Futsal

Le voci, il colore delle voci

Le voci, il colore delle voci cambia tutto.
Quando dici “tutto questo è inaccettabile”, so esattamente che colore ha la tua voce, il suono particolare delle parole cambia tutto.
Come quando sento chiamarmi “Maurinoooo” e punta il dito inquisitore oppure quando all’improvviso di quello sport che non pratica nessuno e di quel risultato m’importa, più di quello che dovrebbe.
Il venerdì sera, segna la calma prima della tempesta, la birra fredda e i racconti convulsi del dopo allenamento.
Lo schermo del cellulare s’illumina e c’è un messaggio vocale. Ecco che arriva la voce che non mi aspetto, con quell’accento strano e ci metto un po’ a far cadere quel suono dentro la casella giusta.
C’è l’Andalusia in quella voce e c’è l’estate calda, c’è quella tensione che vibra di talento e vittorie. Ci sono le cittadine piccole, quelle che non fanno nemmeno ventimila abitanti, con le chiese dai muri bianchi che spiccano contro il cielo blu da fare male. Le strade larghe e le estati pigre.
Le voci collegano i ricordi.
Su un muro altrettanto bianco o forse giallo si stagliano le ombre lunghe di una bimba vivacissima, che parla a mitraglia e del suo papà che l’ascolta rapito, c’è un borsone e dentro le scarpe da calcio.
Ci sono i sogni dei bimbi, c’è lo scudetto, c’è la coppa.
“Daiiiiiiiii” spara fuori l’altra metà di quella registrazione.
Quella che mi fa congelare al freddo con un “apro un attimo “ e il generale inverno fa la comparsa in salotto, lei che cerca di convincermi che l’importante non è vincere e poi spesso nella stessa frase mi ricorda che non sa perdere.
Rimpiango di non averti visto giocare, sul campo non si può mentire, quando alzi la testa per guardare il punteggio hai già rivelato quello che importa davvero.
Il campo rivela il talento, quello che puoi buttare via perché forse te ne avanza anche un po’, quello che pesa tanto sulle gambe e nella mente e non ti permette di nasconderti.
Stasera c’è Juventus – Napoli, domani Arsenal – Leicester e per la prima volta, i Gunners lasceranno il loro posto nel mio cuore per far spazio all’ignoranza sportiva dei foxies e alla loro cavalcata. Li vedo giocare e sono in piedi a 15 anni sulle gradinate del mio stadio di casa, perché i ricordi s’incastrano come un meraviglioso puzzle.
Le ore più lunghe della giornata inizieranno in un pigro pomeriggio domenica, perché tutto è cambiato quando ti ho vista piangere e ridere, quando inaccettabile è diventato un cucchiaio al portiere avversario, quando una voce mi ha riportato in Andalusia.
Fischio d’inizio.

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