
I Mondiali di Calcio Femminile non sono finiti, gli Stati Uniti volano in finale di Coppa del Mondo e lo fanno con una prova da squadra vera di quelle che t’aspettano sornione e poi sono capaci di farti gol quando vogliono e prendere un the rigorosamente inglese e sbeffeggiarti perché senza le rivalità lo sport è di una noia mortale.
I giocatori forti che si fingono modesti sono quanto di più falso ci sia nello sport, l’avete mai ascolto Lebron James dire: “Bravo quell’Andrea Marino” e no i giocatori non sono tutti uguali.
Erin è nella Città Eterna e poi in viaggio casa e noi dobbiamo ancora incorniciare la sua maglia e che fortuna è stata vederla giocare e le storie si nascondono nei posti più assurdi.
Dimenticavo, gli USA riescono anche a parare un rigore e com’è Federica? “Il punto debole degli USA è nel portiere”, no. Nemmeno quello.
Olanda ci vediamo in finale.
“Lyon here we come!”
Nella stessa città nella quale Alex Morgan ha indossato la maglia del Lione per sei mesi il tempo giusto per provare a vincere una Coppa dei Campioni e dimostrare che non importa dove gioca un giocatore forte, quando vanno via lasciano sempre un vuoto anche in una squadra come quella francese capace di dominare in Europa come il Real Madrid di Di Stefano.
Quando è tornata negli Stati Uniti però la dirigenza del Lione non ha chiamato Goku a sostituirla e dire che nemmeno con i suoi poteri da supersayan sarebbe riuscito a rimpiazzarla. Non ha preso nemmeno Giovanna De Amicis, mia madre, che come interno di centrocampo aveva un passo che Marchisio porta le borse come i compagni scarsi di Boban.
Ripa Teatina e c’è il premio Rocky Marciano, Marino Bartoletti ci ricorda che forse s’è perso un po’ troppo di quel bar sport, di quella contrapposizione sanguigna ma genuina che poi però terminava li tra un bianchetto e una pacca sulle spalle. Forse è vero che il calcio femminile gode della sua bolla mediatica ma ora spetta alle giocatrici elevarsi al livello della narrativa giornalistica, le società devono fare la loro parte per permettere a tutti di godere e di raccontare uno sport bellissimo.
Al contrario si resta nella nicchia, come il futsal femminile, prigioniero di piccoli steccati molto alti, di un provincialismo che non è solo italico ma di una cultura dell’arrangiarsi quella si che è tutta latina.
Il futsal si agita con i trasferimenti, che mercato lo fa sembrare troppo una roba di schiavi anche se ben pagati e poi un sacco di nomi nemmeno li conoscono per fortuna che c’è qualcuno che ci tiene a farci sapere che l’abbiamo inclusa per caso in qualche lista. Questo è il momento dell’anno preferito di Ginger che non perde un trasferimento nemmeno se si tratta di una giocatrice Serie C del Kawanda. Non lesina un “giocatore forte” a nessuno che poi un complimento è sempre gratis e fa piacere e a lei non cresce mai il naso.
Mentre il basket di Serie A rischia di perdere sei squadre sommerse di debiti attendo la lista delle società prematuramente scomparse, il quindici luglio si avvicina.
Sulla carta geografica sovrappongo quella della rete Open Fiber perché va bene andare ad abitare in un posto più tranquillo ma senza la connessione poi è un po’ troppo tranquillo.
Mentre c’è chi cerca la “famosità” chi vuol essere dimenticato, c’è un gatto spiaggiato sull’angolo della scrivania che preme play sulla playlist e allora è tempo d’andare incontro all’estate.
