Caffè Corretto

Caffè Corretto S01E14

“Not all those who wander are lost”
Forse è vero, forse no. Più gente dovrebbe leggere Tolkien e poi se avanza tempo guardare anche Barbara D’Urso, che s’imparano un sacco di cose sulle luci nelle riprese video.

Non ci sono partite di futsal femminile, però ormai è tempo di Playoff per la National Football League, di tante partite per il futsal maschile e per l’ennesima figura triste della Juventus di Sarri in una partita contro la Lazio di Simone Inzaghi. Farebbe già ridere così, ma qui davanti a questa correzione abbondante si trovano spunti di riflessione e se ne discute.
I Patriots giocano la prima Wild Card dal 2009, i 48ers vincono la loro Division e posso quasi tornare a dire che faccio il tifo per loro, quasi.
Creando e gestendo la Volta League, mi sono sentito ripetere più volte: “quel giocatore e troppo forte, quell’altro non è forte abbastanza”.
Sapete cos’è il Bias Cognitivo?
Il bias cognitivo (pron. ‘baiəs) è un pattern sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nel giudizio. In psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.
Avete presente la storia dei “bacioni”, “rosiconi”? Esattamente quella.

Ha però un radicamento più profondo proprio nel mondo dello sport, perfino in quelli dove c’è una statistica per tutto, come il baseball e il basket. Il baseball ha trovato la sua parziale redenzione attraverso la sabermetrica, gli altri sport continuano a languire in quella palude di giudizi destituiti di ogni fondamento.
“Quel giocatore è forte”
“Quel giocatore diventerà forte”
Non c’è nessuna evidenza scientifica, nessuna metrica misurabile in questo momento nel futsal per poter predire il futuro sportivo di un atleta. La quasi totale assenza di parametri oggettivi conduce anche gli addetti ai lavori diretti alla trappola del Bias di conferma che peggiora nella categoria dei tifosi.
È un processo mentale che consiste nel selezionare le informazioni possedute in modo da porre maggiore attenzione, e quindi maggiore credibilità, su quelle che confermano le proprie convinzioni e, viceversa, ignorare o sminuire quelle che le contraddicono.
“Quel giocatore è un grande attaccante perché ha segnato 50 gol la scorsa stagione.”
L’informazione rafforza la tesi che quel dato attaccante sia un giocatore molto prolifico in termini realizzativi. Quelle che il nostro ipotetico interlocutore sceglie scientemente di ignorare è il dato che segnale che il 75 per cento di quelle rete è stato realizzato contro squadre che sono retrocesse oppure hanno lottato nei playout.
Posso offrirvi anche un esempio meno complesso. Giocatore 38enne che veste la maglia della squadra avversaria del nostro interlocutore ipotetico: “giocatore finito, l’ombra del giocatore che era”.
Nella stagione successiva arriva nella squadra del nostro interlocutore e improvvisamente ha “ancora alcuni anni buoni” e diventa “determinante”.
Marc Gasol, aveva 22 anni, giocava in Europa. Per la NBA, per gli scout della NBA era un giocatore da non selezionare nemmeno se costretti dalle circostanze. Nella “war room” degli Houston Rockets gli scout trovano una foto di Gasol a torso nudo, non ha esattamente il fisico scolpito. Lo chiamano “l’uomo con le tette”. Quando i Memphis Grizzilies lo scelgono con la 48esima scelta assoluta, tutti a Houston si rilassano, la possibilità di trovare un giocatore che sia adatto anche solo per la panchina è 1/1000.
Marc Gasol è un All Star.

Gli scout dei Rockets volevano così disperatamente che questo giocatore fosse un “bust” che hanno trovato il mezzo per rafforzare la loro convinzione. Allo stesso modo nel quale definiscono un giocatore che non ha una posizione: multi posizione se è a loro gradito, senza una posizione se pensano sia scarso.
Nel futsal dove i dati a disposizione sono sensibilmente inferiori a quelli delle grandi leghe professionistiche il “bias cognitivo” lo trovate ovunque, sugli spalti, sulle panchine e negli uffici dei dirigenti. Si valuta un atleta per quello che vorremmo fosse e raramente per quello che realmente è.
In un mondo come questo, un pizzaiolo di Amsterdam può essere il re.

C’è il caso della banda della Magliana, non quella vera ma credo che ogni sport abbia la sua.
Ci sono quelli che si fanno le interviste a vicenda e si tessono lodi che nemmeno Romeo sotto il balcone di Giulietta.
Rispolverare i vecchi video dell’Istituto Luce è un esercizio di conoscenza del passato per immaginare un futuro diverso, con meno faccioni sempre in primo piano, meno bugie e un po’ di quella che chiamano “verità”, sempre pericolosa e difficile da maneggiare.
Questo è anche un periodo di ricerca, sviluppo e di Caffeine, che resta in tema con questa serie di pezzi scritti nello spazio che separa il bancone dal mare, quello salato che si vede da queste grandi finestre.
Un pensiero a quelli che cliccano, condividono come se quel semplice gesto non fosse un atto consapevole, una scelta. Quello che leggiamo ora, influenza quello che leggeremo in futuro.
Se vi piace la Pravda, rispetto la vostra scelta, non lamentatevi poi di quello che scrivono però, perché siete proprio voi ad alimentarne la narrativa.
Un pensiero anche a quelli che spacciano le views da 3 secondi come spettatori.
Devo ricordarmene la prossima volta che faccio zapping, potrò dire di aver visto 10 film in pochi secondi.

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