Storie

Frammenti di specchio

La mia domenica, quella connessa alla palla tonda che rotola è annodata all’inossidabile certezza che ovunque vada, alla radio ci sarà la sigla di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”.
Questo è l’ultimo giorno della settimana ed è dedicato ai bimbi, non importa quanti anni abbiano.
Nelle prime ore del pomeriggio, il lunedì è ancora lontanissimo. Il lavoro e la scuola sono solo una possibilità remota.
C’è l’odore dei lupini, del Borghetti sugli spalti, c’è il suono della curva che monta come il mare poco lontano.
C’è il sole, oltre le nubi, sempre e comunque.
Ho scelto di raccontare lo sport, farlo per immagini e in diretta è una esperienza unica e terrificante.
Non puoi sbagliare, non puoi chiedere di ripetere quell’azione una seconda volta.
Deve essere tutto perfetto e dev’esserlo la prima volta.
Montesilvano – Olimpus
Sarà una di quelle partite che gli addetti ai lavori definisco di “cartello”.
Con Federica ne parliamo da giorni, abbiamo mobilitato per l’occasione tutta la squadra, siamo in formazione tipo.
Tre telecamere sul campo, due fotografi, la regia e la nostra commentatrice con la sua inconfondibile chioma rossa.
Nessun alibi, dobbiamo portare a casa il risultato.
Arriviamo al campo insieme alle attrici, alle protagoniste di questo spettacolo.
Controlliamo l’equipaggiamento e poi lo controlliamo ancora, quando le giocatrici scendono sul parquet per scaldarsi, siamo ragionevolmente pronti.
Scendo verso il campo, questo è un momento solo mio.
Qualcuno un giorno mi disse che gli istanti più importanti per un allenatore di football americano, si concentrano durante il riscaldamento delle squadre. Si può prendere nota degli schemi provati, della condizione atletica e tecnica degli avversari e ragionevolmente si poteva immaginare cosa sarebbe accaduto in partita. Oggi che sono un semplice spettatore non ho perso quest’abitudine.
Mi sistemo a bordo campo, per osservare i dettagli degli sguardi, i piccoli gesti.
M’accorgo solo ora che sugli spalti ci sono i genitori di Diana.
L’abbraccio con lei in campo, nonostante la maglia giallorossa e quelle frasi, solo nostre.
Ho sempre il timore di essere di troppo, anche con queste parole che arrivano lontane giorni da quel presente.
Vorrei provare a spiegare oggi a questo diario, perché per me le partite non sono mai semplicemente degli incontri tra squadre.
Sono come frammenti rotti dello specchio di Alice, sono l’ingresso buio della tana del Bianconiglio.
I giocatori si specchiano per un brevissimo istante in ogni pezzo e guardano oltre l’entrata.
Scoprono quanto è forte la loro volontà, quanto può resister il loro corpo.
Scoprono il significato dell’amicizia e del lavoro di squadra. In ognuno di quei piccoli pezzi di specchio possono vedersi ritratte e scoprire se c’è una donna o una ragazzina a guardarle di riflesso e non per una questione di rughe.
Durante una partita puoi essere testimone del talento che si esalta e di quello gettato alle ortiche.
In uno di quei frammenti ci sei tu, capace di danzare a tempo con il pallone, arrivando all’impatto nell’attimo giusto. Ti pianti nel terreno come se fossi un albero secolare e poi riparti. Il pallone strappato all’avversario, alzi lo sguardo e scarichi il pallone a chi ha un talento diverso e torni a presidiare la tua area.
Ti preoccupi troppo dei tuoi difetti invece di coccolare i tuoi pregi.
I tratti del viso diventano più spigolosi, gli occhi duri.
Déjà-vu. Forse.
Hai mai pensato a sorridere al tuo talento invece di restare voltata a guardare ciò che manca?
Fischio Finale.
Due a Due.
Un gol sulla sirena, forse due.
Bravi, noi.
Abbiamo fatto del nostro meglio.
Federica indica le birre.
Erano per te Andrea.
Ancora gelate.
Abbiamo rispettato il tuo dolore, perché quella è una questione personale, un accordo malvagio con il proprio cuore.
Quando vuoi la tua birra è sempre qui, ti aspetta. Gelata.

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