Serie A

Lucilèia: “A Taranto 2 giorni stupendi. Ora sotto col campionato”

Lucilèia

Rinvii, probabile slittamento della Coppa Italia e gare a porte chiuse in molte zone d’Italia. La situazione legata all’emergenza Coronavirus appare ancora molto caotica, ma Lucilèia Renner Minuzzo cerca di lasciare tutto all’esterno e di focalizzarsi sulle prossime due settimane di fuoco che attendono il Montesilvano, tra Statte in trasferta, recupero dell’11 marzo in casa col Florentia e poi ancora Salinis in Puglia.
“Quel che sta accadendo non è una cosa buona né per le giocatrici, né per le società: giusto mettere al primo posto la salute, ora però dobbiamo tornare con la testa al prosieguo del campionato che avrà bisogno di una riprogrammazione sia fisica che mentale per quanto riguarda ad esempio la Final Eight, ma anche i prossimi impegni che prevedono un turno infrasettimanale. Come abbiamo visto nel girone di andata, saranno giorni molto duri e dobbiamo farci trovare pronte”.
Un passo alla volta, a partire dalla gara di domenica contro l’Italcave, club organizzatore della prima edizione della Coppa della Divisione vinta proprio dalle biancazzurre.
“Loro avranno voglia di riscatto dopo una manifestazione che le ha viste sottotono e in casa sono ancora più temibili, ma noi stiamo lavorando per fare bene. A Taranto abbiamo già vissuto due giorni bellissimi – racconta sorridente la brasiliana, tornando al weekend del 22/23 febbraio. – Vincere il primo trofeo in assoluto è stato spettacolare e farlo grazie ad una finale così tirata, era un’emozione che mi mancava da tanto tempo. Sapere che tutto si decide in quel momento, la tensione di un solo gol di scarto fino alla fine e la gioia di una gara conquistata grazie alla cura dei minimi dettagli… Un’atleta si ciba soprattutto di questo”.
Inevitabile la dedica.
“Alla mia famiglia e a tutte le persone che mi sono vicine e comprendono il sacrificio di vivere così lontano dalla propria terra”. Sono ormai 15 anni, infatti, che Lucilèia ha lasciato casa per seguire il sogno di poter giocare a futsal.
“La prima esperienza è stata al Santa Catarina, a 500 km di distanza da dove sono cresciuta. All’inizio mia madre non voleva, c’erano tanti preconcetti legati ad una donna che gioca a calcio, all’epoca era così. Poi sono cresciuta, ho iniziato a giocare in una squadra di alto livello e ha dovuto arrendersi – scherza. – Ora partecipa alle mie gioie, ma ogni tanto mi chiede di tornare, di appendere gli scarpini al chiodo. Cosa le rispondo? Aspetta un altro po’, mamma. Ancora un altro po’…”.

Ufficio Stampa

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