Serie A

Panchina d’Oro e d’Argento, Cortes: “Distinzione infelice”

Cortes

Tra meno di una settimana, il miglior allenatore nel maschile e il miglior allenatore nel femminile, verranno insigniti del prestigioso premio Panchina d’Oro. L’edizione si chiama proprio così: “Panchina d’oro”. Ma d’oro, in realtà, sarà solo il titolo che spetterà in via esclusiva al tecnico che si sia maggiormente distinto nel maschile. E nel femminile? Nel femminile no. Chi sarà stato votato come più bravo  nel futsal rosa, avrà invece una Panchina d’Argento, quella che – per antonomasia – dovrebbe spettare a chi ci ha provato, ma ahimè non ci è riuscito. Quello che c’era quasi, il secondo.

LETI CORTES: “SCELTA INFLICE”

Pensiero a voce alta!
Oro, argento e bronzo. Non sono qua per discutere sulla scelta di questi materiali nell’assegnazione dei premi, ma l’ordine è molto chiaro. Nelle olimpiadi, il migliore di ogni categoria – sia maschile che femminile – vince la medaglia d’oro, il secondo posto è sempre argento, così come è indiscutibilmente di bronzo la terza piazza.
Prendiamo ad esempio l’ultima edizione del più famoso riconoscimento dato nel calcio: Lionel Messi è stato eletto miglior giocatore del mondo e gli è stato assegnato il Pallone d’oro nella categoria maschile e per la prima volta lo stesso identico premio, con lo stesso identico nome è stato assegnato a una giocatrice, Megan Rapinoe. Rigorosamente d’oro, anche quello.
Faccio fatica, anzi mi è incomprensibile come si possa attribuire una denominazione differente, che di fatto sminuisce uno dei due premi, quando si deve assegnare il premio come migliore allenatore/allenatrice nelle categorie maschile e femminile. La Panchina d’Oro per il maschile e quella d’Argento per il femminile.
Il valore è lo stesso, il lavoro è lo stesso, la categoria è la stessa, quindi? Perche questa differenza? Voglio pensare che ci sia qualcosa che ancora mi sfugge, piuttosto che rassegnarmi all’idea che sia soltanto la scelta infelice di una o più persone che non hanno capito proprio niente.

 

CELY GAYARDO:

Sono tanti gli indizi di discriminazione di genere che si riscontrano in tutte le sfere, nello sport sopratutto. Nel calcio a 5 femminile, qui in italia (paese dove abito e gioco attualmente) questo è abbastanza evidente.
La differenza nel punteggio assegnato per poter partecipare al corso di allenatore di calcio a 5, anche il materiale del corso di Coverciano – tuta, magliette, pantaloncini – l’ho dovuto regalare al mio babbo perché taglie per donne non erano disponibili, le poche partite trasmesse in diretta TV, la differenza nella comunicazione fatta proprio dalla propria Divisione Calcio a cinque riguardo alla Serie A maschile rispetto a quella femminile (basta seguire i suoi canali social per valutarne la differenza chiaramente. Ah, ed era così difficile mettere le foto anche degli allenatori delle squadre femminili?), fino alla mancanza di figure femminile dentro la Divisione…
Forse a qualcuno sembreranno delle piccole cose, ma non per me.
Questo premio al miglior allenatori/allenatrice è ancora una volta li a mostrare che c’è ancora tanto da fare e che la differenza di considerazione tra maschile e femminile è abissale. È ancora una volta la prova della discriminazione di genere che parte proprio da chi dovrebbe fare qualcosa per combatterla.

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