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Se Fossi un Mister – Cecilia Barca ce l’ha fatta

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Foto di copertina S.S. Lazio Calcio a 5

The Great gig in the Sky.

Una voce di donna, un assolo potente, qualcosa che vibra in fondo alle corde del cuore, a volte sembra un urlo di dolore, altre uno strumento accordato, altre ancora il richiamo di una sirena.
E’ l’assolo introduttivo di una delle più belle canzoni dei Pink Floyd, il primo pezzo della storia della musica con una intro del genere.

E’ passata un’epoca, Ersilia D’Incecco come scrive Fulvia,la rossa, porta in dote il gagliardetto azzurro, Cecilia Barca le cammina accanto.
I miei occhi e pensieri sono per lei, l’ho conosciuta ormai anni fa, era un avversario imbattibile, racchiusa nella sua cipolla castana e in quello scrigno di bambina che era.
Erano i primi campionati juniores, quella Lazio allenata da Giorgio Regni era davvero una squadra di grandi talenti, senza fare torti a nessuno io ricordo con piacere Cecilia, il suo sorriso timido appena ne incontravi lo sguardo, la sua gentilezza nei modi che poi è quella con cui si distingue in campo, elegante fuori quanto dentro il rettangolo.

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Il papà Stefano, sempre pronto a dare una mano a bordo campo senza interferire, sempre discreto, schietto, simpatico e di cuore da buon romano.

Cecilia ce l’ha fatta ho pensato qualche giorno fa, anche se era ormai da tempo nel futsal che conta, l’altro giorno quando ho visto il suo nome tra le convocate ero fermo ad un semaforo, ho sorriso da solo, mia moglie mi ha guardato sapendo che era una bella notizia, ormai conosce i miei pochi sorrisi ed i loro contenuti mentre invece dal finestrino, quello in fila accanto a me ha detto alla sua di moglie, guarda questo che ride al telefono, ma per forza sto paese va a rotoli, lui no decisamente i miei sorrisi non li conosce.

Mi ha fatto comunque ridere lui e sorridere la convocazione di Cecilia, perché io me li ricordo i giorni in cui abbiamo iniziato quei campionati juniores, c’erano Arianna Tirelli, Lara Moretti, Marta Schirò, c’era il mio CLT e c’era Giorgio Regni, Massimo Moretti e se non ci fosse stato oggi non ci sarebbero Barca, Tirelli e quelle che tra poco verranno, c’erano tante società di Roma che avevano aperto alla possibilità che le squadre Umbre potessero giocare un campionato con loro .
C’era Paola Marconi, Giovanni Cardone, il Dott. Bracci e sicuramente mi sto dimenticando qualcuno, c’era un giornalista già pronto e preparato che riusciva a trovare spazio ad un movimento che provava a tirar su la testa dai settori giovanili, era Gisberto  Muraglia.

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Me li ricordo, parlavamo di nazionali, parlavamo di dare un presente a queste ragazzine piccole, parlavamo di dare un futuro a queste che sarebbero diventate donne giovani, ore al telefono a decidere riunioni, appuntamenti, a cercare di dar voce ad un movimento giovanile che ancora per molti era solo un portar via energie alle società.

Cecilia Barca ce l’ha fatta, esclamo, mentre metto la freccia per girare a destra.
E’ una candidata del V Municipio, domanda mia moglie?
No è uno dei simboli di quei campionati juniores, delle tante domeniche in cui mi chiedevi dove andavo la mattina presto ed io ti dicevo a giocare a Roma.

Cecilia Barca ed il suo elastico a raccogliere i capelli, la sua espressione ferma e quella sua gentilezza nei modi, si tingeranno d’azzurro.

Penso a Massimo, Giorgio, Giovanni, Mario e sua figlia Marta, a noi, ad Arianna che sarà con Cecilia e penso che se ce lo avessero detto qualche anno fa non ci avremmo creduto, avevamo tutti una speranza, un ottimismo sfrenato ma non credo che si potesse immaginare così tanto.

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Una nazionale tutta nostra, delle ragazzine cresciute nei settori giovanili imporsi ed andare a rappresentarci, è un po’ la storia dei genitori e dei figli.
Nasci ed i tuoi genitori ti tutelano, ti crescono, ti aiutano e ti rappresentano, il tempo passa e ti crescono sotto gli occhi, diventano la tua tutela, il tuo messaggio al mondo, i tuoi rappresentati, i figli, benedetti figli.
Cecilia è li, Arianna le è accanto, Gisberto sugli spalti, noi siamo a casa, credo tutti accomunati da uno stesso sorriso.

E’ un messaggio in the bottle direbbero i Police, a me invece risuona l’assolo di the Great Gig in the Sky (il grande spettacolo nel cielo), un urlo forte, uno strumento che lo accompagna, come il pallone e la nostra voce tanti anni fa, quando urlando cercavamo spazio a queste piccole ragazze, oggi possiamo risparmiarci la voce, sono loro ad urlare per noi.

Cecilia ce l’ha fatta, allora ragazzine bionde, more, con i capelli mossi, raccolti in un elastico oppure in una cipolla legata stretta, sperate, sudate, allenatevi, siate serie verso i vostri sogni e non datevi mai per vinte, qualche anno fa era molto più difficile.
Cecilia ce l’ha fatta, tra poco a loro si aggiungerà qualcun’altra di quelle annate fantastiche, nei suoi modi gentili, con il suo elastico in testa, con gli occhi che ridono e con papà Stefano accanto, il mio grazie a voi perché ce l’avete fatta.

Mia moglie ci riflette su e ridendo mi dice: Finché la Barca va lasciala andare.

Io penso che Clare Torry ora non ha più bisogno di urlare per far sentire la sua voce.

  • FONTE WIKIPEDIA

Clare Torry fu suggerita da Alan Parsons al gruppo, dato che aveva già lavorato con lei, così la fece chiamare agli Abbey Road Studios.

Il gruppo racconta che Torry fece probabilmente “una mezza dozzina” di registrazioni.
Furono fatte più registrazioni per trovarne una che fosse soddisfacente. Nella prima registrazione Torry disse che cantò “Ooh-aah, baby, baby – yeah, yeah, yeah”. Il risultato non fu ritenuto soddisfacente. Nella seconda quindi Torry provò ad imitare uno strumento(registrazione che poi apparirà nell’album). Ne provò anche una terza, in cui si fermò subito perché affermò di essersi accorta del fatto che stava ripetendo la registrazione precedente e in più quest’ultima sembrava “sforzata”. Quando uscì dalla sala di registrazione, la cantante si scusò, imbarazzata, per la performance, mentre il gruppo e tutti i presenti rimasero stupefatti per quell’improvvisazione.
La cantante lasciò lo studio convinta che non avrebbero usato la sua voce nell’album e dovette ricredersi quando, a distanza di tempo, vide il disco in un negozio e lesse il suo nome tra i riconoscimenti.

Nel 2004, Clare Torry fece causa alla band e alla casa discografica EMI richiedendo i diritti sulla canzone, dato che avrebbe dovuto essere considerata coautrice del brano insieme a Richard Wright e non solo cantante esecutrice. Per la registrazione, infatti, fu pagata solo 30 £ e non ricevette alcun riconoscimento successivo.

Nel 2005 la Corte Suprema del Regno Unito sentenziò a favore della cantante e tutte le edizioni successive al 2005 contengono il nome di Clare Torry nei riconoscimenti sia come cantante che come coautrice del brano.

Foto di copertina S.s. Lazio C5

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