Storie

Feritoie del Pallone – Marcella Violi

SheFutsal
“Sono stati gli innamorati e
i folli a cambiare il mondo”

Prometto di perdere – Pedro Chagas Freitas

L’auto scorre come un rivolo d’acqua verso sud. Da Bagnara, un tragitto costiero disegna la punta estrema della Calabria. In alcuni tratti sembra di toccare la Sicilia con un soffio. Viaggi e lasci oltre ai freschi ricordi, luoghi e miti che hanno il dono della bellezza eterna: Scilla, U Scigghiju in dialetto, la ninfa che Omero nell’Odissea fa trasformare in orribile mostro da Circe. Faccio una breve sosta a Villa San Giovanni. Un caffè davanti alla Sicilia; la speranza vana di imbattermi nel fenomeno della Fata Morgana che come per incanto, in particolari condizioni climatiche, forma una lastra sottile di particelle d’acqua che regala  l’illusione che l’Isola risulti all’occhio a un palmo di mano. L’auto riparte; altri novanta chilometri di viaggio e sarò ai piedi dell’Aspromonte. Percorro la strada vicino Reggio Calabria e scendo ancora più a sud, alla mia destra sempre il mare, poi PellaroBocaleLazzaro. Lentamente risalgo e mi fermo a Melito di Porto Salvo. Non sono ancora giunto alla meta predefinita, però questa è una tappa fondamentale. Domenico e Antonella Violi si trovano qui il 19 aprile del 1990. E proprio nell’ospedale di Melito quel giorno nasce Marcella Violi. Marcella mi aspetta al suo paese, ancora cinquanta minuti si strada, almeno per me che accompagno l’auto con lentezza, incantato dalla spiaggia di Bova Marina. Un litorale splendido che mi accarezza fino a Brancaleone Marina; senza accorgermene risalgo la Calabria e mi tuffo nell’interno. Sono nell’estremo sud del parco dell’Aspromonte; cinquecento metri di dislivello sul livello del mare circondato da paesaggi che spezzano il respiro, trovo Staiti, il comune meno popoloso di tutta la Calabria, avvinghiato su un  lato della Rocca Giambatore. La famiglia Violi vive qui, tra le circa trecento anime che popolano questo splendido paesino. Incontro Marcella nella piazza del Paese. Ha i capelli neri sciolti,  due occhi dello stesso colore e un sorriso così accogliente da farmi sentire a casa. La storia di Marcella Violi inizia qui.

STAITI E LA SUA PIAZZA MAGICA

“Qui, in questa piazza, rimangono nella mia memoria le partite più belle e nonostante gli anni trascorsi, porto ancora i segni sulle ginocchia, segni indelebili che fanno parte di me e questa bellissima corsa che mi vede protagonista”; sorride felice Marcella, raccoglie in uno sguardo il suo Paese e lo descrive: “Staiti è un borgo davvero piccolo, non trovi chissà quali negozi, c’è un solo bar ma la sua vera ricchezza sta nella serenità, la gioia, la bontà delle persone che lo abitano. La mia terra selvaggia, abbracciata alla semplicità, mi ha trasmesso insegnamenti che nessun maestro ha mai saputo darmi. Credo che dalle mie radici  provenga il lato umile del mio carattere. Esser cresciuta nel verde delle mie campagne, con i piedi sporchi per la pigiatura del vino, con le mani pronte per  la raccolta delle olive. Aiutare mio padre a fare  la legna, tra  gli animali, la natura e un cielo così chiaro che  di notte le stelle appaiono così  vicine,  che  sembrano volerti fare compagnia”.  Il calore delle parole di Marcella mi avvolge e si avverte a pelle quel senso di comunità e fratellanza. Tutto ciò che si è perso nelle grandi metropoli;  un vuoto mai colmato.

