Caffè Corretto

Caffè Corretto S01E22

Caffè Corretto S01E22. Niente bar, la mia crostatina è del Deco (supermercato) sotto casa e mi bevo un the, il cappuccino fatto in casa è imbevibile.
Mentre aspetto una risposta sulla chat della redazione, penso a chi voleva spazio per se e ora ne ha anche più di quello che sperava, c’è chi manda vocali, chi non manda comunicati e il mondo del futsal è pieno di triumviri per giunta senza soluzioni utili e non è che ne sentissimo proprio il bisogno.
Un mondo “burlesque” questo, dove c’è chi pensa che non sia nulla di grave e che tra poche settimane tutto ripartirà come se nulla fosse, un po’ come quelli che spariscono per un po’, cambiano nome e credono di essersi rifatti una verginità sociale e finanziaria
Triste la colazione così, senza altri visi intorno ma in fondo non è vero, anche al bar eravamo tutti con il viso sprofondato in uno schermo, tranne il Generale, lui quando si siede con me vuole il posto dal quale può osservare gli astanti e poi raccontarmi le loro storie.

Complimenti a quelli che ci hanno seguito proponendo anche vecchie partite per intrattenere i tanti appassionati di futsal, tenetevi pronti abbiamo altre idee.
Ricordo ancora solo qualche tempo fa quando le società ci chiedevano di cancellare le loro partite, non sia mai che qualcuno vedesse il loro schema di calcio d’angolo sul quale segnare il quindicesimo gol al Supermarket Vattelappesca.
Meritate l’oblio, se fosse per voi non avremmo immagini a farci compagnia in questo momento di solitudine imposta.
Un grazie invece, particolare ad Alessandro, Leonardo, Diego e Alan che vengono ad animare il nostro canale Discord durante le partite, il nostro modo di combattere la solitudine.
Non sarà mai tutto uguale a prima, per mia sorella che deve fare lezioni per il suo corso all’università da una piattaforma che non usano nemmeno più in Cambogia e deve fare i conti con una banda mobile satura come non era pensabile accadesse.

Un mondo che era già smart ma preferivamo restare attaccati a quello che conosciamo, perché tutto il resto ci fa paura.
Già, la paura.
Quella del diverso, che sia cosa, essere, sentimento, strumento, idea.
Abbiamo lasciato spazio a quella che gli inglesi chiamano Fear.
Prendo a prestito le parole del Capitano Picard: “Instead we gave way to fear”, abbiamo lasciato spazio alla paura. “The past is written but the future is left for us to write”, il passato è scritto ma il futuro, la sua scrittura è affidata a noi. ” “and we have powerful tools”, e abbiamo potenti strumenti. “Openness, optimism and the spirit of curiosity”, “apertura, ottimismo e spirito di curiosità”.
“Cosa hanno loro, solo la paura, è la paura il grande distruttore”.
Grazie Amazon Prime Video, perché mi porti dentro casa ad un modico prezzo, perfino i sentimenti.
A proposito di sentimenti, auguri a Ellen e Arianna.
Perché pubblicamente mostrano quell’amore che è ancora un tabù nel futsal femminile, qualcosa che è meglio tenere nascosto sotto il tappeto, meglio non parlarne.
Lasciando così che l’amore si trasformi in paura, un moto del cuore tramutato in arma di ricatto.
Non possiamo controllare chi ci ama, chi amiamo, solo perché lo impone una convenzione sociale, un amico celeste immaginario, un santone a Wako in Texas.

Diego Iessi

Foto Diego Iessi

Arriveranno tempi migliori?
Non lo so, non so tante cose e forse è qui che s’incastra la mia curiosità, su quegli scogli apparentemente senza nome.
Il sole è coperto dalle nuvole e lo è anche il cuore, pesa questa vita e scava un solco dentro le vecchie ferite, dentro quelle nuove e questa società ci impone di essere felici altrimenti siamo sfigati, sbagliati, ci isola più di un virus con un nome da film sci-fi.
Una amica tempo fa in un tempo più difficile di questo mi ha regalato una frase di Tolkien, ora ne regalo una a chi leggerà queste righe.

“Attendi il mio arrivo alla prima luce del quinto giorno. All’alba, guarda ad Est” (J.R.R. Tolkien – Le Due Torri).

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