Chimere – Anthea
Due giorni.
Ancora due o meglio solo due.
Respira, lentamente.
Sono in campo, l’aria è umida e fa ancora troppo freddo per essere maggio.
Mi dico di svuotare la mente.
Ora c’è silenzio, riesco a sentire il cuore che batte forte contro il torace, troppo velocemente per riuscire a stargli dietro.
Cerco qualcosa che sia in grado di calmarlo, invano.
Decido di fare affidamento sulle convenzionali frasi usa e getta, del tipo: “tranquilla… non ci pensare, andrà tutto bene…”.
Tiro fuori questi pensieri ogni tanto, a piccole dosi, come quel jingle di “Inside Out” che tormenta i pensieri fino a costringerti a cantarlo. Un tentativo questo di sembrare apparentemente calma e di convincere me stessa che quel campionato così vicino, non faccia poi così tanta paura.
A sviarmi dai miei pensieri c’è il tipo odore di arrosto, che arriva dai balconi delle case che s’allungano tutte intorno al nostro campo, seguito dalle voci delle mie compagne di squadra che urlano “CIBOOOOOOOO”, e se ve lo state chiedendo, sì, noi ci emozioniamo per queste cose.
Su questo campo ho avuto l’occasione di conoscere molte persone, “bruttepersone” scritto tutto attaccato. Grazie al loro semplice modo di essere, alla loro spontaneità già dallo scorso anno, mi hanno regalato tanti ricordi e mi hanno fatto innamorare di questo sport e mi hanno convinta a gettarmi in questa nuova avventura.
La prima novità di questa nuova stagione è l’aver accolto nuove compagne di squadra, direttamente da Ferrara. Loro sono le Fenici, noi siamo le Lobsters, insieme siamo le Chimere.
Ero spaventata lo confesso , da questa unione.
Per me era un doppio inizio, con una nuova squadra e un nuovo sport, questa idea dell’ignoto mi spaventa, credo spaventi tutti però.
Ho conosciuto ragazze molto simili a noi, con la stessa voglia di mettersi in gioco.
Il football americano è diverso, diverso dallo sport dal quale provengo.
Nell’atletica eravamo solo io e un traguardo.
Le avversarie erano relative, perché il vero obiettivo era battere il tempo.
Nel football invece, c’è una intera squadra, che diventa una famiglia, proprio lì, insieme a me sul campo.
Ogni cosa è condivisa.
Ogni odore, ogni sensazione, ogni paura.
Tutto quello sul campo ci accomuna e ci unisce, anche se a dividerci spesso ci sono molto chilometri di distanza.
Tra due giorni, sarà tutto vero e sarà per sempre.
Quest’idea, allo stesso tempo, mi spaventa e mi entusiasma.
Non ci sarà più spazio per gli errori.
Ready.
Down.
Set.
Hut!
