
La scherma, per me, è sempre grande emozione.
È incredibile come, pur trattandosi di uno sport antichissimo, sappia evolversi e declinarsi in nuove inedite sfumature, tutte emozionanti, nel corso degli anni.
Lavorare in questo settore è una sfida esaltante, perché permette una cosa che pochi impieghi consentono: misurarsi costantemente con nuovi aspetti, tutti legati ma sempre nuovi. L’ultima sfida, in ordine di tempo, è stato venire in contatto con la scherma per non vedenti.
La scherma per non vedenti e ipovedenti esiste, in realtà, già da un po’: nel 2010 un Maestro di scherma visionario e lungimirante, Giancarlo Puglisi (che ho avuto l’onore di intervistare proprio su queste pagine) ha capito che era possibile adattare la scherma anche a persone con una capacità visiva ridotta o addirittura assente e ha raccolto la sfida.
Da allora di passi avanti ne sono stati fatti e oggi la scherma per non vedenti ha un campionato italiano rivolto agli adulti perfettamente efficiente.
Era tempo di nuove, ulteriori, sfide però: perché non aprire le porte di questo sport anche agli atleti under 14? E qui entro in gioco anche io in prima persona, insieme alla mia atleta ipovedente, Elena.
Quando Elena ha messo piede per la prima volta nella sala Teate Scherma, mi ha portata a confrontarmi con un mondo nuovo per me e ad entrare in un’ottica totalmente diversa non solo per quanto riguarda la scherma, ma in generale.
Insegnarle la scherma per non vedenti mi ha fatto riflettere su quanto spesso nelle nostre attività quotidiane facciamo riferimento alla vista, senza nemmeno accorgercene, anche solo con i modi di dire. Lei comunque è una ragazza in gamba, ed è entrata subito in sintonia con la scherma, i suoi ritmi e il maneggio della spada.
Proprio quest’anno, per la prima volta, la Federazione Italiana Scherma ha deciso di tentare di proporre un circuito di gare anche agli atleti sotto i quattordici anni, ipovedenti o non vedenti. Il primo passo si è compiuto domenica 3 febbraio 2019, in concomitanza con la seconda prova nazionale non vedenti: con l’occasione è stata organizzata una gara promozionale per i bambini e cinque coraggiosi pionieri, tutti tra i 10 e i 14 anni di età, sono scesi in pedana per confrontarsi, tra cui, appunto, Elena.
La prima gara è sempre un’emozione che rischia di sopraffarti: tutto è nuovo e amplificato, le tue aspettative, il tifo del pubblico, la statura degli avversari, che sembrano sempre tutti fortissimi. Figuriamoci, poi, se ti stai misurando con qualcosa di mai fatto prima e sei anche la più giovane tra gli sfidanti. Elena, comunque, non si è lasciata intimorire e ha tirato fuori tutta la grinta che ha, portando a casa sei vittorie e conquistando il secondo posto.
Anche per me, che sono ormai abituata a stare a bordo pedana, è stata un’esperienza nuova: nella scherma per non vedenti è richiesto il silenzio assoluto a tutti durante lo svolgimento dell’assalto. Questo per permettere agli atleti coinvolti, che gareggiano tutti con una benda sugli occhi per rendere irrilevanti le differenze tra non vedenti completi e ipovedenti, di concentrarsi al meglio. Noi Maestri abbiamo a disposizione il timeout per dare consigli tecnici ai nostri atleti e il momento di usarne uno va quindi scelto con molta cura. Ovviamente, tutte le indicazioni che diamo ai nostri schermidori non possono far riferimento al campo visivo, su cui loro non possono fare affidamento.
Si tratta, insomma, di scoprire tutto un nuovo modo di comunicare e trovare un feeling particolare con l’atleta, ancora più forte di quanto non accada normalmente.
Come primo tentativo, comunque, direi che è andata più che bene: non potrei ritenermi più soddisfatta. Anche e soprattutto del clima durante e dopo la competizione che si è instaurato tra i piccoli schermidori, tutti ansiosi di fare amicizia l’uno con l’altra. Proprio come sanno fare i grandi atleti.
