Football Americano Femminile

Chi l’avrebbe mai detto

Chi l’avrebbe mai detto.
Lo scorso anno, in occasione dell’All Stars Game Cifaf, Mario Cremascòli che per me sarà sempre Cremàscoli, mi scrisse queste parole “Ai tempi dello scazzo Lobs-Furie in Cifaf 1 dissi ad un dirigente: sta roba la risolvo cosi, facciamo un raduno, metto una lobs e una furia x stanza e o loro diventano amiche o io divento ricco vendendo video di giovani ragazze che si menano in camera da letto….” Questo perché quella partita è stata l’occasione per andare oltre le parole, le incomprensioni, i pregiudizi e scoprirci come persone e come atlete in competizione sul campo. Lo dissi all’epoca, non poteva esserci un regalo migliore a conclusione della scorsa stagione iniziata in 12 e finita in 9. A settembre, quando gli allenamenti sono ufficialmente riniziati, ci siamo ritrovate e ci siamo dette che avremmo dovuto riuscire a coinvolgere più ragazze per poter partecipare al campionato 2016. Ma questo è uno sport particolare, non è facile lasciarsi convincere ad entrare in campo e provare, forse perché è palese l’impegno che va profuso per poterlo praticare e non tutti sono disposti a muoversi dalla tranquillità delle proprie abitudini per uno sport che poi..che sport è? Rugby americano?
Arriva il freddo e gli allenamenti proseguono, alcune ragazze provano ma desistono all’istante. A gennaio non era cambiato nulla, se non la possibilità di far giocare Anthea oramai sedicenne. Vi assicuro che non era semplice decidere di scendere in campo con il freddo delle sere invernali e con il costante spettro della non partecipazione al campionato per un roster troppo ridotto. Lo avevamo già affrontato un campionato così e l’unica certezza che avevamo era che non avremmo ripetuto un’esperienza simile. Una sera di febbraio, al termine di un allenamento nella tensostruttura di Zanni, quella che ti procura più infortuni che benefici, ci siamo radunate e ci è stata fatta una proposta: giocare il campionato grazie ad una fusione con le Fenici Ferrara. Non è stato semplice, le opinioni a riguardo erano contrastanti, i dubbi erano tantissimi ma, la certezza di ognuna era “non possiamo giocare un campionato come lo scorso anno”.
Pochi giorni dopo,nasceva ufficialmente il progetto Ferrara-Pescara. Si, perché le Chimere in realtà sono nate dopo.

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Dopo un confronto sulla scelta del nome, dopo l’idea di Ambra che, prendendo in prestito la mitologia greca, suggerisce di prendere il nome di questo animale mitologico, formato da tre parti di tre animali differenti per dare vita ad una creatura tutta nuova. Eccoci. Eravamo proprio noi. 23 ragazze provenienti dai posti più disparati e lontani d’Italia, riunite insieme per poter giocare il campionato di quello sport femminile minore che è più minore della pallacorda, uno sport, il football americano femminile, visto come male necessario del poco più grande movimento maschile. La realtà è che delle donne del football interessa solo alle donne del football e a quei pochi che decidono di mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze per insegnare a queste ragazze folli i rudimenti di questo sport. Sta di fatto che, dalla metà di marzo, ogni week end l’abbiamo impegnato in questo progetto. Una settimana Ferrara, una settimana Pescara. Una quantità infinita di chilometri percorsi, energie profuse, capitali investiti e sacrifici. Non è stato sempre facile. Siamo arrivate ad affrontare la prima partita di campionato senza aver mai avuto la possibilità di simulare una reale situazione di partita. Nel nostro roster tanti nomi spiccavano per qualità atletiche e tecniche ma, nonostante questo, il primo impegno di campionato contro le Neptunes Bologna, ci ha visto uscire dal campo sconfitte. Un po perché avevamo bisogno di oliare i meccanismi d’attacco e un po perché forse abbiamo pensato di non essere abbastanza pronte. Ma, il bello dello sport è che non è mai tutto da buttare, anzi. In quel campo sono entrate 23 ragazze e, da quello stesso campo, sono uscite le Chimere.

