Devi ringraziare chi occupava l’altra metà del campo, chi si è battuto con orgoglio e fierezza, quelli che non hanno mai mollato e una volta finita la battaglia sportiva sono venuti a congratularsi con voi.
Il resto del tuo viaggio è leggero, come se tutti aveste la consapevolezza che potete farlo, se v’impegnate al massimo, il limite è solo il cielo.
Varchi la porta di casa, il viaggio è finito.
Il gatto si strofina sulle tue gambe, una grossa macchia bianca nella semioscurità.
“Tutto bene?”.
“Si”.
In casa nessuno ti chiede nulla, nessuno sa davvero nemmeno perché accompagni tre volte a settimana Federica a fare allenamento. In fondo va bene così, ti aiuta a riportare gli eventi nella giusta proporzione. Qualche volta ti lasci scappare qualche commento sul campo, lasciando però le parole sospese a mezz’aria.
Pubblicare un libro non basta in questa casa, conta vincere il premio Pulitzer, altrimenti sei solo uno tra i tanti. Se vincessi anche quel premio, “beh non sei il solo ad averlo fatto…”.
Così poggi la borsa, ti togli le scarpe e tutto torna alla quotidianità.
La stanchezza ti raggiunge appena ti fermi quell’attimo in più.
Tutto questo in fondo non importa che a voi, a quelli con la maglia bianca sporca di erba e sudore.
Quell’attimo di lucidità assoluta prima di cadere addormentato.
Tutto ha un prezzo.
Attacchiamo un’etichetta a tutto, lo fai anche tu.
Quanto costa il pullman che ci ha portato in trasferta?
Quanto costa il campo sul quale ci alleniamo?
L’attrezzatura?
L’iscrizione al campionato?
Ti faccio ora una domanda: che prezzo dai al sorriso di quei ragazzi sotto la tribuna?
Al placcaggio sulla goal line?
Al più minuto del gruppo che esulta per l’intervento del compagno?
La tua corsa lungo la sideline insieme al QB che vola in endzone?
All’orgoglio nei loro occhi, alle braccia levate al cielo sotto la tribuna…
Ti conosco bene, so cosa stai per rispondere…
“Priceless”.
Foto di Patricia Pace
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