Marcella Violi

LA FAMIGLIA VIOLI, MARCELLA, IL PALLONE E UN AMORE SPECIALE

 “Mio fratello Giuseppe, più grande di me di tre anni, mi ha messo la prima volta il pallone tra i piedi. Pian piano giocare è diventato un sogno e oggi posso dire il sogno realizzato della mia vita. Un sogno partito da questa piazza ma non solo; ricordo le partite iniziate nel salotto di casa, con le urla di mamma per via dei diversi oggetti rotti, partite proseguite in strada, fino poi riuscire a mettere piede su un campo da calcio vero. Papà è stato decisivo in tutto ciò perché ha creduto in me e nel mio sogno. Mi ha fatto il regalo più bello! Ricordo ancora le litigate in macchina per la musica che dovevamo ascoltare lungo il tragitto che mi portava agli allenamenti. Insieme abbiamo affrontato sacrifici, 160 km al giorno ma non mi ha mai fatto saltare un allenamento. Il tutto sostenuto dalle fatiche di mamma, che lavava e asciugava continuamente il materiale d’allenamento aspettando il mio ritorno a casa pur di farmi trovare un piatto caldo di pasta.  Ogni volta che ripartivo poi,  mi salutava facendosi il segno della croce, quasi un’invocazione alla protezione del Signore”.  Marcella ha appena 10 anni quando suo padre la accompagna agli allenamenti; all’epoca c’è solo la Pro Reggina, che ha una scuola calcio femminile, il sacrificio è grande come il sogno che Marcella tiene stretto con la sua forza e quella della sua splendida famiglia.

IL PRINCIPINO DI CASA

Quando guardo gli occhi di Marcella e la sento raccontare della famiglia è come se quella famosa “goccia di splendore” rendesse tutta la giornata già di per sé tersa, ancora più luminosa: “Emi, il principino di casa, il più piccolo dei fratelli è nato con una sindrome rara, quella di Cornelia de Lange. Emi è una forza della natura che ti fa apprezzare tutto della vita, una fonte d’amore,  sprigiona solo dolcezzafelicità e se mi chiedi chi è il mio campione,  o il mio leader, beh io farò sempre il suo nome. Un campione! Anche lui a modo suo mi è stato sempre accanto in questa mia corsa. A lui, alla mia famiglia devo tutto…tutto! Aggiungo anche alla volontà del Signore che mi ha fatta nascere così.” Rimaniamo in silenzio, sento lo sguardo di Marcella ma con la testa sono altrove; un pensiero va spontaneo alla mia famiglia lontana. Rifletto sugli affetti e su quanto calore ne derivi, quando come in questo caso, le  sue maglie sono così intersecate tra loro. Calore protettivo, calore che sviluppa una crescita equilibrata e serena degli elementi che ne beneficiano. Un po’ di nostalgia sale, poiché anche in questo caso, in ambito metropolitano, tendiamo a ritenere un disvalore tutto ciò; più si accresce la ricchezza apparente, più i valori naturali del nucleo d’origine vengono meno; tutto sembra quasi dato per scontato. Marcella con semplicità mi regala una bella lezione di vita. Glielo faccio presente, Marcella sorride e mi dice: “Adesso sono qui e raccontarti la mia vita è un piacere. Ho sempre pensato di scrivere un libro alla fine della mia carriera. Mi piace leggere tanto e scrivere le cose così come scorrono nella mia mente come se le stessi rivivendo”. Marcella ha un libro con sé, me lo mostra, è l’ultimo acquistato e mi fa vedere il titolo:“Prometto di perdere” di Pedro Chagas Freitas: “Un libro comprato al volo all’aeroporto di Bari”, mi dice, “prima di partire per un ritiro con la Nazionale. Mi son detta:  il primo libro che capita lo acquisto. Ed è stato così! Azzeccato, mi piace davvero tanto”.

Marcella Violi

 DALLA SCUOLA DELLA STRADA ALLA PRO REGGINA 97

 Fino a 10 anni Marcella non lascia questa piazza e le straduzze di Staiti, ancora c’è un po’ di timidezza in lei e voglia di spensieratezza e lo ammette: “La mia scuola calcio si è svolta  con i maschietti in questa piazza. Papà ha provato a portarmi in una squadra di pulcini con tutti ragazzini ma io non l’ho mollato un attimo, preferivo gli amichetti di paese e mio fratello, con loro mi sentivo più a mio agio. Quegli anni li passavo tra tornei organizzati per divertimento tra di noi. Poi un carissimo amico di famiglia iniziò a spingere perché papà mi portasse a giocare in una squadra femminile. L’unica era la Pro Reggina 97.  Da lì iniziai con il calcio a 11 e con i viaggi senza fine per allenarmi, di cui ti raccontavo prima”.

Marcella pian piano trova anche il suo ruolo in campo, un ruolo importante, un ruolo che sovente i calabresi hanno nel sangue: il centrocampista. Il più famoso Gattuso, che come tanti ragazzi e ragazze di Calabria, lasciò giovanissimo la propria terra per realizzare il proprio sogno, proprio come Marcella, anche se lei aveva un altro idolo: “Da buona juventina, quando giocavo a calcio a 11, seguivo le gesta di Alex Del Piero. Era completo, veloce, rapido, scattante e ricco di classe. Vederlo giocare mi dava grandissime emozioni, era uno spettacolo assoluto. L’ho sempre visto come un campione sotto tutti i punti di vista. Di Del Piero è stato anche il primo completino da gioco che ho voluto come regalo”.

