
Dopo un anno ci ho fatto quasi l’abitudine. Preparo l’intervista e non la chiamo mai mister. Sarebbe inappropriato, visto che – dal 4 agosto 2017 – Francesca Salvatore è il c.t. della Nazionale Juniores, prima donna della storia a poter vantare questo titolo che nel frattempo si è trasformato in “senior”, quando – in occasione del 4 Nazioni di Guadalajara e della doppia amichevole in Iran – all’allenatrice pescarese è stata affidata anche la prima squadra.
“Se non fosse stato per la Nazionale – racconta – non mi sarei mai staccata da quel campo che sono abituata a vivere come una giocatrice, ma di quest’esperienza sono estremamente grata perché mi ha permesso di riprogrammarmi come tecnico e come persona. Ora riesco a guardare il calcio a 5 da una prospettiva più attenta ed oggettiva: mi ritrovo a fare riflessioni che prima probabilmente non avrei fatto, perché condizionata dall’emotività di tutto ciò che una squadra di club costruisce nella quotidianità. Migliorare vuol dire anche questo, crescere attraverso il confronto con altri professionisti e passare dall’essere l’unica a cui dover dare conto, ad una delle voci da prendere in considerazione nella scelta di un obiettivo comune”.
MENICHELLI – E in questo nuovo modus operandi, il c.t. Roberto Menichelli è stato una guida insostituibile.
“Dal giorno in cui l’ho conosciuto a Coverciano, ho capito di avere davanti una persona coerente e leale. A volte ci sono state anche divergenze, ma non è mancato mai il dialogo e posso solo essergli grata per l’opportunità che mi ha concesso: nel mio piccolo, spero di averlo ripagato almeno un po’ per tutto ciò che mi ha dato. E non parlo di ruoli, ma del modo in cui è riuscito ad instradarmi senza paura di essere scavalcato, perché alla base c’è un rapporto di profonda fiducia: poi ho camminato sulle mie gambe, è vero. Ma le sue parole mi risuonano in testa ogni giorno e sono di estremo valore per me, tanto nello sport quando a livello personale, perché è nella mia vita che le sto riportando”.
ESSERE C.T. – Essere c.t., infatti, è un onore e un onore che non si limita alle ore trascorse sul parquet.
“Non rappresenti più un club, ma una Nazione. Di conseguenza agisci con diplomazia e razionalità perché nella gestione di un gruppo nulla può essere lasciato al caso. Diventi il cardine di un movimento, il vettore di un messaggio che arriva anche all’esterno e questo ti porta a lavorare prima su di te, per poi rifletterti sulla tua squadra che, a sua volta, è specchio di tutto il paese”.
Un compito delicatissimo, reso quasi naturale da un’Italia eticamente impeccabile.
“Grandi e piccine, tutte hanno rispetto per la maglia che indossano sia mentre sono ufficialmente impegnate nelle competizioni che nel tempo libero, perché il vero atleta – quello su cui ho potuto sempre far affidamento durante il mio mandato – non è quello che termina il suo compito a fine stagione, ma quello che non smette mai di allenarsi affinchè il suo corpo sia pronto a rispondere alla chiamata della Nazionale in qualsiasi istante”.
PROFESSIONALITA’ – Concetto, dicevamo, ontologicamente presente nel gruppo azzurro.
“Quello che accomuna Under e prima squadra è senza dubbio la professionalità. La preoccupazione più grande veniva dal rapporto con le piccole, invece si è rivelata un’esperienza fantastica: anche se il gap rispetto ad altre Nazionali permane, sono ragazze prontissime sotto il profilo tecnico. Della prima squadra – continua Salvatore – conoscevo personalmente tanti degli elementi e temevo che il rapporto si irrigidisse nel passaggio dal club alla Nazionale: anche in questo caso, invece, ho trovato grande disponibilità. La differenze tra un gruppo e l’altro, in fin dei conti, è solo nel fattore emotivo: alle prime sai che puoi dare qualcosa in più, sono spugne pronte ad assorbire tutto ciò che trasmetti. Ma nel complesso poter essere il loro c.t. rappresenta per me qualcosa di unico”.
Peccato, però, che a sfogliare l’album degli indelebili ricordi azzurri si faccia piuttosto in fretta.
“L’unico neo di questa avventura è stato il poco tempo che abbiamo avuto a disposizione per incontrarci. Purtroppo è difficile trovare un equilibrio tra le esigenze della Federazione e quelle delle società impegnate nel campionato ed in questo modo diventa difficile recuperare il gap rispetto alle realtà partite in anticipo rispetto a noi”.
Lavorare sul settore giovanile, però, potrebbe essere un buon modo per accorciare i tempi di recupero.
“Ormai è evidente la necessità di un campionato Juniores che possa definirsi tale. Non soltanto fasi finali nazionali, ma un torneo di livello con squadre di under che possano crescere di pari passo con i team di Serie A. Così, anche se non dovessimo avere maggiore spazio per i raduni, avremmo a disposizione un gruppo di piccole atlete sicuramente più preparate al salto nazionale”.
FUTURO – Intanto, le sorelle d’Italia hanno fatto ovunque la loro bella figura.
“Il confronto internazionale ha evidenziato due fasce: in una ci sono Nazioni come Spagna e Portogallo che vantano altissima tecnica individuale ed un gioco collettivo organizzato, nell’altra ci sono selezioni come quelle dell’Ucraina e dell’Ungheria che sono forti fisicamente. Noi ci piazziamo esattamente nel mezzo, cercando di sopperire con il carattere alle nostre lacune. Stiamo facendo tanto, ma dobbiamo crescere ancora. E daremo il massimo affinchè questo accada”.
Tra pochi giorni la doppia amichevole contro l’Ucraina a Fondi, poi sarà tempo di sedersi a tavolino.
“Il mio contratto scade a fine giugno e non so quale sarà il mio futuro. Qualunque dovesse essere la scelta dalla FIGC – chiude Salvatore con un sorriso – non capita tutti i giorni di essere il c.t. della Nazionale italiana: per me è stata un’emozionante esperienza di vita che mi ha lasciato tantissimo. Avere la possibilità di portare avanti il lavoro svolto, anche in ottica Europeo, sarebbe la conferma più bella che si possa desiderare”.
