Futsal

Giocatori e Gamer

Il Covid-19, quelli che fanno le pizze, quelli che suonano uno strumento oppure imparano a farlo e poi ci siamo noi, quelli che “non è cambiato poi molto”.
I gamer, i videogamer per la precisione. Una conversazione quasi per caso, tra due persone che tra i loro mille interessi ne hanno alcuni in comune, di quei legami che trascendono lo spazio nella sua accezione di luogo. Senza nemmeno un birra gelata a disposizione, ho deciso di raccontarvi qualcosa di meravigliosamente ignoto.

Nerdare, giocare tanto è diventata improvvisamente una delle mille attività consone a questa cattività domiciliare, non ci sono più amici/genitori/parenti che ti invitano ad uscire, vedere gente e fare cose, come se non le stessimo già facendo solo utilizzando una modalità che non riescono a comprendere.
Giocare è un passatempo, per qualcuno è una professione ma è soprattutto uno stato mentale, una condizione di perenne interesse, di curiosità aumentata, espansa oltre i confini di una realtà che ora è addirittura pericolosa.
Mentre riflettevo su questa considerazione ecco che Nona mi confessa di aver passato diverse notti cercando di moddare la sua Wii che nemmeno ricordava di avere. Però lei è più una casual gamer, una giocatrice per necessità e noia più che per passione. Una reminiscenza di una infanzia lontana.

Ci sono anche i giochi originali, che sono alla fine quelli sbagliati, cioè i platform che lo solo perché sono incapace di giocarli. Apprezzo i giochi di combattimento, soprattutto quelli con un gusto retrò come quello ritratto sullo schermo. La domanda però ora sorge spontanea, comprare una console di nuova generazione? Annotiamo con piacere che è Guti quella che poi alla fine vince più sfide.
Mi chiedo, quante altre giocatrici sono anche gamer? Non solo di FIFA, che è un po’ poi anche noioso, giochi allo sport che pratichi.
Quante sono davvero appassionate.
Sicuramente c’è Jessica Ciferni, laterale mancino del Città di Falconara. Condivide questa passione con la sorella Anna, che gioca in Serie C quindi potremmo considerare quest’ultima più gamer che giocatore di futsal.

Lei ha l’anima completista, cioè i giochi li deve finire mentre io sono agli antipodi dello spettro dei gamer, gioco a quei titoli che non finiscono mai, gli mmorpg. Se non avete mai giocato a The Witcher vi siete persi una esperienza ludica unica, letteralmente.
C’è anche la sorella di Jessica, Anna che è più gamer di lei, gioca in Serie C nel Nora, non sono sicuro si possa definire quel gioco calcio a 5, tuttavia posso rassicurarvi circa la sua abilità negli FPS (first person shooter) ma anche con quelli in terza persona se la cava abbastanza. Ha tentato anche la via della streamer e non abbandona mai la sua console, nemmeno ora che è in trasferta in quel di Ferrara.

Ex compagna di squadra di Jessica, attualmente secondo portiere del Montesilvano, altra appassionata gamer è Claudia Antonaci. Inspettabile. C’è questa strana tendenza tra i giocatori di futsal femminile, raramente ci si ritrova a discorre di argomenti diversi dallo sport praticato e giocato. Claudia gioca da sempre almeno da quando il suo pollice opponibile gli ha permesso di tenere in mano un controller e quindi mi regala una foto vintage con un controller della Playstation 3. Ora è a casa in Puglia e la Playstation 4 è rimasta in Abruzzo.

Momento vintage e trascuriamo l’acconciatura improponibile, apprezzo però il filo consumato del controller e la posa da vera gamer.
Chi invece non ha mai fatto mistero della sua passione per i videogame è Nanà Borzuk che senza mezzi termini alla mia domanda su quale fosse il suo genere preferito di giochi mi risponde candidamente: “io gioco a tutto”. Una dichiarazione da vera onnivora del gaming, apprezzo e devo ricordarmi di chiederle il tag sul PSN così capita che qualche volta giochiamo insieme.

Super mamma Nanà, cresce giustamente la nuova generazione di giocatori nella maniera più corretta. Dimostra che si può continuare a giocare anche mentre il controller wireless della Playstation 4 si ricarica. C’è anche il controller di una Wii, che fa sempre la sua figura anche se è decisamente “old gen”, cioè vecchia generazione.
All’improvviso però arriva la vera sorpresa. Scopro che Mariachiara De Massis, giovane talento della Kick Off, ha una playstation 4, lei la chiama la sua “best friend”. Eccola forse oltre ad un gatto bellissimo, ha qualcosa che val la pena raccontare. Mariachiara è una gamer vera, perché soltanto una vera appassionata mi può inviare una foto dove sta giocando ad una versione “rimasterizzata” di un classico come Kingdom Hearts, che è un gioco che odio ma non è il momento per quest storia.

