Martedì.
Finalmente riesco a trovare il tempo per una correzione al consueto caffè del mattino, che poi a dirla tutta io prendo un cappuccio ma non farebbe ridere allo stesso modo.
Succede quando siamo “costretti” a trasmettere la partita della domenica su facebook, l’orrenda compressione video della piattaforma social ci costringe a riassemblare la partita utilizzando la registrazione del flusso video originale. Insomma vanno via quelle due ore così.
Ci sono gli highlights e tutti i contenuti originali che produciamo e il tempo che resta di solito lo dedichiamo a quello che non è il futsal, per rimanere umani.
C’è chi non paga il sito, eppure arrivano mille notifiche, ma non dice nulla, chi festeggia un pareggio come una vittoria e chi di quel pareggio si ricorda una storia diversa.
C’è perfino chi vuol essere Batman.
Chi commenta le partite della sua squadra come se fosse un ultras e chi invece decide che “basta è finita si” ma siamo solo alla quinta giornata. C’è ancora chi si chiede per quale ragione questo, come tanti altri sport minor,i non decolli.
La fortuna di uno sport la costruiscono le persone, non quelli che s’aspettano che altri la costruiscano.
C’è chi è assolto, chi aspetta di non esserlo e chi quando serve si defila per il bene comune, storie che c’insegnano che degli uomini non ci si può mai fidare ma delle donne si.
C’è chi vorrebbe essere sugli spalti ma non può e allora la tecnologia t’aiuta a regalare un sogno, quello di cantare ancora in mezzo alla KOP perché quella è anche un po’ la tua curva
Not sure I’ll ever see anything more touching. Here’s an elderly gentleman with dementia being taken back to the Kop end at Anfield by using a VR headset. He sings every single word of You’ll Never Walk Alone. #Digitalinnovation #digitalinclusion #VR #reminiscence pic.twitter.com/xSESNhjH8i
— Michael O'Hara (@MikeOHaraDCW) October 16, 2019
C’è chi crede a un sogno, non di quelli che si fanno di notte ma di quelli che ti tengono sveglio la notte. A chiederti se hai fatto abbastanza e se c’era qualcosa in più che potevi fare. Allora qualcuno regala delle scarpe, per sognare. Arrivano a delle giovani donne calciatrici non ancora diciassettenni e se pensate “beh facile lui è Cristiano Ronaldo” ditemi quanti altri calciatori famosi lo hanno fatto e comunque come si dice dalla mie parti molto agricole “beh ci fanno le pecore”.
https://twitter.com/ESPNFC/status/1188787572484591617
C’è chi regala un sorriso, con un pallone e un “trick” di quelli che stupiscono i bambini. Quando non hai nulla ma ringrazi con la felicità negli occhi anche le strade polverose di Capo Verde sono il posto più bello del mondo.
https://www.instagram.com/p/B2HOaKRBLuT/
Questo è un mese per ricordare chi lotta per battere il cancro, chi lotta per trovare una cura e chi ha perso la sua lotta. Eccovi la storia di Tyler Trent, un anno fa era sugli spalti della sua Purdue. In campo i “suoi” ragazzi scrivevano la storia battendo Ohio State e lui sorrideva felice.
“Are you talking about practice man”. Vorrei davvero sapere cosa ne pensa Allen Iverson. Le affermazione di coach Herm Edwards su quanto sia importante l’allenamento nel football americano, anche quello universitario.
https://twitter.com/coachdshack/status/1184993496337387520
Sempre restando in tema Iverson, eccovi Zatlan nel dopo partita dell’acceso “Los Trafficos” il derby di Los Angeles.
Quando smetterà mi mancheranno le sue interviste, niente luoghi comuni, niente risposte scontate, niente falsa morale.
"I made LAFC famous, no? I made even [Carlos] Vela famous."
After the Galaxy's playoff loss to LAFC, Zlatan shared some thoughts on MLS and explained his indecent gesture aimed at an LAFC fan. pic.twitter.com/qAuBRZrsvN
— ESPN (@espn) October 25, 2019
Rispetto dovrebbe essere sinonimo di diversità. Nello sport più che in qualsiasi altra disciplina e invece eccovi dall’altra parte dell’oceano nella terra “delle opportunità” ad una giovane donna viene negata la possibilità di essere la donna e l’atleta che vuole essere.
https://twitter.com/Local12/status/1188915841347309575
Stanotte ci concediamo tre giorni lontani dal futsal, tre giorni in un mondo fantastico nel quale essere diverso è la normalità, nel quale per cinque giorni si può sognare semplicemente camminando per le strade di Lucca.
Per tornare umani, per restarlo e per aiutare i più piccoli a diventarlo. Non teneteli nel cassetto i sogni, condivideteli e se ci credete davvero, diventeranno la vostra realtà.