Serie A

Erika Ferrara: “La mia famiglia antidoto alla malinconia”

erika

“Iniziamo dicendo che ormai non tengo più il conto dei giorni. Solo adesso che me l’hai detto tu ho scoperto che siamo al quarantesimo, e questo dice quasi tutto sul mio stato mentale, già precario prima della quarantena”.
Non si smentisce mai Erika Ferrara, laterale del Città di Falconara, che fa dell’ironia e della schiettezza il suo marchio di fabbrica. Oltre al mancino pungente, ovviamente.
Quasi fossero su Netfilx, le storie sportive della famiglia Ferrara hanno fatto delle loro Instagram Stories una serie tv da non perdere, una di quelle che si trovano nella lista dei programmi consigliati contro il logorio quotidiano della quarantena.
Una realtà familiare ritrovata quasi per caso, si è rivelata la giusta misura per affrontare il difficile momento che stiamo vivendo: “Sicuramente essere tornata a casa dalla mia famiglia mi ha aiutato molto, ma è stato un caso. Ero tornata a casa con l’intenzione di restare poco più di una mezza giornata, sarei dovuta tornare a Falconara il giorno seguente per gli allenamenti. Non mi sono più mossa da li, scatta l’obbligo di confinamento. Dovevo rimanere per qualche ora, invece mi sono ritrovata ad essere inquilina per oltre due mesi.
Fossi rimasta a Falconara, probabilmente mi sarei trasferita da Isa Pereira per condividere e sommare i nostri disagi”.
Nel corso del campionato abbiamo imparato a scorgere i genitori di Erika sempre presenti sugli spalti del PalaBadiali per sostenere la loro pupilla, non semplicemente in questo caso un soprannome sportivo. Mostrando un legame familiare stretto e solido che trascende il rapporto genitori-figli: “Sono legatissima ai miei genitori, con loro ho sempre condiviso tutto. Prima di iniziare con il calcio e poi con il Futsal, fino ai 14 anni ho ballato con la loro scuola di ballo di danze anni 50, cioè rock acrobatico e boogie woogie. Abbiamo condiviso moltissimo insieme girando l’Italia intera e anche qualche paese estero. Non dimostrano affatto l’età che hanno, ovviamente non posso svelarla altrimenti correrei il rischio di subire ritorsioni personali – scherza neanche troppo Erika – Il rapporto che abbiamo è invidiabile, ci trattiamo come se fossimo un trio di amici condividendo risate, riflessioni, litigate, tutto insomma”

Erika

Se la classe di Erika è sotto gli occhi di tutti e il ruolo di calcettista di valore nazionale sia oramai impresso sulla sua pelle, la veste di ballerina è una piacevole novità che, ne sono sicura, le porterà numerose richieste di esibizione.
Sei pronta Erika?

L’attenzione ora resta focalizzata sul futsal e sul Città di Falconara ed Erika, assieme a mamma e papà, continua ad allenarsi alacremente: “Mi, dovrei dire “ci” alleniamo tutti i giorni. Io personalmente riposo solo la domenica, anche se preferirei avere una partita piuttosto che poltrire sul divano. Sicuramente condividere gli allenamenti con i miei genitori aiuta molto, ci divertiamo e non ci annoiamo.
Non trovo particolare difficoltà ad allenarmi lontana dal campo, quello che provo piuttosto è la nostalgia.
Mi manca tutto: il parquet del PalaBadiali, le corse e i circuiti di Massimo Pistoni, gli allenamenti con mister Neri, le partite e le risate con le compagne capaci di riempire da sole tutto il nostro amato palazzetto”.
Lo spirito di squadra che anima il parquet di Via dello Stadio è stato fin da subito l’elemento caratterizzante della squadra del presidente Bramucci: “Ci manca vivere la dimensione di squadra ma cerchiamo di combattere la malinconia con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, soprattutto attraverso WhatsApp con messaggi e videochiamate. E’ il nostro palazzetto virtuale”.

Nell’inquietudine della contingenza storica, la nota positiva è sicuramente quella suonata dalla poli-musicalità dell’orchestra familiare: “Mia madre è una “pazza”, chi mi conosce sa che questo gene l’ho ereditato da lei; mio padre “cerca” di ricoprire un ruolo più serioso ma la verità è che anche lui non scherza in quanto a follia positiva.
Abbiamo caratteri simili, questo ci porta a sentirci vicini e allo stesso tempo ci fa entrare in conflitto con facilità. Mi considero molto fortunata in questo momento ad avere vicino, mio nonno, i miei zii, viviamo tutti nello stesso condominio. C’è anche e la nuova peste di famiglia, Argo, un Amstaff bellissimo e dolcissimo.

Stiamo bene, non ci lamentiamo, non sarebbe rispettoso per chi sta molto peggio.
Siamo una famiglia scanzonata, ma non per questo non cosciente del momento del quale abbiamo una costante testimonianza diretta da Alessandro, il mio cugino più grande, che fa l’infermiere. Ogni volta che torna a casa ascoltiamo le storie di una quotidianità fatta di sofferenza e coraggio, storie al limite che ci riportano immediatamente alla realtà di questa pandemia”.
In questo contesto sociale ed economico, la chiusura del campionato è un’eventualità sempre più concreta: “In queste settimane si sono rincorse molte notizie, a volte contrastanti tra loro. Da giocatrice, e non credo di essere l’unica, ci terrei a completare in qualche modo la stagione, per poter dare un senso a tutti gli sforzi fatti fin’ora. Mi rendo conto altre sì che le probabilità sono basse e che la salute e la sicurezza vengono prima di tutto”.

Nell’attesa di conoscere il futuro che la attende e che attende tutto il movimento del futsal italiano, Erika si cimenta in sfide a distanza con le giocatrici del campionato italiano. Ultima in termini di tempo è quella raccolta da Cely Gayardo, nella quale abbiamo visto la “falchetta” palleggiare con il suo piede debole: il destro. Ora che ha dimostrato di saperlo usare, non ha più scuse: cosa ci dobbiamo aspettare? “Con il piede destro ho imparato a palleggiare. Ora mi allenerò per migliorarlo sotto tutti i punti di vista, pronta ad un utopico ritorno ai giochi”.
Buon per mister Neri.

Se è vero che il futuro è incerto, certo invece è il desiderio di Erika in previsione del termine del confinamento: “La prima cosa che farò quando si potrà finalmente mettere piede fuori?
Bere qualcosa con i miei amici, farmi una corsa lungomare e tornare a Falconara dalle mie compagne e dalla società almeno per una cena ed anche – rivela la citizens – per riprendere i miei vestiti e i miei effetti personali visto che è rimasto tutto lì”.

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