Storie

La sera dei miracoli

Chiudi gli occhi, respira forte, prendi aria, cerca gli occhi amici, pensa qualche istante ai nemici, stringi i pugni, sposta le pedine, controlla la reazione al tuo entusiasmo, entusiasmati al tuo controllo, è il momento.

Tutto quel che hai fatto fino ad oggi rischia di non contare più nulla, la risposta è del campo, come se poi il campo potesse parlare o rispondere.
Si lo so è un modo di dire, si lo so, anzi non lo so, non so che giorno è, non so che campionato è, non so che quando si riparte hai mille domande che ti rimbombano in testa come il suono di un pallone che si infrange sulla traversa, come il gong della sirena che per fortuna nel mio campionato non c’è anche se in realtà le sirene sono tante.
Suonano l’arpa da lontano, si contorcono nel voler essere le più belle, le più attraenti ma non stavamo giocando a pallone?
L’estetica è importante, si quella del gesto tecnico, della costruzione della manovra non quella del sopracciglio rifinito, del cerchietto in testa o del tatuaggio in mostra e neppure degli spalti pieni di figuranti.

miracoli

E’ tutto pronto?
Nel buio della tua stanza, nel buio della tua mente, nel buio dei tuoi affetti te lo sarai chiesto un milione di volte.
E’ la sera prima!
Di cosa?
La sera prima del pallone che rotola di nuovo in mezzo alle maglie avversarie, la sera prima del pallone che finisce dentro la rete oppure rumorosamente contro il palo, contro la traversa, contro gli striscioni a bordo campo, dentro la tua porta.
E’ la sera prima che le tue mille domande abbiano almeno 5/6 risposte logiche.
Tutto finisce per ricominciare, è abbastanza consolante, c’è sempre una nuova stagione, una nuova opportunità, una speranza meno flebile dell’ anno precedente.
Questa volta ce la facciamo.
Apri il borsone, un odore di nuovo, misto all’acetato ti travolge.
Che profumo ha l’acetato?
Il profumo di battaglie, di sudore, di viaggi interminabili, di speranze mai dome, di magazzini lontani che hanno appena spedito il vestiario all’indirizzo della tua società, l’odore di tuo padre che chissà da dove assisterà alla partita anche senza Sky e Dazn, l’odore caratteristico di ogni spogliatoio, curato, sudicio, allagato da qualche doccia precedente.

miracoli

Fissi un trofeo di tanti anni fa, nella sua rotondità, all’estremità riflette te stesso, piccoli pezzi di puzzle del tuo viso, deformati, disomogenei come la tua anima, come le tue ferite che hai curato per arrivare fin qua.
E’ il futsal di periferia, quello che sanguini forte da uno sgarro in fronte ma ti tappi tutti i buchi, compresi quelli dell’anima facendo pressione con entrambe le mani.
Arginare!
La parola d’ordine è arginare le tue paure, le chiacchiere di persone che nemmeno ti conoscono, la boria dell’arbitro che entra nello spogliatoio e sembra Collina ma poi esce a fine partita ed è sembrato di più topo Gigio.
Arginare la squadra avversaria e pensi giornate intere se è meglio stare bassi nella propria metà campo oppure andare a pressare la prima linea per tenerli lontani dalla tua porta.
Arginare tutto ma non i sogni, le idee, la passione e quella prepotenza buona che ad ogni sostituzione ti fa accarezzare la ragazza che esce per dirle grazie.

miracoli

Arginare questa tempesta maestosa che ti prende lo stomaco, te lo gira e ti ricorda che è la prima di campionato e dopo arriverà anche la seconda e la terza ed io che sono anziano non faccio più una tripletta del lontano ‘96.

La sera prima, ne discutevo qualche giorno fa con Silvia, è la sera dei miracoli, di quelli ubriachi bene, di gente incendiata da orgoglio e propositi buoni, dal pandino di Fede e Mauro carico di storie dette e non dette, perchè non tutto si può raccontare.

La sera di una confessione sussurrata tra la vergogna e la paura di averla regalata a qualcuno che non ne farà buon uso.
E’ la sera dei miracoli fai attenzione, è la sera prima di ogni partita importante ma anche di ogni partita per cui solo tu daresti la vita.

In mezzo a questo mare cercherai di capire quale stella sei.
Fai attenzione, lontano una luce diventa sempre più greve nella notte che sta per finire e la nave che fa ritorno per portarci a dormire.
La gente corre nelle piazze per andare a vedere, questa sera così dolce che si potrebbe bere, da passare in centomila in uno stadio, una sera così strana e profonda che lo dice anche la radio, anzi la manda in onda.
Così nera da sporcare le lenzuola, è l’ora dei miracoli che mi confonde.

Ogni maledetta partita, ogni maledetta trasferta, ogni maledetto autogrill in cui ci fermiamo per un caffè, ogni maledetta vittoria ed ogni maledetta sconfitta ma sopratutto ogni maledetta domenica e per chi preferisce mantenere il proprio aplomb: Any Given Sunday.

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