Caffè Corretto

Caffè Corretto S01E10

Oggi il mio barista, che è un tipo nerd mi voleva raccontare una storia.
Uno strano lunedì senza la folla di avventori al bancone e tempo per parlare del fatto che dovrebbe comprarsi la “Switch” invece di buttare soldi in “cineserie”.

Mi dice che devo scrivere un pezzo e metterci l’hashtag #iostoconanubi oppure è una diversa divinità egizia ma vai tu a saperlo ora dopo tanti mesi.
Lui ha questa amica giornalista, che viaggia spesso ed è stata ad un torneo internazionale dove chi organizza invita chi gli pare e li non piove mai. Lei però è quasi morta annegata anche se stava dentro ad un palazzetto, capita così quando qualcuno prova ad evocare anche le piaghe d’Egitto.
Insomma tutta una storia di messaggi di velate minacce, di autorizzazioni che non sono necessarie e anche di pareri negativi che contano esattamente per quello che valgono, nulla. Storie di comunicati, di consegne a mano a no questa è una storia diversa, di segretari e segretarie, di presidenti e di coppe dalle grandi orecchie spacciate come vere e di coppe gelato, di quelle che si sciolgono appena le guardi con un po’ di attenzione. Storie di regolamenti che qualcuno dovrebbe conoscere per professione e che se li ignori allora sei in malafede. Squalifiche e radiazioni che nemmeno a Chernobyl che poi ad essere precisi è Pryat e forse anche come Fukushima ma senza il mare. Alla fine invece arriva un topolino con 100 euro in bocca e un mese di squalifica. Poi che a pensar male si fa peccato.
#iostoconRha

A quella storia di tornei esotici e millantato credito s’attacca anche la storia di quelli che si sono dissolti e beccano un meno tre in classifica, così anche se non c’è alcune iscrizione a nessun campionato e anche due belle squalifiche ai dirigenti, non si sa mai volessero rispuntare fuori. Meriterebbero dirigenti migliori quei tifosi ma poi alla fine se t’accontenti sparisci e un po’ dispiace anche a me, forse però bisognerebbe farsi qualche domanda, non sempre, ogni tanto. Loro, i tifosi sono senza colori per i quali fare il tifo e questo è triste dopotutto.

Vi ricordate che vi ho parlato di Georgino Wijnaldum, ecco si lui quello del “mio” football manager.
In nazionale, quella “orange” ha sentito di dover mandare un segnale a casa, nella civilissima Olanda.

Pensate sia così una “trovata”, no.
Da settimane si susseguono negli stadi olandesi episodi di intolleranza, vera.
L’ultimo episodio grave ai danni di atleti dell’ Heracles. L’Ajax avversario proprio nel turno successivo dell’Heracles ha promosso questa iniziativa, a prescindere da quello che poi la Federazione olandese avrebbe deciso in merito.
“Racism, then we don’t play football”.
Tutte le squadre della Eredivisie hanno aderito.

Ho visto tifosi di colore dell’Arsenal, tirare le banane a John Barnes del Liverpool. Correvano i gloriosi anni novanta. Trent’anni dopo siamo ancora fermi li. Appena dopo Hillsborough.

Potrebbe essere una storia di football americano e invece è una storia di calcio.
Una di calcio femminile, quella di Lisa Sime. Figlia di Dave Sime medaglia d’argento alle Olimpiadi nei 100 metri piani. Stella della squadra di calcio di Stanford, la sua carriera s’interrompe bruscamente quando la sua schiena smette di reggere i carichi di lavoro. Due mesi dopo il suo infortunio viene annunciata la prima squadra femminile olimpica di calcio. Alle donne che diventeranno medaglia d’oro e leggende del calcio femminile manca il giocatore più talentuoso, Lisa.
I suoi quattro figli giocano a football americano al College o nella National Football league, ma la prima a finire su Sports Illustrated non è stato il loro papà, che pure ha vinto 3 Superbowl, ma sempre lei Lisa.

C’è chi festeggia un gol malissimo e indossa una maglia rossa, chi lo festeggia come Ibra a braccia larghe e chi si presenta alla partita vestito per l’occasione.
Vi presento i linebacker (difensori) degli Huston Texans.
C’è della meravigliosa ignoranza sportiva in tutto questo.

“He has vision but he can not see”.
Lui ha una visione ma non può vedere.
Apriteli quegli occhi, perché voi potete.

 

 

 

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