Calcio

Lega Volley e Assist, primi dubbi sulla Manovra: “Nessuna garanzia”

Qualche giorno fa, vi abbiamo parlato dell’approvazione avvenuta in Commissione Bilancio al Senato dell’emendamento alla Legge di Bilancio che apre al professionismo per le atlete italiane, introducendo uno sgravio contributivo del 100% per tre anni, fino a un tetto di 8000 euro, in aggiustamento all’obsoleta legge del 1981. Nel farlo, vi avevamo sottolineato però come questo sia solo il primo passo verso l’apertura al professionismo, che di fatto passa ora per il volere delle Federazioni, che dovranno deliberare lo status giuridico delle proprie tesserate e stabilire di fatto se il passaggio sarà effettivo. “L’inizio di una partita”, era stato il commento di Sara Gama che aveva ribadito come la strada fosse ancora lunga. E ad avanzare ulteriori dubbi è ora il mondo del volley.

LEGA E FEDERAZIONE PALLAVOLO “L’approvazione dell’Emendamento è un’opportunità da accogliere positivamente e rappresenta il riconoscimento che la pallavolo femminile è approdata a livelli di eccellenza tali da poter definirvi una figura professionale qual è, oggi, quella della pallavolista professionista”, dichiara su La Gazzetta il numero 1 della Lega Pallavolo, Mauro Fabris. Ma difficilmente, secondo Bruno Cattaneo, presidente della Federazione Italiana Pallavolo, si potrà vedere il volley nel professionismo. “Perché vorrebbe dire aderire alla legge 91, che mi pare abbia mostrato molti problemi non solo nel calcio, in quanto poche sono le società che riescono a resistere dal punto di vista economico”.

Cosa potrebbe accadere, infatti, se dopo questi tre anni, la legge non venisse rifinanziata? Saranno le società a doversi fare interamente carico della gravosa situazione fiscale che al momento interessa in Italia appena 7000 persone. Certo il tesoretto per la deducibilità fiscale è allettante e di questo va dato merito al senatore Nannicini, ma il salto dal dilettantismo al professionismo sembra essere precoce.

ASSIST Rincara la dose l’Assist, Associazione Nazionale Atlete, che in un comunicato ufficiale fa notare come
“allo stato attuale non vi è alcun dovere da parte delle Associazioni sportive di attivare contratti di lavoro professionistici”.  E non sarà l’emendamento “a risolvere in poche righe le esigenze delle atlete e degli atleti professionisti di fatto, ma non nei diritti. Dobbiamo pertanto attendere la discussione della Legge Delega sullo Sport che ci auguriamo produca decreti attuativi precisi e puntuali”.
Allora sì che Assist avrebbe un risposta concreta a ciò che chiede da quasi vent’anni.
“Stabilire per legge chi debba essere qualificato atleta professionista, con automatico riconoscimento di tutti i diritti che già hanno gli altri lavoratori, sottraendo così alla mera discrezionalità di una sola parte (CONI, Federazioni; Associazioni), che non a caso l’emendamento non è in grado di scardinare, l’inquadramento delle atlete (e degli atleti) e quindi la stipula di contratti di lavoro
”.

 

Fonti: La Gazzetta dello Sport e Assist

 

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