Sport

Chiedi chi era Ayrton Senna

senna

Ho una penna, senza tappo e con il dorso rotto, probabilmente si è spezzata dentro la mia borsa, ho un foglio di carta, scarabocchiato ai lati, al centro ho nervosamente firmato il mio nome e poi c’è un angoletto di foglio libero.
Ho una storia che non c’entra in quel pezzetto ed avrei voglia di scrivere a mano ma la penna ha finito il suo ciclo di vita.
Il ciclo della vita, che inizia e poi corre o meglio scorre tra curve, salite e discese e poi taglia il traguardo sempre troppo presto, ci fosse il tempo di saperlo chissà quali sarebbero le ultime azioni che ci concederemmo.

Il suo nome è Ayrton, di curve, discese e salite ne ha fatto una professione, sbiadito e malinconico nella mente di molti, anonimo nome sulla punta della lingua di pochi, esempio di vita per tantissimi che hanno avuto la voglia di conoscere cosa c’era dietro lo sportivo, lo spessore umano delle persone viene sempre prima dei titoli, delle vittorie e dei titoli di giornale.
Se n’è appena andato Roland Ratzenberger, una cometa, passata velocemente ed anche velocemente dimenticata in un weekend tragico di Imola che nessuno lo sa ma deve scrivere ancora un’altra pagina tragica, di sgomento e fragilità umana.

senna

Il suo nome è Ayrton, tra l’asfalto bollente, le visiere strappate dal casco verde oro ed i pugni levati al cielo non c’è uno che non lo ammiri, anche chi lo odia sportivamente parlando, in fondo lo ama.
Ha uno sguardo dolce ed un ciuffo sudato che una volta estratto il casco, rimane come un punto interrogativo sulla fronte, quasi a dire, è questo il mio mondo?
La formula uno degli anni 90 è il suo mondo, ho 14 anni e  lo vedo vincere ormai da anni, con la sua classe, tutto normale, tutto patinato e nostalgico come la “Saudage” che mi attanaglia pensandoci.
Siamo ad Imola dicevo, il giorno prima un austriaco con un nome impronunciabile si incolla alla curva Villeneuve, per la prima volta scopro che si muore anche di sport, mio padre che nella sua vita dissennata ha corso per anni nei circuiti del Rally da qualche giorno mi diceva che erano arrivati al limite della sicurezza, dell’esasperazione ed io come sempre accade in giovane età, lo avevo ascoltato quasi con fastidio, come le previsioni meteo quando dicono che domani pioverà ma tanto tu esci di casa lo stesso senza ombrello.
E’ domenica, il pranzo in famiglia, poi ci si sintonizza sulla rai prima che inizino le partite di calcio, c’è il Gran Premio, saluto di corsa papà che intanto sta cedendo ad un’altra passione, oggi suona con il suo complesso a 400 Km da casa mia.

senna

Foto Damiano Fiorentini

Sono il padrone del telecomando, è una sensazione di onnipotenza, pronti via, si parte, destra 100, sinistra 50, scala, allunga la staccata, intanto la ninna nanna del motore a pieni giri fischia forte dalle casse della tv.
Le Ferrari sono dietro, c’è da sperare nel miracolo, la Williams di Ayrton è in testa anche perché il brasiliano non allenta il piede dall’acceleratore, mai!
La regia stacca, qualche sorpasso nelle retrovie, qualche frenata al limite con i pneumatici che fischiano come treni a vapore.
Poi la curva, l’ultima, Ayrton esce dal tamburello e lo imbocca dritto per dritto, un oggetto entra e sembra quasi uscire dal teleschermo a 310 km/h, si alza da terra e poi si frantuma tutto in un secondo, il casco si adagia sulla scocca della macchina,

il mio nome è Ayrton e faccio il pilota.

Ricordo di essermi portato le mani al volto ed aver atteso quei lunghi interminabili attimi prima che arrivasse l’assistenza medica.

