Futsal

Il cielo è azzurro sopra le nuvole

azzurro

“All’Italia gli applausi, all’Ucraina i punti”. Fosse stata una partita di campionato, sarebbe stato questo il titolo. Perché a Fondi è andata proprio così: c’è una Nazionale che gioca – quella Azzurra – e una che gioca di rimessa, tanto che la maggior parte delle azioni del primo tempo si spegne al terzo o quarto passaggio. Della squadra che ci ha battuto a Lviv sono rimasti appena 5 elementi, ma il pensiero di tutti è quasi una grossa vignetta sulla testa dei (purtroppo) pochi seduti di fronte a noi: è tutto qui? Queste ce le mangiamo. E invece perdiamo una brutta palla sui 10 metri e nel primo tempo si va a riposo così: Ucraina 1-Italia 0, ma a zero sta anche la nostra preoccupazione, nonostante il ghiaccio sulla caviglia di Luciani dopo uno scontro di gioco. Basta centrarla quella porta. Il tiro al bersaglio del primo tempo, in effetti, è stato fino ad ora un tiro intorno al bersaglio: uno strike e si porta a casa questa benedetta amichevole.
Tra quello che potrebbe sembrare e quello che sarà arriva però il raddoppio gialloblu in contropiede e poi un’altra palla lunga per il tris, subito dopo il palo di Belli. L’espressione che disegna il viso della siciliana al suono metallico è quella di un’Italia intera. Che non cerca alibi e no, di sfortuna davvero non vuol palarne, ma – sotto sotto – inizia a pensarlo: che altro dobbiamo fare per vincerla?
Sembra di rivivere Italia-Russia in Guadalajara, un’altra delle eccessive punizioni che il destino sportivo ci ha riservato.
La vediamo bene l’impotenza dietro l’impegno, ed è anche per questo che dell’Italia ci innamoriamo un po’di più. In pochi, ma tutti un po’di più. Non sono stati chilometri inutili, non è stato tempo sprecato. A casa vediamo ancora una volta una partita che non abbiamo potuto trasmettere e ci troviamo davanti una squadra che sa quello che fa. A mente fredda, confermiamo il giudizio iniziale di una Nazionale bella, in crescita come già  detto, ma ancora distante dalla caratteristica che il contesto internazionale richiede: la concretezza. Un difetto tutto “italiano” che gli uomini di Ventura hanno confermato e le ragazze di Bertolini sfatato; in mezzo c’è la Nazionale di Salvatore, un gruppo che sta seminando bene e attende i frutti rigogliosi di un lavoro – è bene ricordarlo – iniziato solo tre anni fa. Il futuro? Date un’occhiata alla prima di Brandolini, guardate la testa sempre alta di Coppari. E oggi sarà anche il giorno di Mansueto. Se la storia cambiasse tra poche ore soltanto, non ne sarei affatto sorpresa.

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