Chi vuole scrivere impari prima a leggere
chi vuol suonare prima deve imparare ad ascoltare
chi vuole ridere impari prima a piangere
chi vuol capire prima deve riuscire a domandare
chi vuole vincere impari prima a perdere
chi vuol tenere prima deve sapere cosa lasciare
chi vuole insistere impari prima a cedere…..
“Faccio come mi pare” Max Gazze’
Una rubrica, qualsiasi sia il tema trattante, è un impegno. Richiede un lavoro artigianale, un accordar le parole per renderle leggibili. Se poi le combinazioni risultano piacevoli meglio; a me interessa che suscitino piccole emozioni, quasi da “pausa caffè”. Sono un cantastorie, non un giornalista. Io, per scrivere, mi arrampico alle funi del cielo, per poter scorgere qualcosa che dall’alto, assuma le tinte dolci del racconto. In questo sforzo, è vitale respirare aria pura. In questo percorso mi hanno fatto compagnia le storie delle protagoniste, che a loro volta compiono anch’esse uno sforzo; raccogliere i ricordi e raccontarli. Non un pronostico, non una previsione su una partita imminente o sul campionato in corso, il loro. No!
Qualcosa di diverso. Le ringrazio davvero tutte, perché hanno dedicato il loro tempo, a raccogliere sensazioni, profumi, emozioni, a farmi vivere il luogo dove è fiorita la loro passione per il pallone e sbocciata la loro storia di vita. Ho ancora molte storie da raccontare ma non so se proseguirò nel farlo. Potrei solo limitarmi a commenti tecnici, a sterili tabellini e fornire ugualmente un contributo. E’una fase riflessiva questa, nella quale la barchetta delle“Feritoie del pallone”, galleggia al largo, in balia dell’onda, in attesa di venti favorevoli.
Una domenica allo stadio quella di ieri; un invito speciale e in un batter d’ali mi son ritrovato allo stadio Franchi di Firenze. Seduto dalla parte opposta alla Maratona (la tribuna non coperta dello stadio di Firenze). Proprio in Maratona all’età di 5 anni s’accese la mia smodata passione per il pallone e per la Fiorentina. Posto 126, mio padre abbonato dove lo era stato mio nonno; mi comprava un “ridotto” e m’infilava tra le gambe sue e quelle di un tollerante vicino. Erano gli anni settanta, la Fiorentina non navigava in buone acque e a parte la gioia nel veder giocare Antognoni, non è che la squadra avesse talenti, anche se per me erano tutti campioni solo per la maglia viola che indossavano. Era un calcio semplice; si giocava “all’italiana”, tutti giocavano così. Le alchimie tattiche erano limitate e i numeri sulle maglie ti traducevano il ruolo che ogni giocatore avrebbe svolto in campo. Respiravo aria di libertà; il profumo dei mozziconi fumanti, le nuvole di sigaro, le offese all’arbitro di turno, l’alzarsi ritmato del pubblico ad ogni occasione propizia. I protagonisti erano o almeno apparivano genuini; la tv ancora non dominava, il consumismo si ma non in modo tale da rendere tutti schiavi della propria immagine. I giocatori, avevano qualcosa di sacrale proprio per questo; mediaticamente non così esposti, li immaginavi nelle giocate che ti erano rimaste impresse dal vivo o che 90° ti rimandava registrate in TV nel tardo pomeriggio.
Ieri mi sono annoiato! Questa è la notizia. Forse un rito perché mantenga il suo fascino, lo devi ripetere con assiduità e io non sono più assiduo, forse il mio occhio nel tempo si è assuefatto al filtro della telecamera, forse anni e anni di futsal mi hanno abituato a ritmi meno noiosi. Senz’altro il calcio moderno è impastato di tattica, i fraseggi a centrocampo quasi sempre in orizzontale, hanno lo stesso effetto di un ansiolitico. Certo non c’è niente fuori posto nello spettacolo offerto al pubblico; i giocatori sono pettinati come modelli al primo minuto di gioco, ma anche al novantesimo., Indossano divise luccicanti, che non si sporcano mai, calzano scarpe personalizzate e sgargianti. Senz’altro ero io nel posto sbagliato. E allora mi son sforzato di cercare emozioni; una l’ho scovata in campo ed ha un nome e cognome; Federico Chiesa, che a Firenze chiamiamo “Il Figliolo”, perché degno figlio del grande Enrico Chiesa. Ha solo 20 anni ma è un giocatore d’altri tempi; morde ogni minuto della partita, regala perle tecniche e non smette mai di correre. Sembra un allievo del “Loco” Bielsa che ai suoi ragazzi dice sempre che; “… il calcio per noi è movimento, spostamento. Bisogna sempre correre. Ogni giocatore, in ogni circostanza, ha sempre una buona ragione per correre. Nel calcio non esiste una sola circostanza in cui un giocatore possa permettersi di stare fermo in campo.” L’altra emozione l’ho trovata nello schermo collegato in diretta con Torino: Giuseppe Vives, classe ’80, una vita da mediano. Sette stagioni con la maglia del Toro addosso. Piange come un bambino, sotto la curva dei tifosi granata. E’ stata la sua ultima partita; lo osservo ed è come se vedessi scorrere nei suoi occhi i sacrifici fatti da un giocatore “normale” per arrivare ad indossare e meritare quella maglia. Perché qualsiasi maglia è da meritare!! La partita non è ancora finita, la Fiorentina sta buttando via una vittoria data ormai per scontata.
