Storie

La Ternana è una fede rossoverde

Il Pala Divittorio si sta svuotando, è appena terminata una gara di playoff delle Ferelle. Damiano Basile è ancora seduto qui con me e una lunga fila di tifosi s’allinea per chiedere l’orario del prossimo incontro. La risposta invariabilmente è: “l’incontro è fissato per 18.00, salvo modifiche”. Lo sguardo smarrito di questo tifoso che come altri ripeterà: “dovrò farmi cambiare il turno al lavoro, però poi non cambiate ancora, mi raccomando”. In questa cittadina incastrata tra le montagne e l’acciaieria, la Ternana non è solo una squadra, è un pensiero fisso, un battito di cuore, una fede colorata di rossoverde.
In questi due ultimi anni ho girato troppi “palloni” travestiti da palazzetti, troppi palazzetti vuoti in cui si sente il suono del pallone che colpisce il parquet e per fortuna mi sono trovato anche con un PalaRoma stracolmo per l’ennesima sfida Colini – Bellarte o in un Papa Giovanni per le Final Eight di Coppa Italia. Nel futsal femminile troppo spesso fanno da contorno allo spettacolo sportivo desolanti spalti vuoti, con una eccezione, unica.
Il vecchio, trascuratissimo e un po anziano Paladivittorio. L’ho visto sempre gremito, coloratissimo. L’ho ascoltato esplodere di gioia e ammutolirsi incredulo a nove secondi dalla fine di un secondo storico scudetto, che allora non sapevamo fosse solo rimandato.
Sarà il destino di una cittadina operaia come questa, quella di soffrire sempre, fino alla fine. I suoi tifosi sono e rimarranno un patrimonio incredibile e per ora unico di questo sport.
In questi giorni caldi e non solo per il clima ho pensato spesso a loro.
Ho pensato a  Stefano che nella sua unicità rappresenta per me una tifoseria intera.
Ho pensato a quelle giocatrici che stanche di una città che non è certo Venezia, scelgono giustamente di proseguire la loro avventura sportiva altrove. Terni non sarà mai Venezia, mi chiedo però se tra le calle della città sull’acqua qualcuno le amerà come lo erano in terra umbra. Sbaglia chi le considera mercenarie, questo è il loro lavoro, il loro mestiere ed è giusto che vengano retribuite per questo e che lo possano svolgere dove meglio credono.
Penso però a Francesco Totti, capace per amore di una città e dei colori giallorossi, di rinunciare a tanti soldi e a tanti trofei. Rispettato per una scelta che non ho mai compreso fino in fondo ma che ho sempre rispettato, da appassionato di calcio e da essere umano.
La mia Juventus sarà per sempre Michel Platini, Gaetano Scirea, Alex Del Piero, Trezeguet, Deschamps, quelli che non ci hanno abbandonato quando eravamo caduti in Serie B, quelli che hanno sempre ricambiato il nostro amore.
La passione per una squadra è un amore che ti travolge e non conosce mezze misure. La mia Juventus non sarà mai Cannavaro, Zambrotta, Ibra (per quanto continui ad amarlo) e Bonucci.
La mia Ternana sarà sempre Maria Fontana che sorride pochissimo, Maite e le sue corse sulla banda laterale, Taina, Pamela, Claudia, Ludovica e i suoi capelli sempre raccolti. Sarà Sofia, con i capelli biondi raccolti in due codine con i colori della squadra. Sarà di quelle nuove campionesse che il popolo rossoverde potrà sicuramente ammirare con me dagli spalti, perché la storia di questo club è sempre stata punteggiata da campionesse amate anche quando poi hanno scelto di vestire altri colori, come Amparo.
Il successo di uno sport si misura anche sulle grandi rivalità come quella tra Montesilvano e Statte, nelle sfide tra grandi squadre che si protraggono negli anni.
Una Ternana ai vertici di questa disciplina è un bene per tutti, soprattutto per le sue avversarie.
Per essere il più forte, devi battere i più forti.

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