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Sapevamo di essere meglio di così e siamo state in grado di fare quadrato nella sconfitta, di confrontarci e crescere, di vedere negli occhi delle ragazze accanto a noi, la compagna di squadra per la quale valeva la pena lottare. Il resto del campionato lo conoscete: una sconfitta contro il One Team per un solo punticino e una buonissima prestazione e due larghe vittorie con le Vibrie Salento e con Le Marines. Ma non sono tanto i punteggi o la classifica che mi interessano. Questo campionato è stato organizzato così male e considerato così poco da chi ha il dovere di lavorare per il suo sviluppo che è difficile di parlare di campionato vero e proprio. Diciamoci la verità, 4 partite non possono essere considerate un campionato. Quello che mi interessa è quello che siamo stati, tutti, in grado di creare e di scoprire. Se qualche anno fa, ad esempio, mi avessero detto che avremmo disputato un campionato giocando fianco a fianco con le Furie, non ci avrei creduto. Eppure. Siamo state brave, tutte, a guardare oltre i giudizi e pregiudizi, a decidere di volerci conoscere e comprendere. In buona sostanza ci siamo ri-scoperte per quello che siamo, occhi negli occhi, ad una yarda di distanza. E’ così che Nausicaa è diventata semplicemente Nausicaa, motivatore, costanza e perseveranza con gli occhi blu. Freschezza e positività. Valeria, ha scoperto gli arrosticini entrando in quel tunnel di dipendenza che solo chi non li conosce non può capire. Ambra che con i suoi capelli rosa ha creato invidie da parrucchiere ancora presenti. Alice e i suoi traslochi e orari di lavoro improponibili, il ginocchio capriccioso, ma sempre in prima linea.
Poi ci sono loro, le “ferraresi”. Vi ringrazio a tutte e a ciascuna per essere semplicemente voi e per averci accolto e coccolato. Grazie a Gaia per l’allegra follia e le ciabatte con i calzini, a Chiara per la sua tranquillità, a te Vale Qbessa per essere sempre di incoraggiamento, a Martina Molestina perché abbiamo davvero bisogno di te, a Vale Wonder per aver fatto da mamma un po a tutte, a Serena e il suo essere nerd che non ci fa sentire sbagliati, a Simona grazie alla quale so come si fa lo zucchero e come si costruisce un bra ahah, a Lucia e alle sue albicocchine secche che altrimenti non si può giocare. E poi ci siamo noi, le pescaresi. Per noi che parole posso avere se non “vi odio con amore”. Siete un presenza costante durante tutte le giornate che abbiamo la fortuna di vivere e non c’è momento delle nostre vite che non decidiamo di condividere, con i nostri modi peculiari,  con i nostri silenzi e le nostre scemenze.
Per me è stato un campionato differente, giocato molto spesso dall’altro lato del campo. La fortuna di avere un bel roster lungo e talentuoso come il nostro, fa si che, una volta tanto, sono i migliori quelli che scendono in campo, come è giusto che sia. Ma so che non sono meno importanti quelli che sono sulla linea laterale, pronti ad incitare la propria squadra, ad avere una parola di conforto e di incoraggiamento per le proprie compagne, assieme ad una bottiglia di acqua, e ad entrare quando viene chiesto, giocando il proprio gioco al meglio delle proprie capacità. Il fine non è la pura gratificazione personale, ma quella che viene dall’aver contribuito a alla creazione e al successo di quell’obiettivo più grande che si chiama Squadra. Grazie Luca e Antonio per aver deciso di aver a che fare con questo gruppo così impensabilmente bello di donne e a Peez, sempre disponibile, che sia per un consiglio tecnico o con un incoraggiamento.
Cosa ne sarà del nostro futuro non possiamo dirlo, sinceramente spero che, chi si troverà ad essere responsabile di questo movimento, lo faccia con amore e passione per lo sport, con l’unico intento di dare le giuste occasioni a tutte quelle ragazze che, come noi, sacrificano tanto e hanno tutto il diritto di poter giocare.
Un chilometro alla volta, perchè l’amore e “un posto d’oltre mare che è lontano solo prima di arrivare”.
Grazie a tutti, noi, KmEre.
Chi l’avrebbe mai detto.

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