Tutto al Pala Roma, compreso il mercato rionale del venerdì. Uno di quei giorni da bollino rosso, non solo per il meteo ma anche per la MFC. Ci saranno tutti qui, ma proprio tutti gli atleti di quello che senza falsa modestia è “il Viareggio” del futsal, o del calcio a 5 come preferite.
Abbiamo scoperto che le ragazze ucraine hanno trovato un folto gruppo di nuovi tifosi italiani, che quando vanno in spiaggia ricevono una valanga di richieste su Instagram e che giocano anche a calcio a 11. Ci hanno raccontato un po’ della loro vita, del loro paese e da perfette millennials erano felici che qui i negozi avessero una varietà di marchi che nel loro paese non è possibile trovare. Sono felici di rappresentare la loro nazione e ne sento la responsabilità: “se faccio un errore quando gioco per il mio club è semplicemente un errore, quando commetto un errore con indosso questa maglia è l’errore che commetto per una intera nazione e ne sento la responsabilità”.
L’Inter Movistar esce con un secondo posto dal torneo under 19, per il club più prestigioso al mondo arrivare secondi è un po’ come non arrivare mai, come non aver partecipato.
Una “camiseta” che pesa e ci vogliono spalle forti per portarla, coraggio ragazzi anche dopo una sconfitta si riferiscono a voi come “al club più forte del mondo”.
La festa del Liguilla campioni under 19, invece è la festa di un popolo, di chi ha creduto in loro quando nessuno dava loro speranza. Una festa per i loro mister che dopo una carriera troncata da un infortunio ha deciso che voleva offrire ad un gruppo di ragazzi una possibilità, un sogno.
L’emancipazione attraverso lo sport, l’occasione di liberarsi per volare in alto è quello che in fondo appassiona gli spettatori quanto gli atleti.
Alex: “sul tre a due ad un secondo dalla fine non ti fischiano un rigore, solo al Real Madrid contro la Juve, perché il Real Madrid ruba”. La fede conchoneros non credo possa essere ora un dubbio e nemmeno la sua passione per l’Inter Movistar.
Le borse dell’ F6 accatastate a caso e dietro al fondale per le interviste, dietro raccolgono e fanno finalmente sparire quattro giorni di bottigliette di plastica vuote.
Grazie “Cif” la tua maglia è un bel regalo e non è vero che non c’importa, c’importa in maniera diversa, come qualcuno di casa, qualcuna di famiglia.
C’è Fernandao sulla linea laterale, forse schierato un po’ troppo da laterale e meno da allenatore. Subo e cojones e quanto è difficile farsi allenare dal proprio papà e poi il gol sul secondo palo che pareggia il conto.
I campioni di di Spagna under 15 e capisci subito il perché bastano due movimenti e due scambi con il pallone, peccato per i capelli tinti biondo brutto ma va anche bene così.
Alla fine c’è qualcuno che vince e qualcuno che perde e vincono quelli che hanno creduto di più alle loro possibilità, alla preparazione e all’efficacia di una prestazione sportiva che è non è solo individualità e uno contro uno.
Ukraine, Ukraine, tutti insieme e in coro.
Finisce il torneo femminile, sul gradino più alto l’unica squadra con un collettivo capace di esaltare le individualità. Scusate se una frase come questa si è intrufolata così in questo paragrafo.
Gli spalti sono pieni e coloratissimi, come per le sfide Colini – Bellarte, come per le grandi rivalità e i grandi spettacoli di sport. Accade solo in questi torridi fine giugno quando un gruppo di pazzi decide di organizzare un torneo e non uno con “quattro squadrette” di quelli che organizzi con un giro di telefonate come per il calcetto la sera.
La mamma di Erin ci ferma mentre cerchiamo qualcosa da bere che possibilmente arrivi dall’Artico.
Ci mostra una sacca dentro c’è la maglia di Erin con la sua firma, ma lei specifica: “vuole essere lei a darti la maglia”.
Non resisto e le dico che la sua piccola riceverà un premio ma non deve dirle nulla e lei ci abbraccia come se fossimo di famiglia.
La guardo dal campo, è seduta sugli spalti come una piccola donnina, guarda la partita e ad ogni giocata spettacolare ha delle espressioni buffissime, prima emozionata e poi stupita e alla fine sorride tantissimo.
Si avvicina Sara per dirle che riceverà il premio lei ascolta ma non è sicura di aver capito, ha una espressione perplessa, arriccia le labbra e s’incurvano le sopracciglia.
Chiede poi alla sua mamma.
La vedo sistemarsi meglio sul seggiolino di plastica, si tira indietro e ora i piedi non toccano più in terra, la schiena si è raddrizzata. Ha capito.
Erin è l’MPV ma è un po’ più di questo. Lei è quello che vorremmo che fosse una manifestazione come questa, il suo sorriso è la speranza che questo sport possa regalarci ancora storie bellissime da raccontare, che possiamo avere anche nel futsal una Alex Morgan e raccontare a tutte le bimbe di nove anni che c’è un posto per loro in un palazzetto pieno di gente che l’applaude.
Osservo Erin tornare al suo posto e stringere forte al petto la targa, forte forte con tutte due le braccia. Esattamente come vorremmo fare noi con lei, stringerla per sapere che è tutto vero che in questa stagione alla fine è arrivata la storia che volevo raccontare e che non solo una questione di soldi, di quelli che “s’è sempre fatto così” e che non vincono sempre i cattivi.
Mi sento chiamare mentre la premiazione è in corso, lasciamo tutto e ci precipitiamo perché c’è questa donnina alta “due mele o poco più” che ha un regalo per noi, tiene distesa davanti a se la sua maglia con la sua firma.
Ho pensato per un attimo: “non è che stai dando a questa storia troppo peso?” No, datemi più storie come questa e forse non sarà così importante, quando questa sarà la normalità la racconterò come il punto di arrivo di un percorso iniziato da bimbe come lei.
Un regalo bellissimo.
Dobbiamo trovare una cornice adatta.
Federica si fa un selfie con Erin.
Non la scorderemo così facilmente.
La sera diventa notte, gli arrosticini e le bottiglie di genziana e limoncello e la liquirizia e dai che non abbiamo bevuto molto anche se stanno quasi chiudendo il ristorante. L’agenzia per cuori solitari e quelli che andiamo a Medusa e diciassette anni con più ormoni che neuroni, per un tempo che è passato per noi ma per loro è appena arrivato.
“Prendi il suo contatto instagram, noob”
“Salutami l’est dell’Europa”
“Domani mattina colazione verso le 12”
All’improvviso dal nulla s’alza un promessa, forse una speranza e un po’ anche un saluto.
“Regà tranquilli che so’ guidà”