Il caffè corretto diventa da asporto, dovremo indossare le mascherine e chi invece s’è già portato avanti indossando le maschere, direttamente, si anche quelle da burlesque.
Non parlo solo di quelli che per fare campagna elettorale sportiva si nascondono dietro l’anonimato del quaranta per venti e ci raccontano che nello sport al femminile ci sono donne atlete che amano altre donne.
Come se questa cosa ci dovesse scandalizzare quando abbiamo varcato la soglia del 21esimo secolo e la Santa Inquisizione è un errore che perfino la Chiesa Cattolica riconosce e condanna.
Come se ci fosse bisogno di novelli bigotti e baciatori improvvisati del Cuore Immacolato di Maria.
Non siete anonymous, avete un registro, dei nomi e perfino una scrittura riconoscibile.
Come Guzzanti faceva dire al suo “Rutelli”: “A voi va di scherzare a noi ci va di scherzare, scherziamo. Se questo era un paese serio non ti potevi nemmeno candidà”.
Come quelli che pur di sottrarsi alle proprie responsabilità, alle decisioni di merito convocano una riunione, rigorosamente in videoconferenza.
La preferiscono al Consiglio Direttivo, richiesto a gran voce da chi ne ha facoltà.
Riunione.
Sarebbe stato opportuno convocare finalmente dopo mesi e mesi, un Consiglio Direttivo, per trovare risposte ad un movimento che le invoca a gran voce e alle quali ha il diritto. E’ il movimento ad alimentare la cassa dell’organo preposto a guidarla, eppure questo Consiglio “non s’ha da fare” scriverebbe il Manzoni e anche qualcuno acquattato tra i piani di un noto palazzo dello sport in quel di Roma.
Per evitare un burlesco imbarazzo a qualcuno?
C’è bisogno di risposte anche a domande meno importanti, in momento della vita di tutti nella quale è in dubbio la nostra certezza più grande, la sopravvivenza.
Già.
Ci vogliono uomini probi alla guida, gente senza registrazioni imbarazzanti, senza idee tranne quella di sistemare gli amici e senza troppi amici di amici da far felici, il tipo di felicità che ti fa finire inibito per quattro mesi e poi prosciolto per difetto di forma dall’accusa di aver favorito in una gara una azienda che distribuisce materiale sportivo
Tre lettere…tipo un rebus, oppure un strofina l’amico e vinci, dove se gratti un po’ di felicità trovi un omino barbuto.
Uno che poi è un vulcano di slogan.
Sarà che l’attesa non aumenta il piacere se non in un improbabile slogan per una azienda che dovesse produrre contraccettivi.
L’attesa aumenta l’incertezza, il dolore e i danni ai quali dobbiamo poi tutti porre rimedio.
E’ iniziata la campagna elettorale per la nomina del presidente, conosciamo il calendario sportivo elettivo e no, non è legato alle olimpiadi, era solo un comodo riferimento temporale. Ogni quattro anni si vota, in tutte le discipline sportive, si chiama democrazia. Gli uomini soli al comando, sono una figura retorica che è incastrata nell’immaginario collettivo degli appassionati di ciclismo.
Lasciamola li.
Preferisco gli uomini ligi alle regole, sensibili al futuro e coscienti del passato, quelli che non garriscono il vento come banderuole di carta, che se necessario ribaltano anche il tavolo al quale hanno mangiato.
Perché c’è un bene comune che supera quello personale.
Preferisco uomini con un progetto e un sogno a quelli che hanno solo un sogno. Preferisco qualcuno che ci mostri il cielo azzurro sopra Berlino a qualcuno che mentre indica la luna si fissa il dito.
Meglio non promettere un mondiale e poi sparire come un Tavecchio qualsiasi.