Serie A

Numeri uno – Debora Vanin, la “miuda” diventata grande

Con 26 reti in 14 giornata è l’attuale capocannoniere della Serie A. Futsal Planet l’ha inserita nella lista delle 10 giocatrici più forti del mondo. Illegale è l’aggettivo che le viene più spesso accostato durante le telecronache. A meno che non siate appassionati solo di merletto a tombolo, l’”Indovina chi” della settimana dovrebbe essere già finito da un pezzo: parliamo naturalmente di Debora Vanin, la MVP della gara col Bisceglie che ha scritto a caratteri cubitali il proprio nome sul titolo di campioni d’inverno della Kick Off.
Segni particolari? Sovrumana. Potenze ad eleganza si sublimano nel gioco dell’ex Chapecoense, ma se in campo la sue determinazione fa paura, quando non indossa gli scarpini è una 23enne con la testa tra le nuvole e tanti sogni nel cassetto.
“A volte indosso le cuffie e mi isolo, allora le mie compagne di squadra mi prendono in giro perché vivo nel “Magico mondo di Bobby” (un cartone animato americano, n.d.c.)
 – scherza. – Ascolto tanta musica: non mi piace il metal, adoro il genere Sertanejo. Seguo anche qualche cantante italiano: trascrivere i testi, mi aiuta ad imparare la lingua”.

Debora Vanin

Debora Vanin

Non è difficile capire quanto le piaccia il nostro paese. “E a San Donato sto benissimo – mi dice. – Posso muovermi in bicicletta o in monopattino e poi Milano è davvero tanta roba. La prima cosa che ho visto è stata il Duomo, ma quando sento qualcuno che non ne parla bene la difendo sempre: è una città bellissima che offre tanto. Adesso sto frequentando un corso di italiano, poi appena potrò mi iscriverò alla facoltà di architettura, sono appassionata di design”.
Chapecò, il comune da cui proviene – il più grande dell’Oeste Catarinense – è invece una realtà molto diversa. “Con le città europee ha davvero poco in comune: c’è un bel fiume e una grande via commerciale, ma la maggior parte del tempo lo trascorrevo facendo sport. A parte mia madre, che ha preferito la pallavolo, è sempre stato il calcio lo sport di famiglia: mio padre ha giocato, mio fratello maggiore – Gustavo – è stato portiere nello Chapecoense e anche mio fratello più piccolo, Lucas, è bravo come portiere. Anche se io sto cercando di portarlo a giocare in attacco”, sorride.
Come accade sempre in Brasile, Vanin inizia a giocare con i ragazzi per strada. Ma l’appuntamento fisso è quello della partita del padre con gli amici: Debora va come spettatrice e alla fine si ritrova in campo, una bimba con l’inconfondibile coda a tirar calci tra gli adulti. E’ nato lì il nome di “Miuda”, che vuol dire “piccola”.

A destra, il primo giorno di scuola calcio. A sinistra, l’ultimo giorno in Brasile prima di partire per l’Italia.

La prima scuola calcio inizia a 9 anni e anche se allora non si chiamava così, è proprio quella del famoso club dello Chapecò con il quale partecipa al primo campionato Estadual categoria Under 11.
“Non importava in quel ruolo, non volevo mai uscire dal campo. E questo può confermarlo anche Paca (ora alla Ternana e preparatrice atletica – tra le altre squadre – anche della Nazionale brasiliana, n.d.c.), uno dei mister che ricordo con maggiore affatto: una volta mi ha sostituita e io sono andata a mettermi dietro la porta, in segno di protesta. Diciamo che sono sempre stata molto competitiva”.
E in effetti Vanin non si ferma mai: fino a dicembre c’è il calcio a 5, poi l’altra grande passione, quella del calcio a 11.

“Non saprei ancora dire quale dei due sport preferisco: forse adesso direi il futsal, perché sono due anni che lo pratico in modo esclusivo. Ma, fondamentalmente, mi basta che ci sia un pallone tra i piedi”.

 

La continua alternanza la porta a giocare diverse volte il Sul-Americano e a vestire la maglia della Nazional U-20, oltre a quella della Kindermann. Anche nel calcio a 5  arrivano tante soddisfazioni, come la vittoria della Taca Brasil e del titolo estadual, riportato a Chapecò dopo tre anni di assenza. A soli 21 anni Vanin è già un portento. E mentre tutti si aspettano una conferma, la “camisa 2” matura in sé la convinzione che sia arrivato il momento di una nuova esperienza: le chiacchierate estive sull’Italia con la vicina Cely Gayardo (in realtà le dividono due ore e mezza di strada, ma è pur sempre di distanze brasiliane che parliamo), le ronzano in testa a lungo e alla fine decide che vale la pena provare la Serie A, accettando la chiamata della Kick Off.

Debora Vanin con Cely GayardoAltro paese, altra cultura, ma stessa fame. Tanto che nel suo primo anno in Italia, Vanin incanta in Final Eight (pur non andando oltre i quarti) e conquista la prima finale scudetto della storia delle all blacks.
“E’ stata una stagione bellissima, ma purtroppo è mancato l’ultimo sforzo. Siamo giocatrici valide che si sono lasciate sfuggire un’occasione, ma quest’anno vogliamo riprovarci e fare meglio: il lavoro di Riccardo Russo e Manolo Peris sta facendo sì che ognuna riesca a dare il massimo. La prima nomination ai Futsal Awards? E’ uno stimolo: voglio dimostrare ancora di più cosa so di poter fare. E poi ho tanta voglia di vincere un titolo qui”.

La “miuda”, insomma,  è diventata grande.

“Ormai sono più alta di tanti di quelli che mi chiamavano così”.

E senza dubbio anche più forte.

 

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