Serie B

A casa di Tiziana Liuzzo: “Famiglia, tapis roulant e Netflix”

Sveglia alle 8 del mattino, come non accadeva da settembre scorso. Poi sui libri per un concorso legato all’insegnamento, due ore di esercizi e attività varie ed eventuali tra cucina e Netflix: una serie su tutte, La Casa di Carta. Tiziana Liuzzo riempie così le sue giornate senza Femminile Molfetta.
“Dato che non mi alleno più la sera, ho stravolto completamente i miei orari: vado a dormire molto prima e la giornata inizia presto con l’irruzione in camera dei miei genitori. Quel che non cambia, è che resto di buona forchetta: la pizza che preparo con il Bimby non è quella di Mezzatesta, ma i calzoni mi escono bene. Mi sento più sicura su condimenti per le paste e dolci, tanto se poi esagero c’è il tapis roulant per un’oretta di corsa, alternata a camminata: correre proprio non mi piace, ma per fortuna il mio ruolo è in porta e ho sempre avuto preparatori che hanno capito come farmi muovere con il minor dispendio possibile di energie, e siamo andati d’accordo così”, ride la giocatrice biancorossa prima di presentarmi la sua famiglia.

“Io sono la seconda di 4 figlie e quella che da piccola ha preso più botte – sorride -. Non ricordo perché, ricordo solo che correvo intorno al tavolo inseguita da mia madre e io speravo che il suo ginocchio malconcio per il judo la spingesse a fermarsi. Naturalmente niente da fare: è insegnante di educazione fisica e ha sempre avuto più resistenza di me. È da lei che viene la passione per lo sport: abbiamo tutte praticato nuoto agonistico, in più, la terza sorella è molto brava nella danza, poi accantonata per l’università. La più piccola, che ha 11 anni meno di me, è anche la più pigra, ma cucina molto bene. La più grande – continua Liuzzo – vive da 6 anni a Bergamo, uno dei focolai del Covid. Lei e mio cognato sono medici, hanno vissuto settimane in prima linea per l’emergenza sanitaria e hanno dovuto anche separarsi per un po’ da mio nipote, che ha solo un anno e mezzo. Vorrei andare a passare un po’ di tempo con lui, ma ora è ancora troppo presto: purtroppo questo virus ha portato con sé tante conseguenze, anche economiche, delle quali il nostro paese risentirà a lungo”.

Tiziana Liuzzo

E lo sport non è stato risparmiato, costringendo il futsal ad uno stop che in casa Molfetta è stato ancora più pesante.
“Andare al campo non è mai stato un dovere, ma un piacere. Avevamo voglia di rincontraci, c’era un’atmosfera rilassata e tranquilla: c’era tanto sudore sì, ma anche voglia di scherzare e ridere alla prima occasione. Speravamo tutte di poter concludere il campionato e lottare per il primo posto, se invece dovessero cristallizzare le posizioni, ci rimarrà l’amaro in bocca per quella partita che ci ha tolto la vetta. Almeno avere la possibilità di giocarcela, questa promozione… E poi la Coppa: ricordo ancora tutte le pallonate prese nella partita di accesso col Fasano. Avevamo una voglia di riscatto mai vista prima, abbiamo dato tutto. Sento ancora l’adrenalina di quel giorno, ma d’altra parte – come tutti hanno sottolineato – la salute è al primo posto”.
Prima ci si fermerà ufficialmente, prima si potrà pensare a costruire il domani.
“Fortunatamente il Molfetta ha sempre avuto basi solide, ma quante saranno le squadre nelle stesse condizioni ai prossimi nastri di partenza? In questo momento penso alle giocatrici che hanno il futsal come unica entrata e, da un momento all’altro, si sono ritrovate in difficoltà, ma penso anche a quelle che potrebbero farsi allettare da promesse che nessuno potrà mantenere, per mancanza di sponsor. Bisognerà ripartire un po’ alla volta”.

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