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MFC, Giorno Due e Mezzo

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C’era Giulia tra i pali della rappresentativa under 15 e dovresti sorridere un po’ di più in fondo non è la nazionale ma la maglia è azzurra lo stesso. Ci vuole coraggio, meno paura di sbagliare perché alla fine gli unici a non sbagliare mai sono quelli che non fanno nulla e mi vergogno di aver usato questo luogo comune ma è così.
Non è una gran partita vero, le ragazze ungheresi vi rifilano una imbarcata difficile da metabolizzare. Vero siete più piccole d’età, vero che il vostro percorso è appena iniziato però passare la partita a raccogliere la palla dalla rete non è certo l’esordio che si poteva sognare. S’impara anche dalle sconfitte per quanto io debba ancora comprendere davvero cosa.


I giorni durante la MFC si misurano sempre in ore ma tendono ad allungarsi abbracciando due spazi quantici e come se questa fosse una realtà doppia, simile ma più faticosa.
Arriviamo nella hall del primo albergo e giochiamo quasi in casa. La mamma di Marco è la proprietaria. Le foto di Marco le avete potute ammirare durante tutta la stagione nelle partite casalinghe del Montesilvano Femminile e quando non era impegnato a fracassarsi il ginocchio sul campo da basket.

Siamo in onda e non arrivano le squadre, qui è tutto pronto. Luci e si va in scena e per venti minuti il nostro Talk Show è senza ospiti. Arrivano poi i ragazzi della Fenice che ci raccontano com’è essere qui, dell’arbitro che assegna una punizione che non c’era poi il mister li guarda malissimo e loro si correggono aggiungendo: “non abbiamo fatto abbastanza”.
I saluti a casa e da casa sulla chat.

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Arrivano i bimbi della AS Roma Calcio a 5, proprio la Roma quella vera e non puoi capire se non hai vissuto a Roma come me perché lo sfottò è d’obbligo anche se sono dei piccoli giocatori.
“Per fortuna che non c’è la Lazio” e pensa che negli anni passati era piano di squadre che si chiamavano Lazio.

Mattia fa capolino da dietro i compagni e ci tiene a raccontare a Silvia com’è stata questa prima partita. Lui gioca a futsal perché si diverte con i suoi amici ed è orgoglioso di indossare la maglia giallorossa anche se non hanno vinto. I ragazzi spagnoli dell’Academy F6 sono ordinati ed educati, se pensate che sia facile trovare questa combinazione dovete uscire più spesso di casa.

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La notte s’allunga quasi fino al mattino e quasi chiudiamo uno dei pub della zona, parliamo del calcio mercato e di donne e anche un po’ di uomini mentre dietro alle mie spalle un gruppo di ragazzi a voce troppo alta parla di politica nazionale e internazionale tirandosi in faccia un po’ di luoghi comune come se non accadesse già abbastanza tra adulti.
“Chi gioca stamattina?”
“L’Australia Under 11”
Erin e l’arbitro che non è abituato a vedere una bimba in campo le accarezza il viso e lei non la prende proprio benissimo. Quando c’è un contrasto non tira mai indietro il piede, si sistema centrale difensivo e ha una gran visione di gioco, buoni piedi, a gesti dirige i compagni e il traffico del gioco con abilità.
“Non ti ricorda Pamela Presto? Più carina ma guarda lo stesso piglio e anche la stessa intensità.”
“Se vince metà di quello che ha vinto Pamela che carriera avrà…”

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Dove sono Cely e Leti quando servono due modelli di giocatore? In Belgio e poi a Cagliari e facciamo finta che non m’importa nulla.
Ora devo convincere l’allenatore a regalarmi la maglia autografata da Erin, le facciamo subito posto sul muro e ho già in mente quale maglia le farà posto.
Ora penso a Marta, si Marta il fenomeno del Brasile di calcio a 11, il futuro è vostro ragazze, piangere oggi per sorridere domani ed è proprio così, qualche settimana fa con il groppo in gola e le lacrime trattenute a stento e oggi qui a vedere le espressioni serie di Erin, i sorrisi e gli abbracci.
Per sorridere per lei e con lei.

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