Calcio

Consuelo

Ho riflettuto per un po’, non avevo ben chiara l’idea su cosa regalarti per il compleanno. Le regalo un gioco? Ma per te che lavori in una catena di negozi di videogames sarebbe come ricevere una oggetto che potresti benissimo e facilmente acquistare da sola.
Regalerei mai una pagnotta ad un panettiere?
Probabilmente un gioco alla fine potrei regalartelo comunque, questa però è una storia diversa che forse racconterò in un’altra occasione.
Consuelo, già. Ho il tuo nome registrato per intero, cognome compreso.
Se penso a qualcuna con questo nome, mi viene alla mente una “mama” sudamericana intenta a preparare il Mate, a sorseggiarlo poi con le amiche sotto un portico assolato.
Sai non mi accade spesso di essere stupito, deluso si, di essere sorpreso da qualcosa ecco, mi capita assai di rado.
Un giorno ti ascolto mentre mi stai raccontando che sei stata una giocatrice di futsal, tu con orgoglio, puntualizzi che lo sei ancora, almeno ogni volta che gli impegni di lavoro te lo permettono.
Ti ho guardata, lo so, come faccio quando qualcuno prova a raccontarmi una stronzata assurda, ne ho sentita sai di gente che si è definita giocatore.
Un po’ risentita, smanetti con il tuo telefono.
Partono due video e c’è una tipa, maglietta e pantaloncini, che parte alla al piede e punta l’avversario, tenta due volte una “suolata”, con quell’arroganza di chi avverte l’avversario che è meglio tenersi a distanza, perché non in un attimo potresti saltarlo e far notare a tutto il palazzetto quanto sia la sua inettitudine a questo sport che tu ami. Un lampo e la palla e nell’angolo basso, il portiere sta ancora chiedendosi come mai tutte le avversarie stiano esultando per un gol.
“Guarda che ho anche battuto il rigore decisivo…”, il dove e il quando importano poco.
La tensione nella voce, quello sguardo fiero e puntato dritto dentro ai miei occhi, lì per un attimo ho visto il giocatore che eri, un po’ triste ho pensato di aver perso davvero qualcosa.
Sono una brutta persona, dentro e fuori.
“Mi avrà mostrato solo due video delle sue azioni migliori”
“Senti tu, Ibra in gonnella, ma com’era come giocatrice?”
La risposta non si fa attendere.
“Era tutta mancina, ai suoi tempi faceva la differenza”.
Il mio cuore ha battuto un colpo a vuoto, poi il mio cervello mi ha suggerito “Oh cazzo, se lei arriva a dover ammettere, sempre con malcelata fatica, che qualcuna poteva essere addirittura al suo livello…”
Non sei solo quella con gli scarpini indosso, sarebbe riduttivo e ingiusto.
Sei quella che fa parkour in “Dying Light”, sei quella che nel cuore della notte mi rimprovera di essere ancora collegato online e poi mi chiede “Chat Vocale?”.
Sei quella che parla al suo alter ego giocatore di basket, come se parlasse ad un essere umano e poi mi chiede: “Ma raising star, cosa significa?”
Sei quella che pur di fissare una insignificante vite sotto al divano, lo apre e s’immerge che nemmeno un palombaro.
Questo è il tuo giorno, lungo ventiquattro ore e trentatrè anni.
Io non sono che uno sputo sul marciapiede della tua vita.
Ti voglio bene, buon compleanno.

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