Final Eight

Un tranquillo fine settimana di Coppa

Ci scrive Marco, era a Faenza per seguire questa Final Eight. Ha deciso di regalarci le sue parole, il suo racconto di un pezzo di vita speso sugli spalti. Noi abbiamo scelto di condividere questo racconto con voi, perché questo sport appartiene ai ragazzi come Marco capaci di raccontarlo così, buona lettura.

Ho visto la Final Eight

Ho assistito a 290 minuti (effettivi) di futsal, a 7 partite di cui 2 concluse ai rigori e 1 ai supplementari, a 42 gol, a tutto il meglio del palcoscenico del calcio a 5 italiano in vetrina al Pala Cattani di Faenza nel giro di un fine settimana.

Ho visto una Lazio Femminile tutto cuore e agonismo avere la meglio di una Salinis molto più quotata, ma forse anche più frenetica. Ho visto la squadra pugliese infrangere i propri sogni contro Tirelli prima, e due legni dopo, mentre ho visto le ragazze di Mister Chilelli quadrate e ciniche. Ho visto Ilaria Ceccobelli, che la sera prima era stata una delle protagoniste dello scudetto under 19, sbagliare il secondo rigore di fila, quasi fosse un rito scaramantico per poi acciuffare la qualificazione. Sicuramente è un rituale che non vorrà ripetere, ma finchè funziona non serve neanche disperarsi a questa giovane dal futuro roseo.

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Ho visto la seconda semifinale femminile ed è stata la partita più bella delle 7 a cui ho assistito dal vivo: rimonte, sorpassi, parate spettacolari, doppi pali e gol. Ho visto una Vieira incontenibile, una Dibiase pazzesca, un Montesilvano che ha trovato il gol solo con il portiere di movimento, ma che sempre con questa tattica ha subìto la terza rete. Poi ho visto una serie di rigori interminabili e ho visto che se non te la senti di andare sul dischetto, forse è meglio che le compagne non ti ci trascinino. E ancora una volta ho visto che la prima squadra che sbaglia poi passa il turno, come se fosse una sorta di regola non scritta.

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Ho visto la prima semifinale maschile e come i campioni possano fare la differenza in pochi secondi. 8 per la precisione: quelli che servono a Pesaro per passare da 0-2 a 2-2 prima del 3-2 finale. Ho visto Borruto che ha ribadito per l’ennesima volta perché il suo soprannome è “Cobra”. Ho visto il classico gol di Laion che spara missili da distanze proibitive e più di qualche volta infila i colleghi portieri.

Ho visto Lukaian trasformarsi in Hulk e segnarne 4 al Real Rieti e ho visto quanto possa essere difficile segnare a Mammarella. Il portiere della Nazionale meriterebbe una parentesi a parte, ma basta dire che tra i premi di fine torneo andrebbero consegnate delle targhe anche ai 3 che ci sono riusciti (Kakà, Nicolodi e Jaozinho), perché è stata davvero un’impresa colossale.

Ho visto la finale della Coppa Italia under 19 e ho visto 2 squadre che per più di 35 minuti hanno avuto più paura di perdere che voglia di vincere. Ho visto come ti può cambiare tutto a meno di 30 secondi dalla fine: bisognerebbe chiederlo al fenomenale numero 10 della Fenice Edoardo Botosso, arrivato a mezzo giro di orologio da vincere la Coppa Italia e probabilmente (sicuramente, a mio dire) il premio per miglior giocatore della competizione. Poi però ho visto il gol di Ibra Ghouati che ha portato la partita all’extra-time e ha fatto cadere una ghigliottina invisibile sulla psiche della squadra della laguna: primi 30 secondi del tempo supplementare, partita ribaltata e black-out senza fine per coloro che accarezzavano già il trofeo. Ghouati, non contento, segna ancora, e si porta a casa anche il premio di MVP: clamoroso come tutto possa cambiare in un attimo, in questo meraviglioso sport.

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Foto Divisione Calcio a 5

Ho visto la finale femminile, dominata dall’inizio alla fine dalla squadra più quotata (24 i punti di distacco in campionato). Ho visto un arbitraggio pessimo sia da una parte che dall’altra che ha innervosito non poco l’ambiente. Ho visto le gemelle Belli, ma poi ho capito che in realtà è una sola giocatrice che trovi dappertutto in mezzo al campo, ad inseguire qualunque cosa si muova e non abbia la maglia dello stesso colore. Ho visto una squadra giovane, ma coraggiosa, soccombere davanti ad una più rodata e tecnica guidata dalla solita inesauribile Vieira. Ho visto Tirelli mettere una pezza su tutto quello su cui poteva intervenire e portarsi a casa meritatamente il premio alla memoria di Sissy Trovato Mazza. Ho visto anche una giocata di troppo (evitabilissima e neanche riuscita) sul 10-1: bisogna saper perdere, perché capiterà a tutti prima o poi, ma soprattutto bisogna saper vincere e questo non è una cosa per chiunque.

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Ho visto la finalissima con il meglio del meglio del futsal maschile italiano sul parquet: la prima contro la seconda, la squadra campione d’Italia contro quella di uno dei migliori allenatori italiani della storia. Ho visto un palazzetto praticamente pieno, segno che questo sport sta decollando come merita. Ho visto il solito infinito Mammarella parare qualunque cosa e Cuzzolino segnare il classico piazzato di sinistro in una finale che è terminata nei 40 minuti e con un solo gol realizzato (era successo solamente nel 2006/07 era Luparense e Montesilvano). Senza nulla togliere al numero 7 degli abruzzesi, ma il portiere avrebbe potuto portarsi a casa tranquillamente tutti e due i premi MVP (portiere e giocatore), oltre alla Coppa che anche quest’anno è salita sul pullman dell’Acqua&Sapone.

Ho visto talmente tanto futsal nel giro di 34 ore che ancora mi fischiano le orecchie con lo stridìo delle scarpe sul parquet. Ma, per un appassionato, non è forse il rumore più bello che ci sia?

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Foto Divisione Calcio a 5

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