Final Eight

Sbagliare un calcio di rigore

rigore

Quattro a Quattro.
La maglia bianca con il numero glitterato numero 10 va dal dischetto.
Rumore secco di cuoio compresso.
Il suono della palla che impatta sul muro dietro alla porta.
Alcuni cuori perdono qualche battito, altri iniziano a battere più velocemente.
La maglia numero 6 color improbabile e una toppa sul nome va dal dischetto.
Rumore secco di cuoio compresso.
Fruuuus.
La rete della porta che ferma il pallone.
Se lo chiedete alle ragazze del Montesilvano Calcio a Cinque Femminile, questo è il rumore che fa la felicità.
Una partita che è un inno al pragmatismo, al Cholo Simeone, a Claudio Ranieri ma soprattutto a Amparo Jimenez Lopez.
Questa Coppa Italia è quella manifestazione nella quale alla fine segna lei.

rigore
Nel primo tempo sotto di un gol, Giulia si è appena mangiata una occasione grossa come una casa. Spalle alla porta si gira facendo perno sulla sua avversaria.
PIck and Roll.
Potrebbe calciare in porta e rimedia con un retropassaggio forte al portiere avversario.
Torna sconsolata in panchina.
Maria, si perché la spagnola del Montesilvano ha cinquecentosettantasette nomi in perfetto stile iberico, con l’arroganza sportiva che ti fa essere tra le migliori al mondo, va verso di lei e sicura afferma: “Tranquilla Giulia io faccio il primo e tu fai il secondo”, poi si rivolge a tutta la panchina e prosegue: “Dobbiamo segnare, è facile. Prendiamo la palla e tiriamo verso la porta”.

rigore
La guardavo negli occhi e alla fine finisci con credere che sia davvero così facile.
Gol di Marta.
Gol di Amparo.
Gol di Giulia.
Gol di Gabi.
Tra tutti i gol scelgo quello di Giulia, perché ha giocato da Giulia. Senza il peso di quel cognome sulla schiena, senza il peso del giocatore che è stato in uno sport diverso da questo. Ha imparato a restare con la testa nella partita anche quando non la mette in rete nemmeno con le mani e se credete che sia semplice non avete mai provato lo sconforto di provare e fallire, impegnarvi e fallire ancora.
Sapete cosa fa la differenza tra voi ragazze che praticate questo sport e Giulia? Lei non si è arresa, tutto lì, semplicemente.
Forse avrebbe potuto indossare la maglia della Juventus, quella vera, avere il suo giocatore personalissimo su FIFA e invece ha scelto di fare questo salto nel buio. Se fossi stato tuo fratello, non sarei stato mai capace di perdonarti. Vuoi mettere l’orgoglio di poter dire in ogni discussione da bar su quel videogame: “il valore di mia sorella è comunque troppo basso…”
Ricordo ancora sui social quel messaggio: “Domenichetti è finita si dà al calcetto…”
Ti prego, menti se necessario ma dimmi che hai mandato le foto della coppa anche a quel tipo li.

rigore
La voce come una sirena impazzita dalla panchina, la furia nella voce come in campo.
Numero 5.
“D’Incecco o si scalda o si siede. Due minuti”, il folletto pescarese indica con l’espressione furba il tabellone con il cronometro. “No, D’Incecco. Di tempo reale.”
“Forse devo entrare allora…”
Il suo mister la chiama: “Ersilia…preparati”.
Lei sorride furba al quarto arbitro e aggiunge: “Vede, devo entrare…”
Filipa, mia madre fa ancora fatica a pronunciare bene il tuo nome. Aggiunge sempre dopo “che brava ragazza”, come a fugare ogni dubbio sulla tua identità.
Non ho mai preteso di essere obiettivo, questo è il mio racconto un pezzo della mia vita passata seduta a bordo campo.
Per te scelgo questi fotogrammi.
Al limite dell’area, ricevi palla. Davanti a te Cely Gayardo. Palla sul sinistro e poi sul dentro per liberarti e calciare. Così veloce che Cely può solo gettarti a terra, in area.
Rigore.
Finale.

rigori
Quando giochi come la bimba che correva dietro ad un pallone in Portogallo, quando torni ad essere la compagna di squadra di Daniela al Sinnai, torni ad essere davvero tu.
Questo gioco è bellissimo, perché devi semplicemente reagire e puoi perderti in esso.
Porta in campo solo la parte migliore di te.
L’altra metà del campo.
Le maglie da gioco di un bianco accecante.
Le lacrime di Gabi.
Vorrei dirti che passerà, che dimenticherai, che solo chi si prende la responsabilità rischia di sbagliare.
Ricordo ancora il rigore a USA 94, l’ultimo.
Roberto Baggio, alto.
Se può sbagliarlo lui…
Quelle di Marta, inconsolabile in panchina.
Volevo abbracciarti ma ho quel rispetto per il dolore sportivo che mi ha trattenuto dal farlo.
Quando ci si ferma ad un passo da un sogno sportivo ci si chiede sempre: “quando tornerò qui?, riuscirò mai a vince ancora?”.
Dovete solo crederci fino a quell’attimo successivo alla resa del vostro avversario.

rigore
Notte fonda, Bari e boccali di birra e una riflessione finale.
Una squadra vincente si costruisce da una solida difesa, l’asse di una squadra parte da un portiere affidabile, un grande difensore, un grande centrocampista e un attaccante prolifico.
Tanta corsa, intensità poi palla nello spazio a Jamie Vardy e c’abbracciamo.
Leicester, Ranieri. Titolo della Premier League. 2016
Pressione sull’avversario, anche senza palla, intensità e palla a Diego Lopez e c’abbracciamo.
Il “cholismo” spiegato semplicemente.
Atletico Madrid, Simeone. Liga Spagnola. 2014
Non saranno squadre belle da guardare, non saranno l’Olanda di Cruijff, il Barcellona di Guardiola o il Napoli di Sarri.
Allegri vi direbbe che l’unica cosa che conta e il nome scritto sull’albo d’oro.
Montesilvano. Coppa Italia. 2018

rigore
Grazie a Diego Podda, perché ci sono tanti modi di stare in panchina e se potessi scegliere darei a lui un premio per la compostezza e la signorilità, che non si comprano, sono doti innate.
Alle sue meravigliose ragazze, senza di voi, senza quel gol quasi sulla sirena, si proprio di Gabi, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile.
Siete la parte migliore di questo sport.
Grazie.
p.s. una maglia autografata da tutte le ragazze del Cagliari è un dono gradito nel caso non vi fosse venuto in mente.

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