Un’attesa vana, una speranza spenta, se ne va via veloce il campione e si porta via anche l’uomo gentile, quello dal sorpasso ignorante ma dal sorriso buono, mentre la TV di stato ci propone elicotteri, tracheotomie, dolore e sangue ed io cerco con lo sguardo mio padre che non c’è ed allora piango, sospeso nel tempo, un tempo che non passa mai, piango lacrime di amore per chi ho odiato perché era troppo forte, si speravo bucasse una ruota o si fermasse il motore per vedere la Ferrari sopravanzare ma no cosi no, si è rotto il piantone dello sterzo forse, oppure la scheggia di un braccetto che è entrata dal casco… che differenza fa?

senna

Ayrton Senna era al primo anno sulla Williams, era uno di quelli che non voleva perdere mai ma che sapeva donare sentimento e magia a questo sport, oggi era salito nell’abitacolo con la bandiera Austriaca nascosta sotto la tuta, aveva deciso di vincere per ricordare il collega scomparso il giorno prima durante le prove, dei punti in classifica non gli importava, non oggi, lui voleva arrivare al traguardo e tirare fuori la bandiera e sventolarla verso il cielo.

Alle 18:40 di una domenica come tante altre Ayrton sparisce dal palcoscenico che lo aveva visto protagonista indiscusso, in Brasile vengono proclamati 3 giorni di lutto nazionale, oggi nella curva del Tamburello se ti volti a destra c’è una statua alta 2 metri, un monumento eretto alla memoria di uno dei più grandi piloti di sempre.
Il pilota brasiliano non c’è più ma continua a pulsare forte il suo messaggio nella circo della formula 1.
Emblematico quel che accade nei giorni a seguire, si riparte da zero per la sicurezza di tutti i piloti, un grande se ne va e lo fa lasciando un messaggio chiaro nella mente di tutti, così non si può più andare avanti, ci vuole un passo indietro ed una maggior tutela di chi rischia la vita.
Iniziano grandi briefing, vengono stravolte le regole, cambiano tutti i dettami sulla costruzione delle auto, si tagliano dai circuiti le curve folli, il Tamburello diventa una variante, la FIA riduce le dimensioni dell’alettone anteriore per moderare l’efficienza aerodinamica, Alain Prost, rivale storico di Senna ma anche uno dei più scossi, tuona:

“Chi fa le regole non ha mai messo il sedere su una macchina di F1”.

senna

Ayrton Senna moments before his fatal accident.
San Marino Grand Prix, Imola, 1 May 1994

Ayrton Senna è un uomo che ha corso più veloce delle paure, della fame, del dolore, è uno che pilota ci è diventato con la sua bravura, uno dei pochi arrivati senza il potere degli sponsor, nessuno lo sapeva mentre era in vita, sarà la sorella a svelarlo dopo il tragico incidente ma Ayrton mantiene 40 bambini in Brasile grazie ad una fondazione, la maggior parte di quel che guadagna lo investe nella sua terra per far sorridere gli altri, quelli meno fortunati, nel suo testamento lascia quasi tutto a loro giustificandolo così: “I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti la stessa possibilità”.

Se pensi che umiltà e vittorie non possano convivere, se qualche volta hai avuto l’impressione che la vita stesse andando troppo veloce e la notte hai avuto paura di scoprire cosa c’è dietro una curva, chiedi chi era Ayrton Senna.

Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa
anche se qui non ci sono piloti

anche se qui non ci sono bandiere
anche se qui non ci sono sigarette e birra
che pagano per continuare
per continuare poi che cosa
per sponsorizzare in realtà che cosa.
E come uomo io ci ho messo degli anni
a capire che la colpa era anche mia
a capire che ero stato un poco anch’io
e ho capito che era tutto finto
ho capito che un vincitore vale quanto un vinto
ho capito che la gente amava me
potevo fare qualcosa
dovevo cambiare qualche cosa.
E ho deciso una notte di maggio
in una terra di sognatori
ho deciso che toccava forse a me
e ho capito che Dio mi aveva dato
il potere di far tornare indietro il mondo
rimbalzando nella curva insieme a me
mi ha detto “chiudi gli occhi e riposa”
e io ho chiuso gli occhi.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top