“Shoot everything that moves”.
Guardate il video, non ha senso altrimenti proseguire oltre. Lo so è in inglese, ma questo sport e questa vicenda la si può raccontare almeno all’inizio solo in quella lingua.
Quando ho appreso la notizia della morte di Ed Sabol mi sono tornate alla mente le parole geniali di uno scrittore che ha reso allo sport del calcio un servigio molto simile a quello che NFL Films ha reso al Football Americano.
Soriano scriveva “Ci sono tre generi di calciatori. Quelli che vedono gli spazi liberi, gli stessi spazi che qualunque fesso può vedere dalla tribuna e li vedi e sei contento e ti senti soddisfatto quando la palla cade dove deve cadere. Poi ci sono quelli che all’improvviso ti fanno vedere uno spazio libero, uno spazio che tu stesso e forse gli altri avrebbero potuto vedere se avessero osservato attentamente. Quelli ti prendono di sorpresa. E poi ci sono quelli che creano un nuovo spazio dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio.
«Questi sono i profeti. I poeti del gioco».”
Già quest’omone con la passione per la telecamera, invece di continuare nell’industria di famiglia ha scommesso la solidità finanziaria e il futuro della sua famiglia investendo su un’idea, una visione.
Rimango sempre affascinato da questi uomini capaci di vedere oltre la ristretta visione che siamo tutti in condizione di comprendere. Di investire tutto quello che hanno, anche la sicurezza economica piccolo borghese, in un’idea, “a pretty fun thing that turned out to be pretty good”.
Guardo da appassionato di storie alle vicende degli sport minori in Italia, ai mille racconti possibili che non vedranno mai la luce, perché nessuno ha abbastanza coraggio o abilità per narrarli.
Non diventeranno mai note al pubblico e rimarranno confinate nei labili ricordi dei pochi presenti.
Tutto questo è molto triste, purtroppo non ci s’improvvisa “cantastorie”, non puoi fare il salumiere e il regista o lo scrittore, nemmeno il panettiere e ogni riferimento a Fabio Volo ottimo panettiere ma sedicente scrittore è voluto e per nulla casuale.
Insomma ci vuole il coraggio dell’incoscienza e la fiducia in una visione, il desiderio di collaborare con altri, di non rivendicare con egoismo piccoli orticelli abbandonati dove al momento la sterpaglia copre la maggior parte dei piccoli fiori.
Ed Sabol e suo figlio Steve hanno creato un solco, hanno dato vita a una idea, corpo ad un sogno, l’abilità di aver creato un nuovo linguaggio con il quale raccontare lo sport. Già non si applica solo al football americano, lo potete vedere oggi riflesso anche nel calcio, nel baseball o nell’hockey.
Ovunque, letteralmente.
Quando vedrete il primo piano di una palla da football che ruota velocemente nell’aria, è a loro che dovete questa icona del Football Americano.
Ogni volta che prendo il mio taccuino digitale e porto con me la mia umilissima reflex, lo faccio con questa idea in mente: “racconto una storia”, che sia importante o no, va raccontata, altrimenti e come se non fosse mai esistita.