 LA PRO REGGINA ’97 E IL FUTSAL

Stiamo camminando per Staiti quando chiedo a Marcella come incontra la sua grande passione, il futsal. Marcella, sempre col suo libro sotto braccio, mi racconta: “la Pro Reggina per diversi anni partecipava ai campionati, sia di calcio a 11 che di calcio a 5.  Io, inizialmente giocavo solo a 11.  La squadra andava bene e saliva sempre più di categoria.  La Società però, non potendo mantenere entrambe le discipline decise di proseguire solo con il “futsal” poiché i costi risultavano minori.  La prima stagione nella quale ci dedicammo solo al futsal , vincemmo  il famoso scudetto rimasto nella storia. Ragazze tutte del postosiamo state la sorpresa dell’italia,  nessuno l’avrebbe detto maiEppure quella stagione vinse lo spogliatoiopiù che le gambe era il cuore a trascinarci: tenevamo troppo alla nostra squadra; furono anni d’oro. Oltre allo scudetto 2010/2011, vincemmo la Supercoppa la stagione successiva e avevo solo 21 anni.”

I vent’anni rappresentano un’età di rigogliosa forza ma per la gente del sud una sorta di precoce maturazione, suona come un valore aggiunto; un po’ come quei giovani gabbiani che, non appena si staccano in cielo, non smettono di volare alla ricerca di nuovi mari. Fanno i voli più belli, faticosi si all’inizio ma colmi del desiderio di scoprire. La consapevolezza di poter ritornare in quelle spiagge familiari e così “calde” non spaventa chi vola da così lontano, anzi ne rafforza le radici. Marcella come tante e tanti giovani, lascia la Calabria.

Marcella Violi

LAZIO

A Maggio 2013, Marcella prende il volo per Roma; mentre camminiamo ripenso a quello “squadrone” guidato da David Calabria. La piazza di Staiti si ravviva di bambini mentre Marcella racconta: “Venni ingaggiata dalla Lazio assieme a due mie compagne della Pro Reggina, Siclari e Presto. Ed è stata la Lazio dei record, una squadra con tutte giocatrici forti, che vinse ogni partita, il Campionato, la Coppa Italia e la Supercoppa”. Ci sediamo a guardare i bimbi giocare,  voglio capire da Marcella cosa si provi in un volo così alto; Lei ride, segue il pallone che rimbalza nella piazza e aggiunge: “a ripensare a quella scelta, mi viene da cantare una strofa della canzone di Nannini e Bennato, “Un estate italiana” e intonata canta la sua strofa preferita: “…quel sogno che comincia da bambino e che ti porta sempre più lontano…non è una favola e dagli spogliatoi escono i ragazzi e siamo noi….” poi aggiunge: “…alla richiesta della Lazio, sentivo che stavo facendo la scelta giusta, continuare a seguire il mio sogno, andare in una società più organizzata, in un posto come Roma “caput mundi”. Credevo di andare a fare qualcosa di molto più grande di me, con il peso di allontanarmi dalla famiglia, dagli amici, da questi posti nei quali sono cresciuta. Sapevo però e ti ripeto, di fare la cosa giusta. Nella Lazio sono rimasta per ben tre anni. È stata un’ esperienza unica perché mi ha dato modo di crescere. Ho avuto la fortuna di giocare con giocatrici di alto livello, di quelle che fanno la differenza.  Luciléia, Cely, Tati…mi hanno insegnato davvero tanto. E poi a Roma è nato un legame particolare con i tifosi biancoazzuri. Mi fa ancora tanto piacere che abbiano apprezzato tutto quello che è stato fatto per la loro maglia; mi sono stati sempre riconoscenti in questo e sempre presenti per tifare. Un amore nato in un campo e rimasto nella vita di tutti i giorni. So che mi seguono sempre e una parola prima di ogni partita non me la fanno mai mancare. Negli anni della capitale, ho preso anche il tesserino di allenatore di calcio a 5; ho frequentato il corso con mister Menichelli della Nazionale e ho avuto l’onore di insegnare alle ragazzine della scuola calcio”.

A Roma,  Marcella non perde le abitudini belle che suo padre le aveva trasmesso a contatto con la natura incontaminata e mi racconta: “Cercavo sempre posti che mi facessero sentire a casa. A volte mi davo da fare con nonno Pippo, il proprietario di casa dove abitavo con le ragazze della Lazio. Una persona un pò anzianotta ma che faceva di tutto…lo aiutavo per la legna, per l’orto. Mi mancava tutto, la famiglia, gli amici, il mio Paese. Ma l’amore per il futsal mi faceva superare la nostalgia. Tenevo duro, anche perché ad ogni stagione finita non appena mettevo piede a casa venivo riempita di coccole, affetto, sorrisi. Avvolta di tutto ciò che in inverno era mancato. Oltre alla famiglia, qui a Staiti, mi vogliono tutti davvero bene e mi trattano come una delle cose più belle che ci sono”.

