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Kansas City, la neve e la prima notte di playoff

Questa è la prima vera notte dei playoff NFL, gli incontri di Wild Card non contano, non quest’anno.
Gioca anche la Juventus a Bologna, per la Coppa Italia, partite semplice perché anche se Allegri fa ruotare l’organico, le seconde linee bianconere restano tecnicamente una spanna sopra gli avversari.
Gol di Kean, così perché il primo millenials a segnare in Serie A è giusto che lo facesse anche con la squadra che l’ha fatto esordire nella massima divisione.
Domani ultima giornata d’andata per il campionato di Serie A femminile, si assegnano i posti per la Coppa Italia.
Cosa ci faccio quindi alle 02.15 del mattino incollato davanti ad uno schermo?
Guardo i playoff di NFL, Divisional Round.
È appena finita Kansas City Chiefs vs Indianapolis Colts.
Bufera di neve, perché a Kansas City direbbe un anziano dalle mie parti “la neve la semBBre fatto” ma hanno un campo riscaldato e quindi si gioca perfino su un terreno decente.
Storie da seguire: Patrick Mahomes, da Texas Tech non esattamente un programma di quelli scintillanti e fighi che vincono tutto. Figlio di un ex giocatore di Major League, con un movimento di lancio che fa storcere il naso ai tifosi ma anche agli addetti ai lavori. Però ha talento da vendere, i Chiefs lo prendono al primo giro, spendono quasi 30 milioni di dollari per metterlo sotto contratto, quando però esordisce in una partita che non conta nulla, mette su numeri che fanno dubitare sul reale valore del ragazzo nella lega.
Avanti Veloce.
Cinquanta touchdown e solo 12 intercetti, uno dei più dinamici e prolifici quarterback della lega.
Nella sua prima stagione da titolare, la sua seconda nella National Football League, distruggere record come se farlo fosse una cosa facile.

NFL records

First player to throw for over 3,000 yards in his first ten games (3,185)
Most touchdown passes thrown through first three career games (10)
Most touchdown passes thrown through first two games of a season (10)
Most touchdown passes thrown through first three games of a season (13)
Most touchdown passes thrown through first eight career games (22)
Most touchdown passes thrown through first ten games of a season (31)
Youngest quarterback to throw for six touchdowns in a game (22 years, 364 days)
Most consecutive 300-plus passing yard games (tied at 8)
Fastest player to 4,000 passing yards and 40+ touchdown passes (13 games)

Ricordo ancora quando nei talk show sportivi d’oltreoceano intervenivano i tifosi dei Chiefs per chiedere come mai avessero “draftato un quasi giocatore di baseball”.
I tifosi non hanno quasi mai ragione. Punto.

Quando però finalmente sul mio schermo appare il viso di Sean Mcvay ho già deciso che voglio vedere i Los Angels Rams spazzare via i Dallas Cowboys.

Nessuno ama i Dallas Cowboys, a parte i tifosi della squadra di Dallas e io odio i loro tifosi.
La franchigia texana non vince nulla dagli anni ottanta ma continua a farsi chiamare “the american team”. Ha un proprietario Jerry Jones ma è anche il general manager, si sceglie head coach un po’ pupazzi in modo da fare anche l’allenatore al riparo del suo box di lusso allo stadio. Jason Garrett è l’allenatore capo semplicemente perché nessuno sano di mente accetterebbe un posto di lavoro così se spera di fare carriera.
Mi ricorda tanto la situazione di molte società di futsal, già se si toglie via la patina di soldi e fama, alla radice certe situazioni sono le medesime.
Dall’altra parte c’è il più giovane capo allenatore dell’intera National Football League che a 32 anni e spiccioli potrebbe diventare il più giovane a vincere una partita di play off.
Sean Mcvay ha preso il controllo di una squadra che faceva cagare, letteralmente. Nella stagione 2017-2018 era ultima in qualsiasi statistica possibile tranne in quelle che indicavano quanto facessero schifo i Los Angels Rams.

 

 

Prima di questo incontro sono al secondo posto in quasi tutte le classifiche di rendimento, con lo stesso identico personale, con gli stessi uomini che solo dodici mesi fa non avrebbero trovato l’acqua nemmeno in piedi di fronte al mare.
La partita è una di quelle che ti tiene incollato allo schermo fino allo scadere del tempo, non perché il risultato sia davvero in bilico ma per controllare che la “tua” squadra non faccia casino proprio sul più bello.
Perché vuoi vedere Jarod Goff, il talentuoso quarterback che non ha idea che il sole sorga ad est e non a ovest, giocare una partita perfetta senza sbagliare nulla. Prendere il pallone e correre per chiudere una giocata che mette in sicurezza il risultato. Perché posso vedere finalmente Ndamukong Suh, uno dei giocatori più forti nel suo ruolo ma più scorretti di sempre, giocare come avrebbe dovuto sempre fare, come gli permette sul suo talento: duro ma pulito.

Posso vedere Ezekiel Elliott, il talentuosissimo runningback dei Dallas Cowboys, gettare al vento il suo talento. In queste pagine non abbiamo simpatia per quelli accusati di aver picchiato l’ex fidanzata e che usano il denaro per evitare la giusta punizione e continuare a giocare.
Posso vedere Dak Prescott il QB di Dallas cercare di fare “la giocata” senza averne il talento.
Tutto bellissimo, anche il faccione di Jerry Jones a fine partita, quell’espressione a metà tra Lerch della Famiglia Addams e il pupazzo Gnappo.
Posso andare a dormire, giustizia è fatta. Cowboys fuori dai playoff e i loro tifosi a cercare giustificazioni.
‘Notte.

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