Sul sito della Divisione calcio a 5, seguo le dirette dell’ultima giornata della regular season dell’Elite femminile. Nel girone A tutto era già deciso per la Final Eight di Coppa Italia, l’ultimo posto per il Gold Round se lo contendevano Pescara e Cagliari. Le Sarde hanno avuto la meglio a 50” secondi dalla fine. Dati alla mano le due squadre hanno concluso la Regular Season rispettivamente con 35 reti fatte e 44 subite per il Pescara e 39 fatte e 65 subite per il Cagliari (penultima peggior difesa del girone A). In partite come questa può succeder di tutto; bene per il Cagliari che ha rimesso in campo una Cuccu in grande spolvero, peccato per il Pescara che, a mio avviso sta costruendo una squadra interessante. Se il girone A, non ha avuto il dominio assoluto di una squadra, parte di questo merito va al Futsal Breganze che non ha mai smesso di sognare fin dall’inizio, con grande umiltà e determinazione; se su queste basi create da Zanetti, inserisci un portiere di gran livello come Tardelli, una Pinto Dias così concreta (19 reti) e una scoperta catalana comeNavarro Saez (15 reti) …beh si può continuare a sognare. Il primo posto è andato all’Ichnusa Sinnai; numeri di livello per la squadra sarda,Vanessa ha imperversato (28 reti) e assieme a lei Peque (17 reti), le cifre però parlano anche di una difesa solida e dunque di un’organizzazione di gioco, senza dubbio frutto del lavoro di Mister Mura. Il “mistero buffo” è che il Mister non siede più al suo posto e questo alla lunga peserà; a tal proposito mi viene a mente un’intervista dell’indimenticabile Joahn Cruyff nella quale il mito olandese, parlando della formazione delle società sportive diceva che:” Uno dei molti problemi di molti club, è che i dirigenti non sono stati calciatori, ben educati s’intende….”. Ecco il mio auspicio è che Mura torni a guidare la sua squadra. La Ternana è senz’altro una forza sicura del campionato: un’ossatura consolidata, la miglior giovane italiana Coppari, Mascia come portiere, Renatinha e Taina (31 reti in due). Se non ci fosse stato l’infortunio di Maite, senz’altro la squadra rossoverde avrebbe concluso questa prima fase con più punti. La poca continuità nei risultati del Kick Off Milano, non mi spaventa; questa compagine negli anni è sempre arrivata in fondo e lo farà anche quest’anno.
Nel girone B, la lotta per la Final eight è stata serrata fino all’ultima giornata; ne rimane fuori una società storica come Il Real Statte, per la prima volta nella sua storia gloriosa fuori dalle finali per la Coppa Italia. La squadra pugliese si è giustamente rinnovata e nonostatante tutto, una combinazione beffarda del calendario l’ha forse penalizzata oltremisura; i 28 punti accumulati, nell’altro girone sarebbero valsi la qualificazione. Certo è che numeri alla mano le rossoblù ancora non hanno trovato una confidenza eccessiva con la rete avversaria; solo (si fa per dire) 48 le reti segnate. L’Olympus, in questo raggruppamento ha fatto il vuoto; il parco giocatrici è da brividi. C’era solo da valutare quanta fame avessero ancora certe campionesse. La risposta è arrivata proprio domenica scorsa, in casa del Real Statte. Subito dietro il Montesilvano; campione in carica, fresco vincitore della Supercoppa. Una squadra affiatata, che segna molto e prende poche reti; all’assenza di Borges fa da contraltare il “crescendo” continuo di Amparo, che oltre alla costanza di gioco, peraltro sempre garantita, ha segnato 22 reti due più di Lucileia. Certo è che in questo girone la squadra che ha regalato maggiori gioie è lo Sporting Locri; una compagine nella quale il senso di appartenenza ha impedito lo scorso anno l’estinzione di una così bella realtà. Se a ciò aggiungi un’organizzazione societaria nuova e seria, i giochi sono fatti e soprattutto saranno garantiti per anni; Roberta Giuliano con 18 reti, è la prima italiana nella classifica delle marcatrici, e assieme a lei Beita e Soto, hanno garantito un attacco prolifico. Ma a mio avviso qui la forza sta nella base storica, legata a questa squadra come alla propria terra: la Calabria!. Buon Cammino davvero Locri! L’ultimo posto utile per la Coppa è stato conquistato dalla Lazio, l’anno passato sconfitta in finale. Personalmente credo in questa squadra. Ha in Chilelli un allenatore giovane e che già ha lavorato e lavora bene e una rosa, nella quale ci sono giocatrici che ancora non hanno espresso tutto il loro potenziale. E’ solo questione di sicurezza, poi la Lazio fiorirà definitivamente.
La Coppa Italia sarà senz’altro bella e per alcuni versi, incerta. Senz’altro il futsal femminile vive una fase di fermento che io gradirei continuare a raccontare a modo mio. Raggiungo quella barchetta in mezzo al mare; ogni onda un dubbio, ogni bracciata un respiro profondo…e un crescente desiderio di futsal. E ora aspetterò domani….
Un abbraccio sincero
