Futsal

Italia-Iran tra futsal cultura e hijab

In 16, il prossimo 23 novembre, atterreranno a Teheran per la doppia amichevole con l’Iran. C’è Ersilia, è tornata Ludovica, non manca Arianna che di questa Nazionale è un punto fermo. Le nostre Azzurre – le chiamiamo ormai per nome come se fossero sorelle o cugine, ed in molti casi è davvero così in uno sport in cui ci si conosce tutti. Ma cosa sappiamo esattamente dell’Iran? Chi andremo realmente ad affrontare nella due giorni a 5000 chilometri da casa?

IRAN – La storia sportiva dell’Iran inizia stabilmente nel 2007. La femminile – come del resto la formazione maschile – dimostra subito di essere una squadra tecnicamente molto forte (gli scettici possono cliccare qui) e costruisce i suoi maggiori successi su tre giocatrici di spicco: il capitano Nasimeh Golami, la mitica Feresteh Karimi  (tra le migliori 10 giocatrici del mondo per Futsal Planet che l’ha candidata ai Futsal Awards nel 2013 e nel 2015) e il portiere Tavasoli (che non fa però della costanza il suo miglior pregio). Fahimeh Zarei (una capace di gol così), Etedadi e Shirbeigi completano il gruppo storico, al quale si aggiungono ciclicamente volti nuovi.

Karimi

Karimi, stella dell’Iran

Da segnalare le partecipazioni ai Mondiali 2012, 2013 e 2015, in cui arrivano soltanto settime: ma il piazzamento nel torneo in Guatemala non inganni perché – nello stesso anno – l’Iran disputa e vince l’unica edizione dell’AFC Women Futsal Championships (in pratica, l’equivalente del nostro europeo). MVP è proprio Karimi, autrice del gol-partita in finale contro il Giappone (che potete rivedere qui).

HIJAB – La Nazionale iraniana gioca con il capo coperto dall’hijab. Con il termine Hijab, che può essere tradotto in italiano come “copertura”, ci si riferisce comunemente a velo o foulard. Anche gli uomini musulmani alle volte indossano un foulard che copre il capo in segno di modestia. Inoltre, in alcune tradizioni sia i cristiani che gli ebrei indossano un velo come pratica culturale di impegno alla semplicità e alla devozione. Sebbene ci siano diverse tipologie di hjiab quello che è comunemente indossato dalle donne, soprattutto in occidente, è una sciarpa quadrata che copre la testa ed il collo, ma lascia la faccia scoperta. È questo tipo di hijab che indossano le giocatrici della nazionale di futsal iraniana.
L’opinione pubblica si divide: tradizione o oppressione della donna?

Senza entrare troppo nel merito, quest’ultima tesi sarebbe stata avvalorata dalla vicenda personale di Noloufar Ardalan, capitano proprio della squadra futsal femminile iraniana nel 2015, che non riuscì a raggiungere le sue compagne in Malesia perché suo marito non le avrebbe permesso di viaggiare (serve il permesso del coniuge per ottenere o rinnovare un passaporto).
“Questo evento era molto importante per me” – commentò poi la Ardalan quando ormai i giochi erano fatti.
Storie che non sta a noi giudicare. In ogni caso è giusto sapere che prima di noi, sia l’Ucraina che la Russia (ma solo nell’ultimo dei due match disputati) hanno deciso di abbracciare la tradizione islamica, durante le rispettive gare amichevoli.

“Le ragazze erano interessate a quest’esperienza – ha dichiarato il c.t. sovietico Yevgeniy Kuzmine volevano capire cosa si provasse a giocare indossando lo hijab, per me non c’è stato alcun problema”. Per la cronaca, i tifosi non l’hanno presa benissimo, ma la Russia ha vinto proprio la gara giocata con il velo (5-3) e pareggiato la precedente.

Ora la decisione spetta all’Italia: rispettare o no il “dress code”? Presto le nostre ragazze saranno libere di fare la loro scelta.

Ucraina

La Nazionale ucraina con il tipico hijab

Russia

La Russia decide di indossare lo hijab nella seconda amichevole con l’Iran

HIJAB, STORIA E RELIGIONE – Ma qual è il rapporto – nello specifico – tra le donne musulmane e il hijab?
Abbiamo scelto di consultare al riguardo Barbara Faccenda, political advisor che per lavoro ha vissuto in paesi del medio oriente estremamente conservatori.  Di recente autrice di “Governare l’estremo” edito da Morlacchi.
Le donne musulmane scelgono di indossare il hjiab per una varietà di ragioni. Alcune perché lo intendono come un comando che Dio ha impartito loro come segno di completa adesione al comandamento della modestia. Per queste donne indossare il hijab è una scelta personale che viene compiuta dopo la pubertà ed è intesa a riflettere la scelta personale di devozione a Dio.
Mentre alcune donne musulmane non percepiscono il hijab come un obbligo derivante dalla loro fede, altre donne lo indossano come un segno visibile e distintivo che esprime la loro identità religiosa.
Tuttavia, è bene sottolineare che vi sono donne che scelgono di non indossare il hjiab perché sebbene credano che i principi di modestia siano chiaramente espressi nel Corano, considerano l’indossare un foulard come una interpretazione culturale del Libro sacro.  Sebbene alcune donne scelgano di non indossare il hjiab, la maggior parte delle donne musulmane è d’accordo nell’asserire che indossarlo o meno, è una scelta che appartiene alla donna stessa.
Nella Repubblica islamica dell’Iran la vita delle donne non è delle più facili, non perché si scelga o meno di indossare il hjiab, ma per la negazione sistematica dei diritti, frutto di una legislazione statale profondamente discriminatoria nei confronti delle donne.
Le donne in Iran sono sottoposte ad una serie di restrizioni come quella di viaggiare o di poter accedere ad alcuni tipi di lavori.
Ho lavorato in contesti così conservatori, da donna occidentale.
Non è stato semplice.
Il banale gesto di presentazione nel contesto di una riunione, quando prima di sedersi porgi la mano ad un uomo e lui si gira e se ne va, oppure  cerchi di parlare al tuo interlocutore uomo e lui risponde al tuo collaboratore uomo come se tu nemmeno esistessi.
L’esperienza di fare una semplice passeggiata dopo il lavoro per ritrovarsi ad essere fissata mentre cammini.
Non poter indossare una canottiera o delle maniche corte con temperature di 45 gradi.
In alcune particolari circostanze ho deciso di indossare il hjiab.
Probabilmente conoscendo il suo significato morale e spirituale mi è stato più semplice, ma non per questo facile.

Silvia Vinditti e Barbara Faccenda
Si ringrazia Futsal Planet
Foto: http://www.the-afc.com

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top