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La mia banda suona il rock S01E08

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Ciao Nicola,
Florenzi è al Valencia, il capitano della tua asRoM è Dzeko e De Rossi guarda la partita dalla curva sud.
Perché ti parlo di calcio in una rubrica sugli esport?
Sai quel virus in Cina, quello che si sono passati al mercato ittico di Wuan?
Insomma quello che si chiama quasi come una birra messicana.
Esatto.
Ha paralizzato non solo cinquanta milioni di cinesi, ha bloccato di fatto l’intera scena competitiva degli esports.
Il più grande mercato mondiale è paralizzato, si doveva giocare la finale mondiale di League of Legend a Shangai, sospesa. Quindi di cosa parliamo oggi?
Di donne e di esport.
Forse anche di panchine d’argento e di panchine e basta. Di allenatori che pensano che allenare nel femminile non sia un traguardo e poi invece ne avvertono la mancanza.
Le donne lasciano tutto in campo se ti amano, ti mettono alla porta se ti odiano.
Non sempre però comprendiamo la differenza.
Forse ti parlo di donne che devono lavorare il doppio per dimostrare che valgono quanto uomini che invece valgono la metà. Di quanto l’abilità e il talento non siano “gender locked”, come certi personaggi nei videogame.

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Ti vorrei raccontare di Xiaomeng “VKLiooon” Li. Una ragazza cinese, si proprio quella dei virus, del partito unico capitalista e delle grandi contraddizioni. Nel 2007 partecipa per la prima volta alla scena competitiva di Heartstone, il gioco di carte digitale insipirato al successo mondiale World of Warcraft.
Una donna che partecipa ad una competizione mista, invece di essere relegata in un area protetta che chiameremo area rosa, così facciamo felici quelli che pensano che le donne valgano meno dell’oro e che siano d’argento, come le pallottole che uccidono i vampiri. Già i vampiri quelli che succhiano il sangue di altri, se ne nutrono e diventano grassi e rubicondi e si vantano di essere prosperi, a spese degli altri.
Li non aveva mai partecipato ad una finale mondiale, era al suo primo anno da professionista. Vince, sbaraglia la concorrenza maschile, sconfiggendo in finale quello che è considerato ancora oggi il più forte giocatore di Heartstone di sempre. Si mette in tasca 200.000 dollari di primo premio e viene nominata “Gran Maestro” non di una loggia venerabile, ma di Heartsone, un gran maestro come quello degli scacchi.
“This is the best way to strike back at those people who doubted me only because I am a girl. It proves that girls can be strong pro players, just as guys do,”

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Perché devono essere costrette a misurarsi contro un accidenti della genetica e non contro gli avversari? Cosa c’è nel loro equilibrio ormonale che dovrebbe impedire loro di pensare velocemente, esattamente come un uomo? Non parliamo di una competizione di carattere esclusivamente fisico, parliamo d’intelligenza, di tempi di reazione sinaptica.

Sono incomprensibili a noi, che con loro condividiamo la specie. Biologicamente diverse ma intellettualmente eguali.

“I want to say to all the girls out there, who have a dream for competition: If you want to do it, and you believe in yourself, you should just forget your gender and go for it.”

Perché il genere dovrebbe essere un limite, perché in una intervista per ESPN, Lì ha subito pensato alle ragazze come lei alle quali viene detto che il loro genere è un problema.

Perchè Kobe Bryant aveva deciso di spendersi per offrire alle sue figlie, uguali opportunità, perché deve essere UCONN il college più importante per una donna e non può esserlo una power house “maschile” come Duke.

Questo trattarle come una specie protetta non le aiuta a migliorare, quello di cui hanno bisogno non è una corsia preferenziale ma eguali opportunità. Per anni sono stato nei videogame una “donna” perché a loro concedono più spazio per sbagliare ma soprattutto concedono meno credito, si aspettano meno in termini di performance. Quando giocavo meglio di molti giocatori maschi, quando ci mettevo più impegno, quando ottenevo risultati migliori mi sentivo dire: “sei il miglior giocatore donna del server” e mi infuriavo per loro.
Perché non sono il miglior giocatore del server, perché è così importante aggiungere il mio genere?

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Quando gli esport hanno sorpassato tutti quegli sport minori che affollano la galassia mondiale, dalle freccette alla pallacorda, passando per il futsal e la pallanuoto, mi sono chiesto se ero nel posto giusto.
Uno sport minore, di donne. Mi guardo intorno e le vedo prigioniere, degli stereotipi, di loro stesse e di quegli uomini ai quali fa comodo che siano così, che non mettano in discussione il loro secolare posto nel mondo.
Avrei mille ragioni, oggi per puntare il dito verso quell’universo femminile che si professa deciso a liberarsi, emanciparsi e poi finisce a nascondersi dietro quelle stesse catene culturali e sociali che dice di voler combattere.
Sono un universo misterioso, doloroso e meraviglioso, queste donne di sport.
A loro oggi chiedo di non nascondersi, di non aver paura. Quelle di loro che decideranno di abbattere il muro dei pregiudizi e dell’omertà che avvolge la scena competitiva sportiva femminile, dico che saranno quelle che ne pagheranno le conseguenze maggiori, ma permetteranno ad altre di attraversare quel varco.
No, non basta Megan Rapinoe, la sua posizione la mette quasi al riparo dal quel mondo vigliacco che le considera alle loro spalle, diverse e incapaci.
No, c’è bisogno di loro, di ognuna di loro.
No, non siamo il nemico.
Non tutti quelli che di diverso hanno solo il genere.
Se restate in silenzio non possiamo aiutarvi, se tutto quello che ci concedete è il silenzio, attenderemo ma poi andremo via perché nel silenzio muoiono i sogni, anche quelli che scaldano il cuore.

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