Coppa della Divisione

Eroi ed antieroi, una partenza senza sorprese

“Ma questa Coppa della Divisione serviva davvero?”. Dispiace esordire così, ma non sono stati pochi a domandarselo domenica e non è nostra abitudine far passare in secondo piano la voce di chi ci commenta o fa opinione. Due le questioni che saltano all’occhio: l’aumento dei costi per società (si tratta pur sempre di 4 turni in più, oltre alla Final Four in programma per fine febbraio) e gli esiti in gran parte già scritti in questo primo turno, nonostante l’impegno profuso dalle non favorite. Calcare un palcoscenico della massima serie è sicuramente gratificante, ma troppo spesso la lotta è impari. Era dai tempi del mio ex Florida, squadra capace di prenderne 24 (in un solo match) dalla Lazio di Lucilèia e Cely, che non si vedevano risultati così eclatanti. E dire che allora si trattava di due pari categoria, divise da un abisso: il doppio salto mortale che dalla C lanciava in A.

A 6 anni dalla stagione ricordata – e mentre cerco ancora di digerire regole di comunicazione che impongono il passaggio obbligato su Facebook con conseguente abbassamento della qualità delle dirette streaming (tradotto: il video della mamma che riprende con il cellulare il gol della figlia per inviarlo sul gruppo “famiglia” di Whatsapp, avrà ora la stessa definizione delle immagini mandate online da un fornitore di servizi) – ecco che il primo turno della Coppa mi ricatapulta nel passato e a quelle gare a senso unico che di senso – in fondo – ne avevano poco, soprattutto dal punto di vista dello spettacolo.

Do uno sguardo al derby di Taranto: 0-18. Salgo in Emilia Romagna: Decima-Grisignano 1-13. C’è anche uno 0-14 tra Mediterranea e Città di Falconara, unite in abbinamento da un criterio di vicinanza rivedibile. Ci sono 14 reti e una categoria di differenza anche tra Castellammare e Ragusa, che pur è una neo-promossa. A Montesilvano, un Francavilla comprensibilmente senza velleità di vittoria, incassa 10 reti (e fin qui…) ma subisce l’espulsione di capitan Pastorini che ora salterà la prima del campionato di A2, cioè quella competizione che alle giallorosse interessa davvero.

Allora mi interrogo anche io: serviva davvero? Avrebbe potuto avere un’altra forma? Due persone che stimo, con parole diverse, mi rispondono che – comunque – intorno al tema si potrebbe sviluppare una narrativa interessante: quella di Davide contro Golia. La favola dell’outsider che si fa strada come ammazza-grandi e che alla fine alza la Coppa, la prima della storia. L’antieroe. Un Clark Kent qualunque che all’occorrenza sa trasformarsi in Superman. Per un attimo funziona: rivedo il momentaneo 1-1 di Gerardi al portiere vice-campione d’Italia e allora mi dico che la formula, effettivamente, potrebbe far sognare. Che quelli che nutro anche io sono solo dubbi preconcetti.

Ma la prima giornata non riserva sorpresa alcuna, se non quella – bellissima – di un libro che ricevo in dono. Apro una pagina a caso. Forse a questa competizione devo solo dare tempo.

“Vedrai che alla fine o avremo vinta la nostra partita o saremo in quel che tu chiami nulla.
Per il resto rispetto le tue idee e spesso arrivo persino a condividerle.
A volte capita di muoverci in direzione diametralmente opposta al senso del bene comune,
tuttavia credo che viviamo in un’epoca in cui qualsiasi professione ha perso in passione ed integrità.
Quanti scrittori possono ancora definirsi tali?
Ti sto chiedendo di fidarti di me, non dei servizi segreti”.

(Frantic, Marco Tiberio)

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