Cadeva il muro di Berlino, 1989.
Noi abbiamo ancora chi vuol alzarne di nuovi.
L’Herta Berlino, ha la più bella risposta possibile.
https://twitter.com/btsportfootball/status/1193185878291685376?s=20
“Arrivo prima che faccio qualche intervista ai tifosi. ”
Io le credo e invece dovrei smettere di farlo.
Abbiamo una nuova fotografa, brava.
C’è in palio il primo posto solitario in classifica della Serie A di futsal femminile che in un campionato con il playoff vale solo per saltare il primo turno dei playoff, giocare in casa le partite “importanti” e l’accedere alla final eight di Coppa Italia. In un campionato a 16 squadre entrano le prime otto, il cinquanta per cento, non esattamente una impresa improba.
Una bella partita, tanti tifosi in trasferta, il rumore del palazzetto e il nostro amico di Filadelfia che torna a guardarci su Twitch. Si proprio lui, quello innamorato di Bruna Borges. 342 ospiti occasionali, si avete letto bene trecentoquarantadue, 109 di media e 157 di picco. Questi i dati veri, verificabili non i fumosi Insight di Facebook.
Tanti gol, tante azioni, pali, cartellini gialli e rossi.
Ci sono quelli che esultano in camicia, quelli che si disperano in tutta.
Quelli che ci sono e quelli che guardano.
Ci sono quelli che danno la colpa agli arbitri e mai ai propri giocatori o a se stessi. Come un Pep Guardiola infuriato dopo che il suo Manchester City è stato annichilito da un Liverpool nettamente superiore.
Esistono arbitri scarsi come esistono giocatori scarsi. Mai che senta un tifoso argomentare sulla malafede di quell’attaccante della sua squadra del cuore capace di calciare in curva un pallone che danzava sulla linea di porta avversaria.
Certo questa partita non è Alabama vs LSU a Tuscaloosa ma per fortuna sabato Federica e Silvia sono andate ad ascoltare l’ennesima “cosa” indie e io ho potuto godermi in perfetta letizia lo spettacolo.
Uno di quelli che ti riconciliano con lo sport.
Tre anni fa il suo allora capo allenatore disse di Joe Barrow, l’attuale stella di LSU, che non doveva essere li ma a giocare in una squadra di Division 3 perché non aveva abbastanza talento. Ora è candidato a vincere il trofeo Heismann. E’ stato un lungo viaggio, fatto di cambiamenti, di rifiuti e di una squadra che ha radunato un gruppo di “giocattoli rotti”, di giocatori che nessuno voleva e li ha portati sulle soglie del paradiso sportivo. Clyde Edwards-Helarie è il running back di LSU , Louisiana State University. Il ragazzo è alto “solo” un metro e settantadue. Non esiste che un giocatore di 1.72 possa avere successo nella college football. Queste le sue statistiche contro Alabama, contro la Crimson Tide:
YDS/RA 5.2 RUSH YARDS 103 RUSHING ATTEMPTS 20 RUSHING TOUCHDOWNS 3, tutte scritte rigorosamente in maiuscolo, come la sua prestazione.
Le lacrime di tutti a fine partita sono di gioia ma anche di ricordo, di quello che è stato e ti ha portato fino a li.
Can’t Measure Heart @Clydro_22 gives his all and more pic.twitter.com/oizNEcjVO7
— LSU Football (@LSUfootball) November 10, 2019
E’ iniziato anche il “campionato” di football americano femminile. Torneo “nazionale”, andrebbe chiamato così, le solite cinque squadre che sono un rimpasto delle stesse praticanti da anni, tranne una. Questa è la prima stagione senza Karen Crocetta, un po’ come un campionato senza Cristiano Ronaldo, prima o poi doveva accadere ma abituarsi all’idea non è facile.
Quando le tue compagne di squadra sono sempre le stesse da un bel po’ anche quando cambi squadra, è facile confondere la famiglia anagrafica con quella sportiva. Attente però ad abusare della frase “questa squadra è come una famiglia”. Perché dipende poi da che famiglia vi è capitata. Avete presente il detto popolare “Parenti Serpenti”? C’è poi nei miei ricordi la zia di mio padre che amava ripetere della sua famiglia: “razza Faccenda cornuta e malagente” e se lo diceva lei.
Grazie “zia”Immacolata, più fiori per te su quella tomba sotto alle montagne.
Quando passi una parte della vita nel ricco nordest a fare sport capita che s’apprendano anche dei costumi locali che mal si adattano fuori dal quel contesto e non mi riferisco all’abitudine di bere una marea di spritz.
Non è una questione morale ma d’immagine. Dovrebbe essere una preoccupazione costante di tutti i protagonisti di qualsiasi sport se hanno davvero a cuore il futuro della loro disciplina e dell’immagine che vogliono trasmettere all’esterno del loro piccolo orticello agonistico.
Può succedere che in diretta tv scappi prima una invocazione alla vergine maria poi all’altissimo ma in realtà nell’ultimo caso si voleva ricordare ad alta voce la generosità dello “ZIO” d’America.
“Zitto finocchio” citazione di Maurizio Sarri rivolto a Roberto Mancini in un infuocato Napoli – Inter.
A volte basta seguire l’esempio di quello sport tanto vituperato che è il calcio, scusandosi.
A mente fredda, si riconoscere l’errore e si fa ammenda, semplicemente.
Torno a casa, accendo la tv. Si quella a pagamento.
A Liverpool, Jurgen Klop mette finalmente fine a questa mistificazione del tiki taka. Giocando con quella filosofia meravigliosa interpretata anche dal Pescara dell’unico vero Profeta: Giovanni Galeone.
Verticalizzazioni, tre giocatori offensivi e giusto due centrali capaci di marcare l’uomo davanti ad un buon portiere, ma quest’ultimo potrebbe essere un optional.
Il terzo passaggio è noia.
Così sommerso dalla Kop che canta “You’ll never walk alone” il calcio semplice, quello dove sono i giocatori di grande tecnica a fare la differenza, manifesta ancora la sua superiorità sugli alchimisti da panchina e gli stregoni della carta stampata.
Non me ne vorranno gli appassionati di futsal ma vedere Wijnaldum guidare il centrocampo del Liverpool come faceva la sua versione digitale appena diciottenne nella mia squadra di football manager è una emozione che non si può spiegare. “Vivundum” come lo chiamavo non sapendo come pronunciare il suo nome, rappresenta il prototipo del giocatore cantato da Ligabue.
Per capire Liverpool e “IL” Liverpool dovreste camminare però tra le casette basse a schiera dietro la Kop, quelle che odorano di mare e piscio di gatti, sotto quel cielo grigio piombo e finire poi al porto quello dal quale le navi cariche di emigranti italiani partivano per cercare fortuna in un paese lontano.
https://twitter.com/LFC/status/1193614105850105857
Capire, studiare, leggere e osservare.
Per ricordare e raccontare.
Senza pregiudizi.