Puntuale questa volta, almeno ci provo.
Una settimana piena di troppi chilometri, anche a piedi, di tanto pubblico e di belle riprese televisive.
In scena a Lucca il grande sport, eSport.
A Falconara il grande futsal femminile, quello con tanto talento in campo e pubblico sugli spalti, quello delle grandi occasioni.
Arriva la domenica però e torna tutto come prima o quasi. Partite che è meglio non aver visto, quelle che ho visto con il palazzetto con tanto spazio per accomodare il pubblico e quelle che proprio non c’è il palazzetto. Ci sono poi quelle che non è stato proprio possibile vedere.
Rifletto però sul concetto di partita come culmine di uno spettacolo, la giustificazione per lo sforzo economico e giornalistico. E’ un fine e non un inizio. Si continua però a trattarlo come se fosse l’unica cosa che conta, la ragione per la quale l’occasionale passante dovrebbe entrare, se è fortunato, in un palazzetto.
Vedere 10 ragazze sconosciute correre dietro ad un pallone non è una ragione sufficiente, c’è quell’aspetto di curiosità che viene spesso ignorato, perché forse si è convinti di dover parlare solo di sport e non si fa nemmeno quello.
Il futsal è anche uno spettacolo d’intrattenimento e come tale va trattato e prodotto, altrimenti si resta nell’anonimato amatoriale che forse piace a quelli che soldi non ne hanno, però vogliono spenderli.
C’è chi pensa che la partita in diretta sia uno strumento di “scouting”, che poi vada tolta immediatamente altrimenti le altre squadre “sanno come gioco”. A questi individui mi piacerebbe chiedere: “secondo voi la Juventus come avrà fatto a vincere otto scudetti di fila andando sempre in tv?”. In ragionamenti come questi si celano alcune delle ragioni che non permettono a questo sport di raggiungere un pubblico più ampio.
In realtà nessuno, badate bene, nessuno, vuole che “si sappia”.
Ci si affanna a sventolare che “si va in tv” nella stessa settimana in cui la RAI rilancia la sua piattaforma in streaming e on demand, RAI PLAY. Perché anche loro si sono accorti che il consumo del prodotto audiovisivo è profondamente mutato e se non si vuol restare con un pubblico geriatrico forse è meglio proporsi altrove.
Sembrano delle critiche ma sono dei propositi.
Inutile nascondersi, l’ambiente sportivo del futsal non ha la maturità per assorbire una critica, quindi non mi resta che avanzare proposte.
Se volessi scrivere che “sempronia” ha giocato male, sono sicuro di ricevere prima i messaggi dei dirigenti, poi i genitori e perfino i parenti dall’Australia che mi accusano di ogni nefandezza. Volete credere che è tutto bello, che stracciare squadre di seconda fascia 113 a 2 sia una prova di forza, va bene. Non lo è, così per informarvi.
Volete far finta di nulla dopo che vi hanno sconfitto in un big match, benissimo siete padroni d’ignorare la realtà e farci scrivere per l’ennesima volta che “ogni partita è una finale” e “che c’è bisogno di stare attenti ai dettagli” o la peggiore di tutte: “conta il gruppo”.
Vi svelo un segreto.
Un gruppo di giocatori scarsi, resta un gruppo di giocatori scarsi. Il “gruppo” non aggiunge nessuna abilità tecnica o agonistica. Ve lo lascio dire senza mai contraddirvi, non perché sia qualcosa di sensato ma semplicemente perché non val la pena nemmeno di confutarlo tanto è risibile come affermazione.
Così muore il diritto di critica e a volte anche quello di cronaca. Non può essere esercitato perché si è sotto costante minaccia di ritorsioni e non solo dalle squadre.
Resta però la possibilità di raccontare delle storie, come quella di chi dona i propri capelli, di chi investe tempo e denaro per sostenere la causa della ricerca, di chi fa mille sacrifici per esserci al campo, divisa tra la necessità di lavorare a tempo pieno e le richieste di una carriera sportiva che è per impegno simile a quella dei professionisti.
Vorrei aver conosciuto prima la storia dell’uomo libero della via Pal che quasi elimina l’Italia, il leggendario scoiattolo di Oxford. Le giocate sono un gesto tecnico replicabile in funzione del livello di abilità, non sono uniche.
Le storie, quelle personali invece lo sono ed è questo aspetto che risuona più facilmente con il pubblico.
