Storie

Avete visto i miei pantaloncini?

Questo giorno inizia un po’ dove è finito quello precedente, con le musiche sceme su Youtube, l’incredulità social e una colazione abbondante che non guasta mai.
Arriviamo al campo con un tempo spagnolo, accompagnate dalla responsabile dell’organizzazione della manifestazione, il terzo (e unico) Women’s Futsal Tournament. Tempo nella sua accezione di unità di misura fissa e immutabile, a meno che tu sia spagnolo e sia me.
San Javier è una città orizzontale, distesa placidamente tra i campi da golf e il mare. Non è che poi l’abbiamo vista molto come sempre ci accade quando finiamo a bordocampo per raccontare di sport e anche di vita.
Mayte Mateo ha la sua foto sul pullman della squadra, voi l’avete? No? Non siete nessuno.

Vanno via le partite della mattinata con una MNK che affronta il Roldan a viso aperto, prende tre schiaffi e si rialza, ogni volta. Le ragazze croate corrono, corrono, corrono, ho scritto corrono vero? Non pensavo si potesse soffrire così tanto per non deludere le compagne di squadra, per non tradire la loro fiducia.
Stravolte dalla fatica a tre minuti dalla fine giocano con il portiere di movimento, ci provano, senza paura. Come non fai ad amare delle ragazze così? Non perché sono bionde e carine…mal pensanti.
Il pomeriggio entra in scivolata con le note senza firma e senza senso, che si dimenticano dei buffi e dei meloni, perché gli amici si vedono nel momento del bisogno. Perché a pensar male è facile soprattutto quando sai leggere, ti ricordi dei viaggi e delle spiagge. I pacchi me li faccio consegnare da Amazon, niente consegna a mano perché solo a certi capita la fortuna di trovare quello giusto al momento giusto.
Sono il segretario di Federica e so quanto è dura questa vita qui.
Alla fine questa è una storia di piccoli uomini e grandi donne, perché andare in campo così ti fa venire voglia di dire: “ma chi me lo fa fare”.

 

Il pallone poi sbatte violento sulla parete dietro la porta e impatta contro la saracinesca di metallo, come quella d’un garage. Dentro gli attrezzi di un palazzetto che è un piccolo gioiello.
Angelica, ricordi il rumore che faceva il pallone quando giocavi con due garage come porte? Quello stesso rumore. Gli alberi della pineta come porte, il campo segnato sulla sabbia in riva al mare.
C’erano allora, ci sono ora.
Quelli che provano a prendere una scorciatoia e avete l’impressione che vincano sempre, forse è vero, ma forse no.
Vorrei raccontarvi di Debora, non te l’immagini così un grande giocatore, invece ha il tiro di Adriano, senza gli eccessi di vita, il fiuto del gol di Bobone Vieri e poi però mi salta alla mente la foto di lei bimba su quella piccola sedia davanti casa e anche quella dove era meno piccola ma la sedia era sempre lì, piccola davanti a casa.

Oggi è un giorno nel quale vince il cinismo.
Non esistono “le squadre-famiglia” esistono le squadre che vincono, esistono le persone che vanno d’accordo e quelle che non vanno d’accordo e di solito quando vinci lo tolleri meglio il tuo insopportabile compagno di squadra. Non esiste l’allenatore bravo, esiste quello che vuol vincere quanto te e poi esiste quello che ha scambiato la panchina per quella che invece di solito trovi al parco. Non esistono i bei ricordi, esistono i ricordi di quando vinci e di quando perdi. Se impari da questi ultimi poi alla fine vinci, se invece ti lamenti, alla fine non vinci mai.
La gloria dura solo un attimo.

Arriva il Benfica che spacca i pali anche quando si prepara alla partita. Noi siamo ancora qui.
Ci sono quelli del “ma il mio mestiere è altro” e invece il nostro è questo.
Quello d’informarvi con professionalità e puntualità (Silvia) e quello di raccontare lo sport come fa Federica e tutti quelli che abbiamo ospitato sulle nostre pagine in questi due anni.
Il Benfica riesce ad aver ragione alla fine di una squadra ucraina che si difende con ordine e non rinuncia a minacciare la porta avversaria.

Lazio 2 – Udinese 0 e poi la VAR toglie il terzo alla squadra biancoceleste per fallo di mano. Muoiono così le chiacchiere da bar, le discussioni inutili tra tifosi che s’illudono perché quando sei innamorato non t’accorgi che lei non è bella e onesta come credi.
Ci sono quelli che si dovrebbero vergognare ma sono i primi senza vergogna, che sono spesso gli stessi che credono alla bugie perché la verità è troppo scomoda, come quando scopri che ti hanno dato una moneta da dieci euro falsa per una vita: dimmi come fai a distinguerne una vera. Ci sono quelli che hanno ventimila motivi per non volerti accogliere in casa e quelli che sono padroni a casa loro.
Fischio d’inizio del secondo tempo e subito gol delle lusitane.


Tanti gomiti e tanti spigoli, qualche giocatrice meriterebbe una nota sul taccuino dei cattivi e infatti volano cartellini.
Le note, quelle senza firma e senza nomi, quelle ufficiali ma non troppo, senza un protocollo o un timbro, ma quello lo puoi trovare per due euro e cinquanta sotto casa o dal tuo amico fidato.
Qualcuno perde le staffe e urla dalla panchina scomposto e qualcuno urla da lontano, come fanno i pazzi che urlano alla luna.
Arriva la sera, la birra gelata, le note della maestra, un pezzo della storia di Sofia.
I Gators, la full scholarship, i division one. Dieci anni fa Tim Tebow guidava i Florida Gators a una delle stagioni di football ncaa migliori di sempre, alla testa di una delle squadre più forti di sempre. Undici anni fa una ragazzina portoghese poteva diventare parte di una storia che è diventata leggenda.
Intorno ad un tavolo e l’orologio segna ben oltre la mezzanotte, potremmo andare a letto e invece abbiamo una storia da raccontare, un lungo audio da ascoltare e nuove cose da imparare.
Buona Noif a tutti.

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