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La mia Banda suona il Rock S01E04

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Nicola prendi questa birra, gelata.
Guardo le tue ragazze giocare all’aperto, ad orari improponibili, con immensi sacrifici.
Anno dopo anno, generazione di calcettiste di sono avviate tutte lungo il medesimo percorso fatto di sacrifici e sudore.
Ti ricordi dov’eri nel 2011?
Ti porto con me in quel 2011, andiamo a vedere “The International”, il primo torneo di DOTA da un milioni di dollari. Si, hai sentito bene. Un milione di dollari alla squadra che vince il torneo, a quei cinque giocatori che saranno eletti i migliori al mondo.

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Solo cinque anni prima si giocava per mangiare, letteralmente. Nel 2004 quando i giocatori videro comparire i primi premi in denaro si parlava di poche centinaia di dollari, migliaia in quelli più grandi e se eri fortunato e il tuo manager non s’imboscava i soldi.
Nel 1997, sette anni prima che i tornei online diventassero qualcosa di cui si parlava al massimo si giocava tra amici nel proprio quartiere.
Te lo ricordi il 1997 del futsal, insomma credo fosse allora proprio calcetto nemmeno calcio a 5.
Il 2004 invece? Immagino piovessero tornei a livello internazionali o che fosse uno sport planetario.
Questa non è solo una storia di fame e di denaro, è una storia di libertà, di essere liberi di giocare e di essere pagati professionalmente per farlo. Senza che sia considerato un hobby, non solo da quelli che lo praticano ma anche da quelli che lo gestiscono o lo organizzano.
Ti parlo di Dota oggi perché somiglia a LoL e perché forse è quel gioco che per descriverlo direi che è una combinazione tra il calcio e gli scacchi, si gioca cinque contro cinque ed è un gioco di momenti.

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Ti suona familiare? Ti sembra di insegnarlo da anni a delle ragazzine diversamente atletiche vero?
Lo vedi quel ragazzo li?, quello con la scritta Fear sul retro della maglia.
Lui è Clinton Loomis, è di Medford in Oregon, Stati Uniti.
Gioca con gli Online Kingdom, un team con base in Europa. Cresciuto senza padre la madre faceva tre lavori mentre lui cresceva e lei cercava di laurearsi in giurisprudenza.
Quando lui ha perseverato con questa “cosa” dei videogame, lei impossibilitata a convivere con gli orari e lo stile di vita del figlio l’ha buttato fuori casa. Lui ha affittato un garage da un vicino, ha sistemato un vecchio tavolino verde scrostato vicino al letto e ci ha poggiato sopra il suo vecchio portatile. Un amico gli ha prestato un monitor con il cinescopio. Oggi nel 2011 Fear è il miglior giocatore di DOTA di tutti gli Stati Uniti, il “Rocky Balboa” di questo gioco.

Lo vedi quel biondino li, ecco un altro cresciuto senza padre e senza soldi. Danil “Dendi” Ishutin, ucraino indossa la maglia dei Na’vi. Da piccolo suonava il pianoforte, recitava in teatro ma la nonna gli comprò uno dei primi computer arrivati in Ucraina dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione della “Cortina di Ferro”. La mamma ha cercato di capire questa sua passione, questo suo recludersi e questa sua tristezza. Quel videogame lo rendeva felice e quindi l’ha assecondato, voleva solo fosse felice.
Uno invece che ha la famiglia contro è Benedict “Hyhy” Lim. È il capitano dei Scythe, squadra di Singapore e li videogame già nel 2011 sono una carriera accettabile per un giovane. Peccato che i genitori di Lim non siano di questa idea. Sono vecchia scuola, appunto prima la scuola e poi il resto solo che lui non riesce a conciliare il resto. L’anno scorso l’ha mollato anche la ragazza che gioca e anche discretamente nella squadra femminile di Dota sempre da Singapore.
Lui è un po’ emo, è andato sotto con questa storia che gli è sfuggita la “patata” e non s’è più ripreso.

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Resta una spanna davanti ai suoi compagni di squadra ma insomma il fatto che è stato lasciato lo ha reso emotivamente vulnerabile e non c’è nessuno nell’ambiente che non ne voglia approfittare.
Vedi quello era il 2011 alle soglie del primo vero torneo di DOTA, quando il gioco è stato sdoganato da passatempo a professione.
Certo Valve ha sponsorizzato l’evento, si Valve ha prodotto DOTA che è distribuito sulla maggiore piattaforma di vendita di giochi online STEAM, si Valve possiede STEAM.
Si, ci sono un sacco di soldi che la base dei giocatori occasionali spende per emulare i suoi eroi sul campo, non ti suona familiare anche questo paragone?

Ti chiedo com’è invece che il futsal pensa di essere nel 2019 e invece è ancora inchiodato da qualche parte nel 1997. Si gioca per hobby, sono formalmente dei dilettanti sia gli atleti che le società.
Non sono un veicolo pubblicitario, perché a parte le grandi occasioni i palazzetti quando ci sono, sono vuoti. Non sono generano denaro, piuttosto sono un centro di costo, quando hanno i soldi per pagare i presidenti.
Mi chiedi come si fa a diventare DOTA invece di restare calcetto?
Scegliendo di perdere il controllo, delegando e investendo. Questo calcetto in mano sempre ai soliti volti è uno strumento comodo di potere e controllo del proprio podere. Come quei vecchi proprietari terrieri gelosi delle loro terre. Si trova sempre un podestà disposto per una modica somma a mantenere gli equilibri di potere fingendo una rivoluzione. Solo qualche giorno fa si è dimesso il presidente della lega calcio che non sapeva di essere stato eletto, si il calcio, lo sport vero che genera un sacco di ricavi.
Quando Valve ha investito un milione di dollari in soli premi sapeva che “The International” avrebbe generato tanti altri tornei con premi in denaro sui quali non avrebbe avuto nessun controllo diretto, sapeva però che se DOTA fosse diventato “qualcosa di tutti” sarebbe diventato uno sport in grado di generare introiti.
Ti voglio rassicurare, anche il mondo degli esport ha i suoi impicci e perfino il suo doping.
La prossima volta ti racconto una storia di doping che somiglia tanto a quelle delle pomate miracolose che ti fanno guarire dagli infortuni che però se le prendi poi ti cadono i capelli.
Finisci la birra Nicola che altrimenti si scalda.
Per sapere come è andato a finire il primo “The International” clicca pure sotto.

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