le mani in tasca e i poliziotti, pensando all’estrazione di un’arma, fecero fuoco. Esplosero 41 colpi di pistola, colpendo Diallo per 19 volte. Lo scandalo che colpì il dipartimento nacque dal fatto che Diallo non aveva armi addosso, solamente il portafoglio che, si può presupporre, voleva estrarre per mostrare i propri documenti. Inoltre la quantità incredibile di colpi esplosi provocò l’accusa verso i poliziotti statunitensi di brutalità, razzismo e facilità nell’utilizzo di armi.

La morte di George Perry Floyd è un fatto avvenuto il 25 maggio 2020, nella città di Minneapolis:

registrata all’Hennepin County Medical Center, dove Floyd venne condotto dopo aver perso conoscenza nel corso di un arresto eseguito a suo carico da quattro agenti di polizia che rispondevano ad una chiamata di un negoziante locale nello stesso giorno. L’episodio ottenne rapidamente risonanza internazionale in seguito alla diffusione del controverso filmato dell’arresto di Floyd stesso, dal quale sono successivamente scaturite proteste e manifestazioni contro l’abuso di potere da parte delle forze di polizia, nonché l’odio razziale perpetrato dalle stesse.
Nel filmato viene mostrato l’agente di polizia Derek Chauvin premere il suo ginocchio sul collo di George Floyd per 8 minuti e 46 secondi e gli altri agenti non fare nulla per fermarlo.

Il distanziamento sociale dovrebbe salvare le nostre vite, magari saremo più aridi ed anche meno propensi a donarci uno con l’altro ma forse non abbiamo bisogno di lezioni, siamo già maestri in questo e finalmente saremo salvi da questo virus ma non da noi stessi.

Immensa, ipocrita banda di ignoranti, noi che temiamo tutto quel che è diverso.

I miei occhi marroni hanno amato da morire l’azzurro infinito delle pupille di mio padre, erano più chiare delle mie ma infinitamente belle e credo lui abbia amato le mie dal primo giorno, cosi scure e diverse dalle sue.

41 shots….
and we’ll take that ride
‘cross this bloody river
to the other side
41 shots… cut through the night
You’re kneeling over his body in the vestibule
Praying for his life

Is it a gun, is it a knife
Is it a wallet, this is your life
It ain’t no secret
It ain’t no secret
No secret my friend
You can get killed just for living
In your American skin

41 shots
Lena gets her son ready for school
She says “on these streets, Charles
You’ve got to understand the rules
If an officer stops you
Promise you’ll always be polite,
that you’ll never ever run away
Promise Mama you’ll keep your hands in sight”

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