Calcio

Megan Rapinoe, paladina nella lotta per l’uguaglianza nel calcio femminile

rapinoe
washingtonpost.com

In questo ultimo mese abbiamo imparato a conoscere meglio le top players mondiali del calcio femminile. Grande risonanza hanno avuto, anche in Europa, le ragazze a stelle e strisce non solo per la loro classe ma anche per l’impegno sociale profuso tra l’altro verso una eguale dignità anche contributiva rispetto ai calciatori maschi.
Icona di questa lotta all’uguaglianza è sicuramente Megan Rapinoe, insignita del premio come miglior giocatrice del mondiale,  capocannoniere è salita alla ribalta internazionale anche per la sua protesta durante l’inno americano, durante il quale non canta e non tiene la mano sul cuore, resta però in piedi come imposto dalle direttive federali sportive americane.
Apertamente contro la politica sociale del presidente americano Donald Trump, Megan si impegna da anni per assicurare a questa e alle generazioni future, un calcio femminile paritario, che possa rappresentare un lavoro sotto tutti i punti di vista perché, come lei stessa afferma:

“As an athlete, my mission is to leave this game in a better place for the next generation of women. One player’s story can change the game.”

L’attaccante statunitense è stata capace di intercettare, così il sentimento di un movimento intero, generando una presa di coscienza trasversale in tutti gli sport al femminile.
Ultima, in termini di tempo ad abbracciare la causa di Megan Rapinoe è stata Gaby Vila Real Macedo, per tutti Gaby, giocatrice di futsal che non ha bisogno di presentazioni almeno per noi, attraverso un post su Facebook che riportiamo:

“Questa donna (Megan Rapinoe) ha guadagnato il mio rispetto. Non solo perché non si è inchinata all’uomo più potente del mondo dicendo che non sarebbe mai andata alla Casa Bianca se avesse vinto la Coppa del Mondo, ma perché lotta per l’uguaglianza.  E magari sarebbe possibile se tutte noi fossimo unite e remassimo tutte dalla stessa parte. Lei, questa donna che si è appena laureata campionessa del mondo ed è stata eletta miglior giocatrice, è la terza calciatrice meglio pagata al mondo. Poteva, senza alcun problema, continuare la sua vita senza pensare alle altre. Ma lei vuole uguaglianza, vuole rispetto, lei è degna di ciò che fa e vuole aiutare e migliorare la nostra professione. E bisogna che tutte le altre giocatrici famose nei loro paesi facciano lo stesso. Gli esempi ci sono, ma devono essere seguiti.”

Una questione molto grande e complessa quella della parità salariale e di diritti nel mondo del calcio femminile che, chiaramente non si risolverà in un battere di ciglia o semplicemente perché oggi se ne parla, c’è bisogno dell’esempio e l’impegno di tutte le grandi atlete per poter percorrere questo cammino più rapidamente.

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