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A te e famiglia riecheggia per tutte le rampe di scale che salgono all’ingresso del mio appartamento, tredicesimo piano in via Turati a Terni, segnatevelo voi che credete di avere dei conti in sospeso con chi scrive, almeno il nuovo anno lo iniziamo con qualcosa di archiviato invece di trascinarlo.
A te e famiglia, strap, stacco la parte superiore della bustina dell ‘OKI.
E’ già iniziato il mio mal di testa.
Un cesto natalizio sulla scrivania testimonia il passaggio recente di Fede e Mauro, Silvia Invece?
No Silvia con il Natale non ce la fa proprio.
Chiudo gli occhi e penso di abbracciarla, non la biasimo qualunque sia il motivo, di certo però nello spazio vuoto sul divano di casa, tra me e Mauro che guardiamo Roma Channel, la sua chioma ci sarebbe stata bene.
A te e famiglia eh!
Sono folgorato da questa riflessione, abbiamo trasformato un gesto gentile in un gesto per tutti, io non ho voglia di dare il buongiorno a tutti, non ho voglia di augurare buon natale random, ma c’è qualcuno che invece vorrei proprio stringermi, qualcuno per cui preparare il caffè la mattina appena sveglio oppure che vorrei baciare prima di dormire.
A te e famiglia, diamogli un senso, dedichiamolo a chi davvero risiede nel nostro cuore, perché non possono essere tutti uguali, perché la vita è fatta di incontri e la selezione porta a ricordarne alcuni ed altri no.
L’OKI scende piano nel bicchiere d’acqua, il cucchiaino forma un vortice che si porta via per alcuni istanti tutti questi pensieri, poi arriva forte il sapore di menta sul palato e la speranza che il mal di testa se ne vada dal mio animo piuttosto che dalla mia mente.
E’ natale, tra qualche misera ora, siamo tutti più buoni e questa cosa di non sentirmi diverso mi logora, questo svegliarmi esattamente in me stesso mi crea problemi, questo menefreghismo di memoria futsaliana mi si intreccia tra le luci dell’albero di Natale che Eleonora ha fatto con abile maestria e se non lo tiro fuori mi rimane incastrato tra le cose non dette.
La letterina che consegnerò:
Caro Babbo Natale, non posso mentirti, non sono un ufficio stampa ammaliante per cui devo per forza di cosa dirti che chi ti scrive è una molecola di questo sport, il calcio a 5, uno sport di nicchia che non ha intenzione di crescere, di elevarsi ne tantomeno di spostarsi di mezzo passo in avanti.
Abbiamo cambiato i vertici, abbiamo cambiato le nazionali, abbiamo cambiato le guide in panchina per non cambiare nulla.
Sento dire: “Musti è bollito e la Salvatore quasi”, io se potessi mi chiuderei in una casa per un mese con entrambi per rubargli qualche segreto, per capire cosa ci passa tra me che alleno in C da anni e loro che rappresentano l’eccellenza, troppo tardi sono già racchiusi nelle etichette che il nostro mondo gli ha dato, anche se io avrei voluto Bellarte.
Poi ci sono quelli bravi, bravi a parole, bravi nel dire cosa andrebbe fatto ma che poi nel chiuso del proprio spogliatoio alzano la palla al Pivot più forte della loro categoria e dicono agli altri state pronti ad abbracciarlo.
Costruzione dal basso no, non ci pensare che se vengono a pressarci abbiamo 4 ferri da stiro invece che due coppie di piedi, poi quelli che ad 11 anni specializzano le giocatrici e gli chiedono di non dribblare.
Ora se facciamo una media, in tutta Italia avremmo 16 ragazzine di 11 anni che giocano a Futsal e noi gli ordiniamo di non dribblare e cercare l’appoggio, no a voi niente buon Natale ma neanche alle vostre famiglie che la mattina vi permettono di uscire di casa.
Poi?
Poi i presidenti, allenatori, magazzinieri, uffici stampa di tutto e di niente che bruciano buone promesse come fosse legna abile a far la brace per la bruschetta della vigilia.
Colpo incredibile, la miglior juniores del bel paese è nostra.
Non la pago (ti sto dando una vetrina), non gioca, mi spiace ho appena tesserato mia nonna, non si allena, scusa abbiamo solo 7 casacche verdi.
Colpo incredibile, la miglior Carioca del panorama sportivo, non la pago anche se sta lontana migliaia di km da casa (ti sto dando una vetrina), non gioca, mi spiace ho appena tesserato mia nonna, non si allena, scusa abbiamo solo 7 casacche… ecco un problema del nostro bel paese, del nostro bel futsal, ci dividiamo su bianchi e neri e verdi ma non ci schieriamo mai in favore dei diritti umani, sportivi qualunque sia l’etnia che li rappresenta.
A te e famiglia no?
No grazie, tu non sei la mia famiglia e se anche lo fossi non sarebbe ben accetto il tuo augurio, il Natale non fa schifo, sono le persone che ti augurano di passarlo bene che sono ambigue, il cuore o ce l’hai o non ce l’hai, i sentimenti o li provi o non li provi, il meglio o lo auguri oppure sei fattivamente impegnato per donarlo alla comunità.
L’OKI comincia a far effetto, so distinguere esattamente chi cavalca il trend e chi anche risultando impopolare segue la strada degli abbracci, dei pianti, del lavoro.
Il sapore di menta svanisce sotto il mio palato, l’eco della frase a te e famiglia si perde nella tromba delle scale, la mia classifica piange, il mio ufficio stampa chiede cosa scrivere sulla stagione sportiva.
La mia risposta è sempre la stessa.
Scrivi che non ci avranno mai come ci vorrebbero loro, tanti auguri di non Natale a chi camuffa, a chi sopravvive, a chi vuole vincere senza creare, a chi non si abbraccia prima e dopo, a chi a 11 anni specializza, a chi vince per se stesso e non crea per gli altri,a chi crede che basta nascondere la testa sotto la sabbia per non esser visto.
A tutti gli altri, al mio capitano immenso Ersilia, timida e vera che a volte ha vergogna nel salutarti, ai miei redattori scomodi ma che non imbavagliano mai nessuno, agli allenatori che mentre la moglie li chiama nel letto stanno impazzendo a capire come limitare i danni, alle giocatrici che si alzano alle 5, corrono tutto il giorno e poi si cambiano e vanno a giocare la partita della vita, ai presidenti quelli che non cambiano auto ma il regalo di natale è indispensabile, ai poeti che raccontano di sport, ai direttori sportivi che non chiedono quanto avranno di rimborso ma piuttosto quanto avranno per costruire la squadra.
A tutti, Buon Natale a voi e famiglia.
Di fronte a questo dubbio e questo combattimento nel rumore di una musica che non vale niente, tra il pensiero di piacere e quello di innamorarsi, tra la voglia di una fuga e quella di sposarsi, non c’è niente da capire, tra l’amore ed il sesso ed il corpo e la mente, non c’è niente da spiegare, per concludere che in fondo in fondo è divertente, perchè l’amore non ha parole, il continuo dondolare tra persone e cose.
Questa falsa divisone tra puttane e spose.
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