Marcella VIoli

Voglia di Sud – Real Statte

Ho un ricordo datato 1994, legato a Taranto e a ciò che allora era ancora il “calcetto”. La serie B come anche le altre categorie, allora era frequentata da ex giocatori professionisti. In quella stagione, io ragazzetto aspirante giocatore, ebbi l’onore di affrontare il compianto Dirceu (che militava nel Giampaoli Ancona) e proprio a Taranto una bandiera del calcio rossoblu’: Graziano Gori, toscano di nascita. Ho negli occhi ancora quella trasferta; la nostra squadra si chiamava Easy Bazar Firenze, tutta passione e niente soldi; in casa quell’anno giocavamo all’aperto, ed eravamo imbattuti tra le mura amiche. In trasferta invece non raccattavamo punti. Per la trasferta di Taranto partimmo in sette. Un viaggio epico in una cuccetta di un treno partito nella notte di venerdì da Bologna. A Taranto venne a prenderci proprio lui, Graziano Gori. Ricordo ancora l’ospitalità: il pranzo assieme, i pasticcini che la società rossoblu ci fece trovare negli spogliatoi del palazzetto. Ricordo le quasi mille persone festanti a vedere quella partita, che perdemmo in un’atmosfera magica. La scelta di Marcella di indossare la maglia del Real Statte ha richiamato ricordi preistorici. Di fatto il  Real Statte è una tra le compagini che hanno fatto la storia del futsal femminile. Oltre alle vittorie sul campo, la compagine di Marzella ha vinto la sfida più difficile nell’ambiente dilettantistico: durare nel tempo, rinnovandosi e mantenendo negli anni sempre alto il livello di competitività. Questo ha senz’altro inciso nella scelta di Marcella, assieme però ad altre componenti che lei mi illustra: “Ho sempre avuto una grande stima nei loro confronti e tanta ammirazione. Sono stata contatta dal Ds, Giuseppe D’Onghia, il quale mi ha illustrato le intenzioni e il progetto della società per la stagione, ed ho da subito visto  idee che viaggiavano in sintonia  con le mie ed ho accettato. Approfitto del momento per ringraziare lui e tutta la società per l’interesse mostrato nei miei confronti. Sono felice di essere qui, in una Società che ti permette di vivere questa passione con professionalità e serenità. Il riscontro avuto è più che positivo: gioco in un club che, non sta a me dirlo, fa parte della storia del futsal femminile, che ha sempre scritto pagine importanti, coronate da trofei. In più avevo voglia di cambiare aria, città, maglia, cercavo nuovi stimoli e un grande desiderio di tornare al sud, che per me vuol dire casa. L’Italcave Real Statte è il risultato di una scelta valutata in toto; una realtà che sento più vicina a me e che, sicuramente, mi offre calore, ospitalità, affetto. Tutti ingredienti di cui sento la necessità. Sono poi felice di aver ripreso gli studi universitari, che a Roma si erano fermati. Mi manca ancora un anno per terminarli; penso al futuro e so che con la passione del futsal, non è possibile campare”.

Margella Violi

Intanto Marcella prosegue nel suo sogno; mi fa vedere la sua maglia della Nazionale, quella del 4 Nazioni in Spagna, dove lei assieme a tutta la “meglio gioventù” ci ha fatto sussultare d’orgoglio. La saluto e e con lei mi congedo dalla splendida Staiti. M’incammino. La valle della fiumara di Bruzzano sembra raccogliere tutti i colori, per fonderli nel blu dello Jonio. E’ quasi sera. Le Finali di Coppa Italia sono prossime e si terranno in Veneto a Bassano del Grappa. La Società organizzatrice è il Futsal Breganze che da tempo è un icona del panorama femminile. Il nuovo corso della Divisione calcio a 5  sta garantendo una maggiore  visibilità al movimento femminile. Peccato che due squadre partecipanti abbiano avuto un turno di riposo in più domenica scorsa, rispetto alle concorrenti. Ma sono dettagli che saltano all’occhio di chi scrive.

Io me ne resto in questo paradiso. Penso alla storia di Marcella e al suo piccolo grande principe Emi e all’amore che avvolge tutta questa famiglia. Il viaggio prosegue, in questo calore di vite.

Marcella Violi

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