Serie A

Dalla D alla A: così Arianna Proietti ha conquistato l’Olimpus

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Dalla D alla A nel giro di un’estate. Se il salto vi sembra impossibile, provate a chiedere informazioni ad Arianna Proietti, neo-portiere dell’Olimpus Roma, arrivata in blues a soli 19 anni dopo essere stata notata in un torneo di calcio a 5 del viterbese.
Tutto inizia da qui: il gruppo estemporaneo organizzato per il Memorial, continua la sua attività e si compatta in una squadra della quale Arianna è portiere.

“Fino ad allora era stato difficile per noi praticare questo sport: mancavano realtà solide e di solito ci si spostava nei paesi vicini”. Ma questa volta va diversamente e Arianna può dare finalmente sfogo alla sua più grande passione.
“Prima della maggiore età non ho mai giocato seriamente perché i miei non volevano iniziassi già da piccola con il calcio a 5, ma ho sempre fatto partite con amici e una volta raggiunti i 18 anni ho deciso per me”.

Il ruolo l’ha definito in seguito, come coraggiosa reazione ad un problema di salute.
“Avevo iniziato come giocatrice di movimento, ma mi affaticavo in fretta e non riuscivo a reggere il ritmo: quando ho scoperto che dipendeva dalla tiroide, ho pensato che avrei potuto spostarmi in porta, dove ci sarebbe stato meno da correre. Se mi è dispiaciuto? Neanche un po’, anzi è stato proprio quello il momento in cui tutto è cambiato per il meglio”.

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Le sue doti si rivelano subito Arianna e le società limitrofe fanno a gara pur di averla con sè in un campionato ufficiale: dopo un torneo a Terni, la chiamano contemporaneamente CLT e Olimpus Roma, nella persona di Giorgio Regni che la sceglie per l’imminente campionato Sperimentale Nazionale U19. Ed è qui che Arianna fa il suo primo passo verso la Serie A.
Il 5 settembre si presenta ad un raduno che coincide con quello della prima squadra: al di là dei nomi – Pomposelli e Blanco, solo per dirne un paio – è il livello del gioco a colpirla.
“Era tutto più veloce ed intenso, in realtà all’inizio non ho capito granché – sorride – ma poco dopo ho cominciato ad abituarmi”.
Tant’è che per Arianna arriva la proposta di indossare la maglia blues, non solo per l’Under ma anche per la prima squadra. Portiere nel massimo campionato femminile, proprio come il suo idolo Marika Mascia.
“Andavo spesso a vederla a Terni, è stata un bell’esempio. Quando entra in campo le cambia lo sguardo. Ha grandissima capacità di concentrazione, grinta e una tecnica impressionante sia con le mani che con i piedi. Anche io me la cavo come giocatrice di movimento, durante le partite di riscaldamento incasso un sacco di complimenti”, mi dice arrossendo.

Ad ottobre è già in viaggio con la formazione maggiore dell’Olimpus: le prime trasferte, le prime sconfitte e le rivincite. I giorni scorrono pieni di emozioni, anche se l’esordio tra i pali deve ancora arrivare.
“Non ho fretta. Sarà il mister a decidere quando sarà il momento giusto, spero solo di poter dimostrare il mio valore senza farmi prendere dall’ansia da prestazione”. Nel frattempo, si allena quasi tutti i giorni percorrendo la strada che da Gallese conduce al PalaOlgiata.

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“Il pieno”, dice al benzinaio mentre parliamo al telefono. E con il serbatoio carico macina chilometri quotidianamente, come faceva da piccola quando i genitori – ora felicissimi anche della sua carriera calcistica – l’accompagnavano al campo di pallavolo di Orte. Il suo numero di maglia nel futsal, in fondo, è un omaggio a quello sport.
“Ho sempre indossato il 22 che è il mio giorno di nascita, ma trovandolo occupato non ho avuto dubbi: il 13 di Valentina Arrighetti”.
Del centrale del Casalmaggiore condivide grazia ed agilità, che mette a disposizione di un’Olimpus in netta ripresa. Tre successi consecutivi sotto la guida di Musci (ora rilevato da Lelli) per tornare a sorridere, anche se Proietti il sorriso non l’ha perso neanche durante la partenza in salita delle sue.
“In tante occasioni eravamo in vantaggio e siamo crollate dopo aver subito gol, ma la squadra c’è e con lei le sue giocatrici conosciute in tutta Italia: c’è stato da adattarsi soprattutto a livello di mentalità, la vittoria non dipende solo da fattori tecnici, ma adesso qualcosa è cambiato e sto facendo tesoro di una bella esperienza”. Sportiva e di vita.
“Non capita a tutte le ragazze della mia età di vivere in un ambiente così multiculturale: con Jansson ho parlato un po’ inglese e da Gimena apprendo qualche parola di spagnolo”. Con l’iraniana Karimi – invece – i ruoli si invertono. È lei ad insegnare.
“Per adesso ha imparato a contare in italiano i numeri degli schemi, quando ci saluta ci dice “a domani” o “buonanotte”. Ognuna delle mie compagne, comunque, mi sta dando modo di accrescere il mio bagaglio”.
Uno spasso per un portiere che ha studiato lingue e ora studia da “grande”.
“Non mi aspetto nulla di particolare – chiude Arianna – vorrei solo crescere piano piano, riuscendo a sfruttare al meglio tutte le belle opportunità che mi verranno concesse”.

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