Storie

Si torna a giocare

La passione per il football, sia esso con la palla tonda, quella ovale o quella che rimbalza poco, segna con l’arrivo dell’autunno l’inizio di una nuova stagione fatta di sogni, di eroi, di lacrime e di sorrisi.
C’è la nuova stagione di College football e quindi da almeno tre anni a questa parte su Neflix non perdo l’ottima serie “Last Chance U”, della quale vorrei davvero raccontarvi e poi sempre sulla stessa piattaforma è anche sbarcata la serie tutta dedicata al pallone tondo che rimbalza bene, chiamata “First Team”. Squadra protagonista per lo scorso anno fu la Juventus mentre debutta sulla piattaforma digitale quest’anno il Manchester City di Pep Guardiola.

C’è sempre il futsal femminile, un po’ rumore di fondo della mia vita, troppo spesso piagnisteo e lamentela ma per fortuna ancora più forte è il colore dei sorrisi delle protagoniste in Italia e non solo, di questa meravigliosa disciplina.
C’è chi riprende a giocare calcando i campi della serie c ormai alla soglia dei quarant’anni. Una calcettista di categoria, con quell’anticipo che sa d’esperienza e quell’affanno che sa invece d’asma e debito d’ossigeno.
C’è chi si ostina a fare comunicazione con lo smartphone e le paginette facebook, ora che con quaranta euro e il provider più scalcagnato al mondo non si nega un sito web a nessuno.

Una estate torrida è trascorsa tra finale della massima divisione di football americano italiano a Parma e il torneo con vista sulla piscina. Tra la ricerca disperata di un condizionatore, al cospargersi di repellente per insetti che nemmeno nella foresta pluviale.
C’è quel futsal mercato che ufficialmente tra i dilettanti è ancora in quel guado melmoso del vorrei ma non posso essere professionista.
C’è chi preferisce perdere una stagione in serie c che provare a misurarsi con le grandi e non mi riferisco solo all’età.
C’è chi non allena ma istruisce, chi t’insegna a fare uno stop e una diagonale, su un campo all’aperto e sintetico, esattamente come quelli di calcetto che tutt’intorno a me s’illuminano di notte e fanno risplendere di sogni passati e di sogni a venire, gli occhi di padri e figli.

C’è chi andrà sugli spalti a fare il tifo per la sua squadra, anche se stenterà a riconoscerla osservandola scendere in campo e chi invece una tifoseria dovrebbe averla, perché lo spettacolo quello spesso è assicurato.
C’è chi viene e chi va, ci sono i grandi amori che finiscono, quelli che non si ritrovano, quelli che non si dovrebbero ritrovare. C’è chi non impara nemmeno quando ha appena commesso un errore e poi si chiede com’è che sbaglia ancora.
C’è stato il primo europeo femminile, quello vero, targato UEFA.
Scorrere la lista degli incontri ufficiale e trovare i nomi di donne che conosco nelle stesse colonne con Cristiano Ronaldo, Mpappè e Morata rendere reale quello che per molte è ancora un sogno.
L’inno nazionale e i filmati quasi rubati, gli scatti e le interviste, i lunghi viaggi e quei soldi inghiottiti insieme al sonno e alla bile da una passione che brucia tutto, anche il futuro.
“Se non importasse così tanto a noi a chi importerebbe di tutto questo?”, una semicitazione da uno dei romanzi, mi correggo, dei biopic, più belli di sempre sul calcio.

Riparte la NFL, la National Football League, dove tutto si brucia in una manciata di partite, diciassette per la precisione e poi finisce la stagione regolare. In pochi secondi si consumano carriere, caviglie e ginocchia, denaro e business.
Cristiano Ronaldo gioca nella Juventus e sfortunatamente anche Bonucci. A Roma già si parla di cambiare l’allenatore e l’Inter è già sull’orlo di una crisi di nervi.
Manca poco alla Supercoppa di futsal femminile. Quando il Montesilvano scenderà in campo Cely Gayardo, Leticia Cortes e Dayane Rocha indosseranno i colori del sodalizio abruzzese. Solo quattro anni fa contendevano lo scudetto ad alcune delle loro nuove compagne di squadra, l’anno scorso strappavano loro la supercoppa ma cedevano il passo in semifinale di Coppa Italia. Ora calcheranno il parquet del Pala Santa Filomena e abitano a meno di 500 metri da dove sto scrivendo ora. Se qualcuno solo l’anno scorso mi avesse anticipato un futuro così gli avrei consigliato di mollare il fiasco.

C’è chi farà colazione sull’isola, c’è chi lo farà vicino al mare. C’è chi lascia qualcosa che ha costruito per iniziare a costruire qualcosa di nuovo altrove. C’è chi fa lunghe passeggiate in pausa pranzo e si finge esperto di costruzioni lego e che passa estati al mare in posti in cui il mare esiste solo per la geografia.
Ci sono le vostre maglie, esposte come quadri. Mi ricordano perché maciniamo chilometri e superiamo gli ostacoli, come canticchierebbe Federica. Ogni lacrima spesa indossando i vostri colori, ogni gioia e ogni delusione è un pezzo della vostra vita e anche quest’anno proverò a raccontare la vostra storia insieme insieme a voi.

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