Un vero gamer ti mostra il controller dove tiene i pollici, è un filo sociopatico e quindi non si mostra in visto. A Mariachiara vogliamo bene così anche se usa 1 teraflops di banda grafica per giocare ad un titolo a 8 bit, realizzato nell’epoca dei transistor e dei circuiti stampati.
Sempre nell’alveo degli insospettabili, c’è Matilde Russo . Un po’ perché ho una generica e vaga idea di chi sia come giocatrice, effettivamente è già un risultato che sia in condizione di associare un nome ad una giocatrice e ad una squadra, un po’ perché incappo in una sua foto su Instragram ritratta mentre stringe un controller.
Sono sempre sospettoso e quindi con la mia consueta sfacciataggine digitale, le scrivo.
Scopro che gioca davvero, non era un vezzo, nemmeno una foto casuale, da occasionale dei videogames, che personalmente disprezzo alla stregua degli occasionali da curva negli stadi.

Controller bianco, playstation 4, sta usando gli analogici. Gente c’è della serietà e professionalità in questa foto che solo i veri appassionati posso apprezzare fino in fondo. Ora la ricorderò più per questo che per i suoi piedi quasi educati, ma la vita è ingiusta e io non sono qui per raddrizzare i torti, casomai per farne di nuovi.
Non ci sono solo giocatori ma anche allenatori, dal CLT Terni Nicola Ugolini trascorre le sue nottate insonni spesso a battersi online contro adolescenti brufolosi con le sinapsi accelerate dalla fisiologia, con pessimi risultati per il suo arredamento. Perché c’è la foto di un uomo in questo pezzo? Nicola allena le donne del CLT Terni, è donna dentro per sua stessa ammissione, è emotivamente vicino alle fanciulle che amiamo sportivamente e perché lo scrivo io e quindi faccio come pare a me.

Ikea ringrazia ogni volta che il tavolino subisce un colpo dal controller, che costa decisamente più di un ripiano medio acquistabile all’interno dei punti vendita del colosso svedese dei mobili.
Sorvolo sulle scelte tattiche e tecniche con le quali Nicola ha composto la squadre e gli ricordo che “FUT è il male” e la “Weekend League” ne è la sua espressione massima.
Console con quasi un solo gioco caricato è una caratteristica che Nicola condivide con Chiara Salinetti.
Rabbrividisco quando mi scrivono gioco solo a FIFA ma mi rendo conto che per un periodo della nostra vita di gamer, tutti  più o meno siamo rimasti incollati allo stesso titolo, anno dopo anno. Senza stancarcene mai, maledicendolo ma continuando a comprarlo, sempre e qualche volta addirittura in pre-order.

Sedia scomoda, controller quasi scarico e tacco del piede appoggiato alla sedia, in tensione gara. Questa è la vera posa da gamer, di quelle antiche da bar. Un misto tra un vecchio gamer da cabinet arcade e un moderno competitor da esport. I tatuaggi apparentemente a caso e probabilmente realizzati in una prigione peruviana sono il tocco finale.
Abbiamo anche una insospettabile donna capace di compilare e avviare un emulatore per giocare a dei titoli che appartengono alla preistoria dei videogame e all’infanzia di molti, troppi di noi.
Gamer abituale, in condizione di distinguere perfino uno shootem-up da un free roam, che ha la passione per i giochi d’avventura. Esiste questa donna? Certo, ma ha anche un difetto, è un arbitro.
Seriamente, ma ad Elena possiamo però voler bene anche così. Almeno per me il difetto è minore del pregio.

Posa da gamer vera, capelli legati, piedi nudi. Pronta alla battaglia, Uncharted 2 sullo schermo. Elena potrebbe chiedere a Babbo Natale di portarle uno schermo più grande almeno per sfruttare la potenza della sua console, in tempi di quarantena lo schermo più grande è un bene di prima necessità.
Menzione particolare per Consuelo, con la quale gioco da anni, cioè io gioco lei viene al seguito, tipo giocatore di compagnia, sono il suo bastone per non vedenti e lei è un po’ come il compagno di briscola che non sa giocare. Per lei i videogiochi sono anche una professione, non come giocatrice ovviamente, lei li vende ed è anche brava nel suo lavoro. Non conosce nemmeno un titolo di quelli che andrebbero ricordati, però lavora con un pubblico complesso e le voglio bene nonostante non riesca a citare a memoria tutte le espansioni di World of Warcraft.
Compriamo l’espansione di The Division 2 e smettiamola di perdere tempo.

Pare esista un folto gruppo di videogamer in forza alla Virtus Ragusa: Tunde Nagy, Sandra Brkan, Narumi Iwamura e Ana Alves. Al momento della pubblicazione sono in attesa di conferma, seppure parziale di questa informazione frutto della preziosa intercessione di Taina Santos che possiede una Nintendo Switch che non sa usare.
Potrebbero quindi esserci ulteriori aggiornamenti a questo articolo, anche fotografici.
Le foto di questo articolo sono quasi tutte verticali, questa è una battaglia che sto perdendo. Tuttavia mi piacerebbe riuscire a riunire intorno ad un titolo multiplayer, di quelli da poter giocare tutti insieme, un po’ di giocatori, dirigenti, arbitri. Per me scrivere di sport e videogame è una sorta di chiamata alle armi. Un invito a fare gruppo per trovarci anche se siamo distanti, per riunirci intorno ad una passione comune che è una estensione di quella che condividiamo sul campo.

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